Appena legislativamente possibile, ecco che viene riproposto l’obiettivo di portare a 72 anni il limite pensionistico di tutti i medici. Non soddisfatti di essere riusciti, dopo diversi tentativi andati a male, a dare al personale medico convenzionato la possibilità di essere trattenuto in servizio fino alla maturazione del 72° anno d’età e sino al 31 dicembre 2026 (legge n. 14 del 23 febbraio 2023), nel corso della trattazione (A.C: 1060) alle Commissioni riunite di Finanza e Affari sociali della Camera del così detto “Decreto bollette” ( Dl 34 del 30 marzo 2023 ), tre deputati di F.d.I Ciocchetti, Congedo, Ciancitto, hanno presentato un emendamento (n.12.30), con cui si estende ” ai medici ospedalieri e ai docenti universitari che svolgono attività assistenziali in medicina e chirurgia” la stessa possibilità. Questo, anche come era già previsto per il personale convenzionato, finalizzato a far fronte alle esigenze del Servizio sanitario nazionale e di garantire i livelli essenziali di assistenza.
Il recupero di una più lunga presenza dei medici, in particolare della medicina del territorio, era sostenuto dalla evidente mancanza di disponibilità di medici più giovani di adire a questa attività assistenziale, con il risultato di lasciare molti cittadini privi del medico di scelta. Corretto l’intervento, a riguardo, da parte del loro Ente di previdenza, Enpam, che si è già impegnato ad aiutare il professionista tramite l’App (anticipazione di prestazione previdenziale), che consente al medico di rinunciare a una parte dei profitti diminuendo quindi l’attività lavorativa, ma iniziando a ricevere proporzionalmente una parte della pensione. La novità dei 72 anni, tuttavia, non riguardava solo i medici di medicina generale e i pediatri di libera scelta. A poter rimanere a lavoro fino ai 72 anni è anche il personale addetto ai servizi di continuità assistenziale, dell’emergenza territoriale e medicina dei servizi, oltre agli specialisti ambulatoriali convenzionati.
Restavano fuori dal provvedimento legislativo i medici dipendenti dal servizio sanitario e i docenti universitari di medicina e chirurgia, essendo stata ritenuta l’originaria proposta che li comprendeva, presentata in Commissione al Senato, improponibile per essi. Adesso, qualora il nuovo emendamento fosse approvato, rientrerebbero anch’essi nella possibilità di rimanere in servizio sino a 72 anni d’età. La novità non è stata ben accolta dalle organizzazioni sindacali di categoria che, Anaao-Assomed in particolare, hanno subito sottolineato che questa misura possa servire solo a far resistere delle vere e proprie lobby corporative pseudo-universitarie o di altra natura che sono concausa dell’attuale stato del sistema. Il rischio, visto che l’emendamento sarà valido fino al 2026, è che non vengano più assunti medici almeno per i prossimi 4 anni. Non è vero, invece, viene poi sottolineato, che non ci siano medici. Mancano gli specialisti, soprattutto quelli dell’emergenza/urgenza. E con questo emendamento non si potranno, certamente, risolvere i problemi dei Pronto soccorso.
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