Le vicende di questo migliaio circa di dipendenti sono estremamente travagliate e meritano di essere ricostruite nella loro evoluzione che sembra un romanzo di avventure, se non fosse per la sua sconcertante e infinita mancanza di soluzioni. Quella della bocciatura dell’emendamento è solo l’ultima delle ingiustizie sofferte dai ricercatori. La penultima – è il caso di ricordarlo – è lo stralcio dal rinnovo del Ccnl del comparto stipulato il 2 novembre 2022. Il nuovo contratto collettivo, secondo gli indirizzi del Comitato di settore (Atto di indirizzo del 2.8.2021, paragrafo 7, primo capoverso) avrebbe dovuto contenere una sezione dedicata al personale della ricerca. Così non è stato, perché le stesse parti negoziali hanno ammesso di non aver fatto in tempo a comprendere anche questa sezione nella Preintesa del 15 giugno. In tal senso è chiaro il contenuto della dichiarazione congiunta n. 7, allegata al testo. Ad ottobre si sono svolte due riunioni per questa sequenza contrattuale e le trattative sono state aggiornate, ma i problemi sono tanti, incentrati soprattutto sul trattamento economico. Ma alcuni problemi nascono da lontano e riguardano sempre e soltanto il finanziamento stesso della sezione dedicata alla ricerca.
Come è puntualmente avvenuto giorni fa, una delle odierne criticità per Irccs e Izs è proprio quella delle coperture finanziarie relative a questo personale, sia in termini di stabilizzazione (bocciatura dell’emendamento) sia per il rinnovo contrattuale (rinviato, come detto, sine die). Il nocciolo delle questioni è tanto semplice quanto folle: questo personale è stato sempre reclutato a termine utilizzando i finanziamenti della ricerca che sono aleatori e non definitivi per cui ogni qual volta si tratta di trasformare il finanziamento in qualcosa di strutturato e certo nel tempo, l’opposizione del Mef è scontata.
Dopo l’istituzione della Piramide dei ricercatori da parte dei commi 422-434 della ricordata legge 207/2017, era iniziato un lungo e tortuoso percorso per stabilizzare questo personale. Tuttavia il legislatore, a partire dal 2017, ha messo in atto un perverso gioco dell’oca e con la legge delega dell’anno scorso (legge 129/2022) ha, in pratica, fatto ripartire da capo il percorso, lasciando irrisolti tutti i problemi tra i quali il più rilevante e inaccettabile è la condizione di precarietà di tutti gli interessati. Secondo l’Associazione portatrice degli interessi di questo personale, la Piramide della Ricerca voluta dal ministero della Salute si è rivelata un incubatore di lavoratori precari senza prospettive e un colabrodo di know-how pubblico. L’applicazione della stessa a personale precario storico della ricerca sanitaria di fatto perpetua l’abuso di contratti a termine di tali professionisti. I ricercatori sanitari e i collaboratori di supporto alla ricerca hanno acquisito, infatti, un ulteriore contratto a termine di 5+5 anni dopo decenni di precariato atipico (co.co.co., borse di studio, partite Iva).
Sul piano contrattuale, per questo personale era stato stipulato il Ccnl dell’11.7.2019 del comparto Sanità – sezione del personale del ruolo della ricerca sanitaria e delle attività di supporto alla ricerca sanitaria. Con la tornata 2019-2021 il Ccnl avrebbe dovuto essere unico ma, come già ricordato, le parti hanno disatteso questa indicazione rimandando ad una successiva sessione negoziale la normativa per il ruolo della ricerca sanitaria (vedi dichiarazione congiunta n. 7).
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