«Non so dare altra spiegazione ai contenuti delle proposte degli assessori regionali – dichiara Giacomo Milillo, segretario nazionale della Fimmg – se non quella che abbiano messo in atto una provocazione nella eterna lotta di competenze fra Regioni e Governo in materia sanitaria»
«Un conflitto che, se arriva a concretizzarsi in questi termini, dovrebbe preoccupare tutti, dal Presidente della Repubblica ai Cittadini, al Governo, ai Parlamentari, ai Partiti e ai Movimenti».
Questo il commento di Milillo al documento di contro-proposte di modifica al Decreto sanità, presentato dalla Commissione Salute delle Regioni che riunisce tutti gli assessori alla salute. La Fimmg considera la contro-proposta «indecente oltre che incoerente: un collage composto con i “desiderata” di ciascuna Regione, senza un minimo di indirizzo conforme a quegli obiettivi, tante volte sbandierati, di salvaguardia del diritto di scelta del proprio medico di fiducia e di avvicinamento della cura al malato».
«Altro che cambiamento di progresso, siamo di fronte ad un tentativo di regressione e intanto chi ci andrà di mezzo saranno i pazienti – aggiunge Milillo – perché se le proposte delle Regioni dovessero passare si otterrebbe solo un’assistenza peggiore».
Con il passaggio alla dipendenza secondo la Fimmg sarebbe progressivamente eliminata la figura del medico di famiglia e il rapporto fiduciario, di fatto l’assistenza ai cittadini verrebbe ad essere spersonalizzata, i cittadini stessi umiliati e posti davanti a due sole possibilità o pagarsi le prestazioni o accettare quel che passa la regione senza neppure troppe spiegazioni. Al medico verrebbero imposti tetti di spesa individuale, cosicché, finite le risorse, all’assistito potrà solo rispondere, secondo Milillo: «Ho finito i soldi, non posso più curarla, ne riparliamo l’anno prossimo».
«Oppure – aggiunge la Fimmg -ogni medico dovrà fare “la cresta” sulle esigenze di ogni assistito per poter disporre sempre di una riserva? Come potrà il cittadino fidarsi del consiglio del medico quando saprà che è condizionato in questo modo? Altro che sistema equo, solidale e universalistico garantito per legge».
Infine, secondo la Fimmg, la spesa per il personale del Ssn aumenterà perché il costo medio lordo di un medico dipendente è superiore a quello di un medico convenzionato, a maggior ragione se si considera il fatto che nel costo della gran parte dei convenzionati sono comprese le spese necessarie a procurarsi tutte le strutture, il personale e gli strumenti necessari ad esercitare l’attività assistenziale. «Alle Regioni o al Governo, se accoglierà le proposte – concldue Milillo – il compito di spiegare ai cittadini che per risparmio si intende riduzioni e spersonalizzazione delle prestazioni, pazienza se le economie fatte sulla salute della gente serviranno a compensare i maggiori costi necessari per potenziare quella oleata macchina di clientelismo che le amministrazioni regionali vogliono così ampliare. La nostra opposizione più strenua è scontata, confidiamo che il Governo non si renda complice di questa follia, sapendo di poter contare sulla nostra interlocuzione favorevole rispetto ai punti innovatori contenuti nella bozza originale. La conflittualità della categoria con le Regioni subirà nei prossimi giorni un’impennata, è in dubbio ogni tipo di collaborazione, valuteremo ogni forma possibile di lotta per far valere le nostre ragioni e quelle dei cittadini traditi dalle Regioni».
«Sarà forse vero che il decreto Balduzzi, che pure contiene molti punti da noi largamente condivisi, sia privo di anima e di strategia, ma la strategia che certo non manca nel documento-ultimatum che gli Assessori alla Salute hanno inviato al Ministro è assolutamente inaccettabile per i cittadini, gli operatori, il servizio sanitario», ha detto Costantino Troise, segretario nazionale Anaao Assomed.
«Gli assessori Regionali impegnati a rispondere alla crisi della sanità pubblica, cui non possono dichiararsi estranei autoproclamandosi innocenti, solo con più tasse, ticket e tagli, e meno tutele sul piano sociale, continuano a lamentare l’invasione di campo ed a contestare allo Stato, oggi al Governo ieri al Parlamento, la possibilità stessa di legiferare in ambito sanitario, anche su norme che, a casa propria, molti di loro, hanno già approvato. Siamo ad una nuova fase di un conflitto istituzionale, che vede le Regioni appiattite in una logica di sindacato, che rischia di produrre più danni delle manovre economiche. La vivisezione cui è sottoposto l’articolo 4 del decreto, che riguarda i principi fondamentali del ruolo e della vita professionale dei medici e dirigenti sanitari dipendenti del Ssn – aggiunge Troise – stravolge quanto approvato in Parlamento nel ddl sul governo clinico e rappresenta il tentativo di salvaguardare ed ampliare l’invadenza pervasiva della politica in sanità. Si calpestano meriti e logiche professionali, introducendo mobilità coatta, flessibilità arbitraria e preservando un sistema quale quello della nomina dei direttori di struttura complessa, costruito all’insegna di un rapporto fiduciario dimostratosi fallimentare. Preteso per i medici ospedalieri, ma non per il sistema universitario per il quale, anzi, non si escludono finanziamenti aggiuntivi».
«Gli assessori – conclude – non sono, evidentemente, interessati alla difesa del SSN, ma solo a disarticolarne il carattere unitario modificando senza contrattazione il contratto collettivo nazionale e negando ruolo ai professionisti. Tanto vale sancire la fine della legislazione concorrente e proclamare ufficialmente la nascita di 21 sistemi sanitari regionali.
medici e dirigenti sanitari non ci stanno e invitano il ministro e il Parlamento a difendere le proprie prerogative sottraendo la sanità al destino di campo di battaglia cui la si vorrebbe avviare».
Sole Sanità – 3 settembre 2012