Beatrice Lorenzin durante la trasmissione Ballarò su Rai Tre ha ha affrontato il tema ‘caldissimo’ del decreto appropriatezza. In primis una precisazione. “Se il dottore pensa di dover prescrivere degli esami perché sono necessari per fare la diagnosi e questi esami non sono più tra quelli che si possono segnare liberamente il medico deve motivare il perché lo fa e tutto finisce lì”.
Lorenzin però apre ad un confronto sulle criticità che stanno caratterizzando il debutto del provvedimento. “Ho ricevuto moltissime segnalazioni da medici e pazienti. Sia noi che i medici vogliamo fare appropriatezza, ovvero segnare quello che è necessario al paziente, né più né meno, ridurre gli sprechi e fare una corretta assistenza. Per queste ragioni ho deciso di convocare venerdì le associazioni sindacali dei medici di medicina generale e le Regioni per fare una verifica”.
“Io non sono innamorata di nessuna norma – ha precisato Lorenzin -. Qua dobbiamo cercare di far funzionare la macchina e se i medici non ci aiutano o non sono messi in condizione di farla funzionare la macchina non può marciare. Voglio vedere caso per caso, ma credo che se l’obiettivo dell’appropriatezza è lo stesso, eliminare sprechi e furbate, nel giro di qualche giorno il problema lo risolviamo”.
Altro tema toccato dal Ministro è stato quello del personale, tra precariato, blocco del turnover e norme sugli orari di lavoro. “Non basta quello che abbiamo fatto nella Stabilità per le assunzioni – ha precisato – . In questi anni di crisi non siamo riusciti ad assorbire le unità che avevamo programmato. Ma ora credo che dopo la Buona Scuola che ha stabilizzato i precari di quel comparto sulla sanità bisogna fare un lavoro profondo, strutturale organizzato anche rispetto ai nuovi bisogni. Diciamo quanto ci costa e programmiamola”.
Decreto appropriatezza. La rassegna
Altroconsumo: “Rischio è che spesa esami ricada sui cittadini”
Il decreto appropriatezza sulle prescrizioni mediche del ministero della Salute ha luci e ombre, secondo Altroconsumo. “Tagliare gli esami inutili è virtuoso per le finanze pubbliche e per i cittadini: si evitano sprechi di denaro e rischi per la salute. L’unico scopo del provvedimento sembra però – spiega l’associazione – razionalizzare la spesa sanitaria in modo indiscriminato. Insieme a prestazioni non sempre appropriate sono state coinvolte anche prestazioni utili, come quelle odontoiatriche”.
Per Altroconsumo il rischio è che la spesa per gli esami ricada sul cittadino: “Se il medico lo riterrà opportuno prescriverà ugualmente gli esami su ricetta bianca, spostandone il costo interamente sui pazienti; un ulteriore taglio alla sanità; al cittadino resterebbero così due possibilità: rinunciare alle cure o a pagare per fare l’esame”.
“L’appropriatezza non deve essere un’imposizione dall’alto su medici e pazienti, ma il frutto di un percorso comune tra professionisti sanitari e cittadini. Altroconsumo da tempo insieme a Slow Medicine lavora per portare medici e pazienti a scegliere con maggiore attenzione le cure e gli esami da prescrivere”.
Appropriatezza: rischio superticket. Fimmg all’attacco
di Roberto Turno (da Il Sole 24 Ore di oggi). Rischio di una raffica di superticket e code per gli assistiti, burocrazia e mille dubbi per i medici. Nelle intenzioni del governo doveva servire a tagliare 203 esami e prestazioni sanitarie «inutili», circa 22 milioni di test ambulatoriali, per evitare sprechi e «inappropriatezza». Nella realtà, si sta traducendo in una beffa per gli italiani. E sta scatenando anche le proteste dei medici, sia di famiglia che d’ospedale. Insomma, un flop a scoppio quasi immediato. Il decreto sull’appropriatezza (pubblicato sulla «Gazzetta Ufficiale» del 20 gennaio) della ministra della Salute, Beatrice Lorenzin, è sotto accusa.
Non poche Regioni stanno addirittura evitando di applicarlo, data l’incertezza di interpretazione di numerose disposizioni, anche perché finora il ministero non ha fornito i chiarimenti necessari. Chiarimenti che, sembra, potrebbero arrivare a breve. Intanto l’appropriatezza anti-sprechi resta nel freezer. O quasi.
Ma i casi di alleggerimento delle tasche degli assistiti si moltiplicano, come denuncia la Fimmg (medici di famiglia). Spiega Giacomo Milillo (segretario nazionale Fimmg): «A ogni prestazione soggetta a limitazioni prescrittive è allegata una nota che, come per i farmaci, indica in quale caso quell’accertamento può essere erogato a carico del Ssn. Il problema è che ogni prestazione con limiti prescrittivi dev’essere trascritta su una ricetta a sé, facendo così moltiplicare il super-ticket da 10 euro che altrimenti si sarebbe pagato una sola volta».
Può capitare per una transaminasi, o per una batteria di esami per chi è in grave sovrappeso: dai 12 esami in due sole ricette rosa per 20 euro di ticket, si arriverebbe adesso a 5 ricette per 50 euro. O più. Poi ci sarebbe il “ticket sulle allergie” dei bimbi, con i pediatri costretti a rinviare il piccolo paziente dallo specialista, l’unico autorizzato a prescrivere i test del caso: altri 10 euro da pagare. Per non dire dei fastidi per i medici della ricetta elettronica, che il medico dovrà usare obbligatoriamente, salvo sanzioni: peccato che non preveda una casella per le “note limitative”. Pasticci dopo pasticci. Come per gli esami del colesterolo, che se di lieve entità potranno essere ripetuti gratis solo dopo 5 anni, altrimenti si paga il ticket anche se esenti perché malati cronici o in condizioni disagiate.
Intanto la Fimmg mette le mani avanti e invia a tutti i medici di famiglia una lista di “istruzioni per l’uso”. Di più: li sconsiglia di trascrivere le prescrizioni degli specialisti. Con disagi incorporati per i medici, certo, ma soprattutto per gli assistiti. Che magari, per non pagare ticket o analisi private, cercheranno di farsi ricoverare in ospedale: altroché risparmiare contro le prestazioni inappropriate.
Ma non solo i medici di famiglia sono sulle barricate. «Il caos è servito», denuncia l’Anaao, il principale sindacato dei medici ospedalieri. «Le difficoltà applicative negli studi e negli ospedali – afferma il segretario nazionale Costantino Troise – che sottraggono tempo alle cure, certificano che ministro e governo, nel nobile intento di fare cassa, sono riusciti nell’impresa di scontentare tutti». Trasferendo i costi «sulle tasche dei cittadini» e creando difficoltà e rischi ai medici. «Non è un caso che i presidenti di alcune Regioni si sono resi conto del pasticcio e hanno invitato i direttori generali a soprassedere all’applicazione». Conclusione: lo sciopero generale di 48 ore del 17 e 18 marzo dei camici bianchi «è confermato», giura Troise.
Appropriatezza/ Anaao: «Ennesimo trasferimento di costi dallo Stato alle tasche dei cittadini e attentato alla professione»
di Anaao. Potremmo cavarcela con un “lo avevamo detto”. Ma sarebbe troppo facile e sbrigativo. L’entrata in vigore del decreto definito, erroneamente, “appropriatezza” – commenta il Segretario Nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise – ha fatto registrare tutti i disservizi che le organizzazioni sindacali dei medici, convenzionati e dipendenti, avevano a suo tempo denunciato. Il razionamento dei servizi ai cittadini, con il taglio di fatto di 22 milioni di prestazioni ambulatoriali, prescrivibili certo dal medico “basta che lo motivi”, come afferma il ministro della Salute, e sia pronto a giustificarsi come un qualunque scolaretto, l’aumento dei tempi di attesa a causa di filtri specialistici che limitano ulteriormente l’accesso alle cure, l’incremento fino al 100% del costo del ticket a carico dei cittadini, le difficolta applicative in studi ed ospedali che sottraggono tempo alla cura, certificano che ministro e Governo, nel nobile intento di fare cassa, sono riusciti nella non facile impresa di scontentare tutti. Ancora una volta si dimostra che provvedimenti calati dall’alto, senza il contributo dei professionisti, che pretendono di dettare le condizioni di appropriatezza clinica, travalicando i compiti della politica ed invadendo la autonomia e la professionalità dei medici, sono destinati al fallimento.
Siamo di fronte all’ennesimo trasferimento di costi di prestazioni sanitarie dallo Stato alle tasche dei cittadini, bersaglio di nuovi tagli che minacciano la tutela della loro salute e i loro diritti. E ad un “attentato alla professione”, come ha affermato Slow Medicine, che mina la relazione di cura, attraverso provvedimenti impositivi, di tipo burocratico, validi per tutti, ed alla sostituzione dei testi scientifici con la Gazzetta Ufficiale. Davvero un bel colpo!
Anche i presidenti di alcune Regioni si sono resi conto del pasticcio, ed hanno invitato i direttori generali e il ministro a soprassedere all’applicazione. Anche perché i contenuti del decreto presentano farraginosità, incongruenze e veri e propri strafalcioni, che trasformano ciò che oggi la comunità scientifica considera inappropriato in appropriato per legge.
Nessuno nega che la sanità sia pervasa da prestazioni inappropriate, verso cui occorre intervenire, prima ancora che per ragioni economiche, per una etica della responsabilità nelle scelte di cura e della qualità professionale. La via legislativa rappresenta, però, uno strumento poco efficace o ad-dirittura tossico, perché tracciata, ed approvata, da chi pur laureato in Medicina, è fuori dal campo minato del rapporto medico paziente. Nel quale giocano, oltre alle conoscenze scientifiche, molte variabili insite nell’atto medico, quali credibilità del professionista, fiducia del paziente, margini d’incertezza dei risultati, contesto fisico e culturale di erogazione delle cure. Che il ministro ed i suoi funzionari semplicemente ignorano, cavandosela con una alzata di spalle ed un “basta che lo motivi”. Qui è il fossato che separa i valori professionali ed il diritto alla salute dei cittadini da ragionieri e burocrati, che non sono solo a Bruxelles.
10 febbraio 2016
Tratto da Qs e Sole sanità