Parte subito dal Senato l’operazione spending review bis. Appena varato dal Governo, il nuovo decreto di taglio alla spesa pubblica comincia immediatamente in questi giorni il suo iter a palazzo Madama secondo un calendario pressoché fissato: al massimo 20 giorni di lavori fino al voto in aula, poi l’invio del testo alla Camera che entro la prima settimana di agosto dovrebbe licenziarlo definitivamente.
Una tabella di marcia ambiziosa, considerate le resistenze che si sono già scaricate su più parti del decreto. E che il Governo dovrà sicuramente difendere ancora una volta a colpi di voti di fiducia. Con la chance dalla sua parte, però, che deputati e senatori non vorranno correre il rischio di fare gli straordinari fino a metà agosto e di rovinarsi le vacanze.
I decreti legge – e il ricorso alla fiducia da parte del Governo – continuano a dettare i tempi di lavoro delle Camere in quello che si conferma come un vero e proprio slalom tra ben dodici provvedimenti urgenti in vigore. Con conseguente scarso spazio da dedicare alla normale attività legislativa sui provvedimenti ordinari. Tra i quali tuttavia brillano tre capitoli tutti da scrivere e che sono il cuore del dibattito politico.
A partire dalle riforme istituzionali, ormai pressoché fallite dopo il blitz di Pdl e Lega su semipresidenzialismo e Senato federale: cosa si farà, a questo punto, del taglio (ridotto) dei parlamentari, con tempi sempre più stretti per il varo di una riforma costituzionale senza la quale l’indice di gradimento dei partiti è destinato a scendere sempre di più? Una risposta potrebbe arrivare in questi giorni tra commissione Affari costituzionali e Assemblea del Senato.
Altra risposta attesa a breve, e pure fortemente sentita dall’elettorato, riguarda la riforma elettorale e la cancellazione del porcellum e delle liste bloccate dalle segreterie dei partiti. Infine, altra materia popolarmente molto sensibile, la legge anticorruzione, che dopo il sì della Camera rischia di vivacchiare al Senato: un fallimento si tradurrebbe in un altro flop per i partiti che la bloccano. Anche in questo caso, al massimo la prossima settimana se ne saprà di più.
Intanto in questi giorni arriveranno al traguardo finale tre decreti (editoria, sicurezza nei trasporti, protezione civile) e il Dl 74 sul terremoto sarà licenziato dalla Camera e trasferito al Senato. Mentre verso il primo bivio in commissione si avviano due decreti pesantissimi, su cui il Governo ha scommesso forte: il Dl 83 sulla crescita (alla Camera) e il Dl 87 sulle dismissioni del patrimonio pubblico (al Senato), che sbarcheranno in aula tra sette giorni.
Il Sole 24 Ore – 9 luglio 2012
Tagli, via alla maratona in Parlamento
Per convertire il decreto sulla spending review. I partiti in pressing. Enti locali e sindacati sono sul piede di guerra
Parte oggi da Palazzo Madama il tour de force parlamentare che porterà al via libera della revisione della spesa pubblica (la spending review) entro il prossimo 3 agosto. I tempi sono stretti: appena 15 giorni di esame per ogni ramo del Parlamento. Il decreto decadrebbe a settembre ma è chiaro che il governo punta ad incassarlo prima della pausa estiva.
Gli impegni del governo non si esauriscono con il decreto: bisogna chiudere anche il dl Sviluppo ora a Montecitorio e varare un nuovo decreto in Cdm entro agosto, come annunciato nella conferenza stampa notturna sulla “spending” dallo stesso premier, che dovrebbe riguardare il finanziamento ai partiti, quello ai sindacati e non, come si ipotizzava in un primo momento, le agevolazioni fiscali. Ultimo tema questo che potrebbe essere affrontato con la delega fiscale anche questa in giacenza alla Camera. Quindi dato il possibile ingorgo e le pulsioni al cambiamento non è escluso il ricorso alla fiducia sul decreto. Fiducia che dovrebbe essere già stata autorizzata dal Cdm.
Intanto i partiti si preparano a dare battaglia su diversi fronti. È noto, ad esempio, che il Pd punta a modificare la parte del decreto che riguarda i tagli alla sanità. E che molti sono i malumori per i tagli che più o meno restano sempre gli stessi trasformandosi da “linearo” a “orizzontali”. E anche sui tagli alla ricerca (ci incappano anche gli scopritori della “Particella di Dio”) molte sono le spinte al cambiamento. Pd e Pdl già scrivendo le modifiche. Mentre i sindacati si preparano allo sciopero generale (soprattutto a difesa dei travet).
Oltre alle piazze il primo palcoscenico della guerra delle modifiche è dunque il Senato: il testo già trasmesso venerdì notte è stato stampato e assegnato dal Presidente Renato Schifani alle commissioni competenti: dovrebbero essere la Bilancio (V) e la Affari Costituzionali (I). Le commissioni riuniscono gli uffici di presidenza per nominare i relatori. Mentre per il Governo dovrebbero seguire il testo il viceministro all’Economia, Vittorio Grilli, il sottosegretario Gianfranco Polillo, lo stesso ministro ai Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il sottosegretario Antonio Malaschini. Le modifiche al testo, come ormai è prassi, dovrebbero arrivare solo durante il lavoro in commissione. E il Governo, in caso di “maretta”, potrebbe porre la fiducia sul testo modificato presentando un maxiemendamento. Poi un passaggio “formale” (senza modifiche) nelle analoghe commissioni della Camera e il via libera appena in tempo per la pausa estiva.
9 luglio 2012