Venezia, ore 18. Arriva la parola definitiva sull’ospedale Orlandi e, con esso, sul «polo a due gambe» che formò, ai suoi tempi, la vecchia Usl 22, con sede a Bussolengo. L’ospedale della cittadina, adesso sarà ufficialmente il «secondo» dell’area occidentale della provincia: quasi tutte le apicalità (ovvero i reparti che vedono a capo un primario) saranno trasferiti al nuovo Magalini di Villafranca. Resteranno i posti letto (che sulla carta addirittura aumenta: 120, 14 in più) ma saranno posti dedicati alla riabilitazione e, 23 di essi, di ospedale di comunità: quest’ultimo potrebbe partire «entro quest’anno» secondo quanto detto ieri in Quinta Commissione.
Il voto della commissione competente in materia di sanità è quello che pone fine a una diatriba esplosa in autunno, quando furono rese note le nuove schede, con il beneplacito dell’assessore alla sanità, Luca Coletto, ma anche del sindaco di Bussolengo, Paola Boscaini. Subito si oppose il comitato per la salvaguardia dell’Orlandi, che vedeva nella riorganizzazione una «progressiva chiusura» del nosocomio.
La maggioranza per le nuove schede c’era, e trasversale, nonostante l’opposizione di alcuni consiglieri. Ieri, Andrea Bassi (Centrodestra Veneto) ha presentato oltre 40 emendamenti, tutti bocciati. Parte del contenuto è stato però ripreso da altri emendamenti presentati dalla maggioranza. Così l’Orlandi potrà contare sulla presenza del centro trasfusionale, di una guardia medica pediatrica (ma il reparto di pediatria non è previsto in tutta l’area, nemmeno a Villafranca) e di una dialisi assistita. Tutte aggiunte extra rispetto a quanto sulla carta alla vigilia del voto. Bassi ha poi chiesto chiarimento sul pronto soccorso. «Temo che, di fatto sarà un punto di primo intervento» ha fatto sapere. Non mancano le scintille: a votare a favore del declassamento c’è anche Orietta Salemi, del Pd, che su questo tema sfida il circolo locale del partito. «Ha un interesse familiare in questa vicenda – accusa Bassi – nulla di illegale, ma sarebbe stato opportuno astenersi». Il sottaciuto è che il marito di Salemi, Marco Benini, è medico del reparto di gastroenterologia del Sacro Cuore di Negrar. Reparto che ora sparisce dall’Orlandi. «Una provocazione volgare, che non commento neppure – la risposta della consigliera dem – io ho votato a favore per altri motivi: perché c’è una struttura, quella di Villafranca, che ci è costata 40 milioni da sfruttare, perché mischiare area medica e chirurgica vuol dire dare un servizio peggiore agli utenti e perché, soprattutto c’era stata una chiara presa di posizione a favore delle nuove schede da parte della conferenza dei sindaci».
Il Corriere del Veneto – 2 febbraio 2018