Ritirate le deleghe ai dirigenti, poteri al direttore generale. Redi: «Fondi neri ipotesi inquietante, forse “solo” evasione». Ritirate tutte le deleghe ai dirigenti. D’ora in poi ogni carta dovrà passare sul tavolo del nuovo direttore generale, l’ingegnere Hermes Redi.
La decisione del Consiglio direttivo del Consorzio Venezia Nuova – il primo dopo le dimissioni del presidente-direttore, Giovanni Mazzacurati, che nel frattempo è finito agli arresti domiciliari – suona come un piccolo terremoto. La parola fine sull’epoca Mazzacurati, sostituito a fine giugno dal presidente Mauro Fabris e dallo stesso Redi.
I due dovevano presentarsi al Consiglio già la settimana scorsa. Invece è scoppiato il caso giudiziario, con l’arresto, tra gli altri, anche dell’ex presidente “storico”, nonché di uno dei consiglieri, il rappresentante del Consorzio Veneto Cooperative, Pio Savioli. E così al direttivo, slittato a ieri, c’era una sedia vuota.
Per il momento Savioli non ha rassegnato le dimissioni. «Spetta alla sua impresa nominare un nuovo rappresentante – spiega Redi – ci auspichiamo che lo faccia. Il Consiglio direttivo ha bisogno di lavorare in tranquillità». In questa fase è proprio il direttore generale a parlare. Il presidente Fabris rimanda al comunicato in cui il Consiglio conferma lo «stato di totale estraneità del Cvn ai fatti oggetto delle indagini in corso» e ribadisce la sua «completa disponibilità e il proprio interesse a collaborare pienamente con la magistratura». «Il Direttivo – prosegue la nota – nel valutare le possibili ricadute dalle questioni apertesi, che potrebbero investire il Consorzio a causa dei comportamenti di soggetti a vario titolo ad esso collegati, si riserva di adottare tutte le misure necessarie a propria tutela, considerandosi parte lesa in questa vicenda».
«É innegabile che siamo imbarazzati – aggiunge Redi – Vederci sbattuti in prima pagina come dei mostri, non è piacevole. É vero che in questa inchiesta sono coinvolti soci del Cvn, ma tutte le imprese che si occupano di lavori in laguna sono nostri soci. Mi auguro che non abbiano combinato nulla, ma in ogni caso l’avrebbero fatto al di fuori dei loro rapporti con il Consorzio». Redi sottolinea come il Cvn si limiti a girare i soldi alle imprese: «L’idea di possibili fondi neri può essere inquietante. Ma potrebbe essere evasione fiscale. Se si sono messi via dei soldi, penso sia più probabile che l’abbiano fatto per non pagare le tasse».
«A questo punto stiamo tutti aspettando di capire. Noi ci sentiamo parte lesa in questa vicenda – ribadisce il direttore generale – Stiamo patendo un danno d’immagine. Il Cvn ha un codice etico e se risulterà che qualcuno ha fatto qualcosa, faremo causa a questa gente. Vogliamo distinguere chiaramente le posizioni. In trent’anni, il Consorzio non ha mai avuto problemi, è passato indenne per Tangentopoli, mi pare strano che accada questo a tre anni dalla fine dei lavori».
Intanto al nuovo direttore spetta il compito di riorganizzare la macchina del Cvn. Anche per questo il ritiro delle deleghe che Mazzacurati, unendo le due figure di presidente e direttore, aveva distribuito a una mezza dozzina di dirigenti. Deleghe al personale, ai pagamenti, alla richiesta di preventivi. «Ora che ci sono un presidente e un direttore, mi occuperò di tutte le cose operative – spiega Redi -. Esercitare direttamente le deleghe è anche un modo per avere una migliore conoscenza del Consorzio e poi procedere alla riorganizzazione. L’obiettivo resta quella di procedere velocemente nella realizzazione del Mose entro il 2016 e poi di seguire l’opera solo per un breve avviamento. Sarà il Magistrato, o chi per lui, a dover trovare a chi affidarlo».
Gazzettino – 19 luglio 2013