«Per il momento non abbiamo incassato ancora niente. Basta vedere gli ultimi dati sui ritardi nei tempi di pagamento: in media in Italia sono di 278 giorni, con un sospeso di 5 miliardi. Ma con casi, come la Calabria che rimborsa dopo 31 mesi, e ora al Nord il Piemonte che ha toccato 331 giorni di ritardo, che destano sempre più preoccupazione».
Stefano Rimondi, presidente di Assobiomedica che rappresenta le imprese del biomedicale che operano in Italia, ha un tono quasi rassegnato. Anche se, ammette, è dal momento della conversione in legge del decreto, in sostanza tra giugno e luglio, che i fornitori privati del Servizio sanitario nazionale aspettano di passare almeno in parte all’incasso.
Per il momento infatti in sanità i creditori sono rimasti finora pressoché in tutti i comparti a bocca asciutta. Questione di procedure più lunghe, di burocrazia insomma. E di una tempistica che del resto prevedeva fin dall’inizio che i 5 miliardi per il 2013 sarebbero stati scongelati dopo la metà dell’anno. E tuttavia la preoccupazione resta grande. E la guardia da parte delle imprese, grandi e piccole, viene tenuta altissima.
Non a caso Rimondi mette sul piatto una richiesta: «Alle Regioni con la sanità commissariata sono stati concessi recentemente 2 miliardi. Ecco, chiediamo che nel frattempo quelle risorse vengano impiegate proprio per saldare le imprese creditrici. È urgente ed è giusto e legittimo che sia così. Guardi i dati: la Calabria paga le imprese del biomedicale dopo 936 giorni e ha un debito di 454 milioni. Così non si va avanti». Anche quei 2 miliardi appena scongelati dal Governo per le Regioni con la sanità sotto tutela, insomma, vanno messi in circolo per saldare i creditori.
Anche perché le stime di Assobiomedica dicono che a fine 2014, quando grazie al decreto sui debiti Pa alla sanità saranno concessi in tutto 14 miliardi, per i fornitori resterà una massa enorme – almeno 30 miliardi – di crediti ancora in sospeso. Come dire: punto e a capo. O quasi. Mentre la classifica dei ritardi nei rimborsi alle imprese fornitrici vede anche nel farmaceutico le industrie restare in attesa per 222 giorni. Mentre asl e ospedali lumaca confermano i record più negativi nei tempi di pagamento: 1.623 giorni la asl centro di Napoli, 1.513 quella di Salerno. Altro che fare impresa e rilanciare la crescita.
Roberto Turno (da Il Sole-24 Ore)
Ritardi di pagamento: a marzo-aprile i tempi restano altissimi
La media di ritardo per il pagamento alle imprese biomedicali è ad aprile 2013 di 278 giorni. Quella per le industrie farmaceutiche nel primo trimestre dell’anno è di 222 giorni. I tempi sono in leggera flessione, ma i ritardi fanno ancora tremare i polsi delle imprese stremate da situazioni che mettono a rischio i loro bilanci.
Assobiomedica: circa 5 miliardi di scoperto. Le imprese biomedicali dichiarano ad aprile uno scoperto di 4,944 miliardi con le aziende del Ssn. Le situazioni peggiore sono quelle delle Regioni con i fatturati più elevati e i ritardi peggiori. Che sono anche quelle in piano di rientro.
In Campania una fattura è pagata in media dopo 654 giorni, lo scoperto è di 790 milioni circa (il 16% del totale) e ci sono aziende-record per i ritardi come l’Asl Napoli 1 centro che a marzo ha pagato dopo 1.623 giorni, in “miglioramento” di 37 giorni rispetto al mese precedente, seguita dall’Asl di Salerno che di giorni ce ne mette 1.513 e dall’azienda ospedaliera di Caserta a quota 1.506.
E nella classifica dei tempi di pagamento degli enti i primi quindici posti sono tutti di aziende sanitarie campane e calabresi (la Calabria ha un ritardo medio secondo la rilevazione di Assobiomedica che ad aprile era di 936 giorni, circa tre anni per una fattura e il suo scoperto vale il 9,2% del totale, 456 milioni circa).
Nel Lazio, seconda Regioni per scoperto con 544 milioni, l’11% del totale, la situazione è in progressivo miglioramento, ma rispetto a una 5-10 giorni in meno sui mesi precedenti, ad aprile per pagare una fattura le aziende del Ssn ci hanno messo in media 315 giorni.
I pagatori peggiori nella Regione, secondo la rilevazione di Assobiomedica a marzo di quest’anno, era il Policlinico Gemelli di Roma con 624 giorni di ritardo, l’azienda ospedaliero-universitaria S. Andrea sempre di Roma con 440 giorni e l’Asl Roma G con 432 giorni di ritardo.
Rispetto al mese di aprile 2012 tuttavia tutte le Regioni hanno sensibilmente migliorato i tempi di pagamento con riduzioni che vanno dai -150 giorni della Campania ai -2 di Lombardia e Toscana. Va peggio solo in Piemonte che rispetto allo stesso mese dello scorso anno, ad aprile ha 33 giorni in più di ritardo. In tutto mediamente 331 giorni con uno scoperto del 9,9% (491,5 milioni), al terzo posto nella classifica dopo Campania e Lazio.
Farmindustria: ritardi medi nel trimestre di 222 giorni. Sul versante farmaci, secondo la rilevazione di Farmindustria relativa al primo trimestre 2013, la situazione è in progressivo miglioramento in quasi tutte le Regioni rispetto al primo trimestre dello scorso anno, tranne che in Piemonte dove i giorni di ritardo sono 23 in più, Veneto (22), Toscana (20), Abruzzo (1) e Molise (147).
Secondo la rilevazione delll’associazione delle imprese del farmaco, il peggior pagatore è il Molise con 820 giorni di ritardo medi nel primo trimestre dell’anno, il migliore il Friuli Venezia Giulia che si ferma a 61 giorni. Molto alti i tempi anche per la Calabria (578 giorni) e la Campania (326 giorni), mentre va decisamente meglio in Lombardia (92) Trentino Alto Adige (75) e valle d’Aosta (86).
Farmindustria confronta infine anche la media dei tempi di pagamento degli ultimi quattro trimestri e in questa classifica il Molise resta maglia nera ma con 786 giorni di ritardo, seguito sempre dalla Calabria con 632 giorni e dalla Campania a quota 329 giorni. Le Regioni più virtuoso sono ancora una volta il Friuli Venezia Giulia (66), il Trentino Alto Adige (79) e la valle d’Aosta (93).
Il Sole 24 Ore sanità – 5 giugno 2013