Chiusura entro l’anno dei laboratori dell’Arpav di Padova. Attività spostate a Venezia. Legambiente: «Controlli a rischio». L’annuncio è arrivato pochi giorni fa dai vertici dell’Agenzia regionale per l’ambiente
I tagli fatti al bilancio della sanità regionale non offrono altra alternativa, è stato spiegato. A scomparire sotto i colpi della spending review sono infatti il 13 per cento dei trasferimenti regionali, ovvero otto dei 64 milioni di euro annui.
Così dopo Rovigo, Belluno e Vicenza anche Padova si prepara a dare l’addio ai suoi laboratori di analisi (principalmente analisi dell’aria). La notizia a dire il vero la si attendeva da diversi mesi ormai, nel senso che un piano di ristrutturazione discusso e approvato dalla giunta della Regione Veneto nell’aprile 2012, prevedeva già la chiusura dei laboratori padovani. Ma non prima del 2014. Certo non hanno giovato i 37 milioni di euro di buco ereditati dalle precedenti gestioni (quella di Andrea Drago deve ancora fare i conti con la giustizia che l’ha indagato per turbativa d’asta, peculato, falso e abuso d’ufficio). «Non chiuderanno comunque le accettazioni – ha spiegato il direttore generale Carlo Emanuele Pepe – ciò significa che semplicemente le analisi verranno svolte tutte a Venezia, esattamente come avviene all’estero dove per razionalizzare la spesa ci si appoggia a pochi ma grandi laboratori. È il risultato di un lavoro minuzioso per ottimizzare la spesa, ma di fatto non si fa altro che anticipare quello che comunque sarebbe dovuto accadere il prossimo anno».
Sul piede di guerra i sindacati che parlano di un rischio esuberi di 40 posti di lavoro di altrettanti tecnici di laboratorio molto specializzati che sarebbero così difficilmente ricollocabili sul mercato.
«L’Arpav non opera solo nel campo della sanità – ha spiegato Assunta Motta, Fp Cgil Veneto – per questo anche gli assessorati all’Agricoltura, alla Protezione Civile, all’Ambiente dovrebbero contribuire con i loro bilanci. Accentrare i laboratori di analisi significa allontanare i servizi dal territorio, non razionalizzare. E non va dimenticato che questa razionalizzazione apre anche un problema occupazionale».
Per questo domani sindacati e lavoratori protesteranno per tutta la mattinata di fronte alla sede di via Matteotti 27, a Padova (non è escluso che intorno alle 12.30 il dg Pepe li incontri nel suo ufficio). Il direttore generale, dal canto suo, respinge fermamente il rischio licenziamenti. «Non andrà a casa una sola persona a causa della chiusura di questi laboratori – ha spiegato – al massimo si potrà parlare di una redistribuzione dei posti di lavoro in alte laboratori».
Anche perché dall’inizio della gestione Pepe (2011) i dipendenti sono già stati ridotti notevolmente: di 156 unità per la precisione, arrivando agli attuali 1.020. Preoccupata per questa imminente chiusura anche Legambiente. «Compiere una scelta del genere – ha commentato Lucio Passi, portavoce di Legambiente Padova – significa colpire le molteplici attività di controllo sulla qualità dell’ambiente svolte dall’Agenzia che riguardano la salute di tutti i cittadini. Come potrà l’Arpav continuare a controllare efficacemente l’aria, le acque, i rifiuti, il suolo, gli agenti fisici, e a supportare la magistratura e le forze di polizia nell’individuazione dei reati ambientali?».
Riccardo Bastianello – Corriere del Veneto – 16 giugno 2013