Il presidente della Commissione Agricoltura ha invitato il mondo agricolo ad organizzarsi e a superare una visione ‘romantica’ dell’agricoltura
Nessun rinvio nell’applicazione delle norme comunitarie sul benessere delle ovaiole. Non ha usato giri di parole il presidente della Commissione Agricoltura del Parlamento Europeo, Paolo De Castro, nell’affrontare il tema che stava a cuore ai tanti che si erano dati appuntamento a Fieravicola di Forlì. Con il primo gennaio del prossimo anno le vecchie gabbie andranno in soffitta e al loro posto subentreranno gli allevamenti a terra o quelli con nuove gabbie di dimensioni maggiori e “arricchite” di accorgimenti atti a garantire il welfare delle galline. Alle preoccupazioni degli allevatori per i costi di aggiornamento degli impianti che mal si conciliano con crisi economica e riduzione dei consumi, De Castro ha risposto con un accorato invito a guardare con occhi nuovi all’Unione Europea e al Parlamento Europeo, dove le istanze dei produttori possono trovare ascolto, ma prima occorre organizzarsi e concordare le linee di azione. Siamo entrati, sostiene a ragione De Castro, in una nuova era che ha sostituito quella che sino a ieri si poteva definire dell’abbondanza. Ieri la necessità era il contenimento delle eccedenze, ora di latte, ora di zucchero. Oggi accade il contrario. La domanda di alimenti, cereali e carne, cresce assai più di quanto previsto con l’incremento demografico mondiale. Colpa, o merito, dell’aumento del reddito delle popolazioni di alcuni paesi emergenti dove nuove abitudini alimentari stanno prendendo il sopravvento. Nuove condizioni che generano una forte instabilità dei mercati, si pensi all’altalena del prezzo dei cerali, con la quale bisogna imparare a convivere e non sarà semplice.
Globalizzazione, pro e contro
Sono anche questi gli effetti della globalizzazione, opportunità e minaccia al contempo, alla quale non si può certo reagire chiedendo la chiusura delle frontiere ai prodotti extra Ue. Ma si può pretendere l’applicazione del principio di reciprocità, affinché negli altri paesi vengano applicate le stesse regole che valgono nei confini europei. Un norma su questo argomento è già stata valutata dal Parlamento Europeo e ora ci si attende che il Consiglio la traduca in legge. Utile ad evitare la concorrenza sleale dei prodotti di importazione, ma per l’Italia non basta. A preoccupare Paolo De Castro è la distanza che separa la nostra agricoltura da quella degli altri paesi. I dati Eurostat lo confermano. Il reddito degli agricoltori Ue è cresciuto in media del 13%. La Germania ha fatto segnare un più 30% e la Francia un più 22%. Netto il distacco dell’Italia, con un meno 3,5%. Una grande responsabilità è ora nelle mani delle organizzazioni agricole, ha sottolineato De Castro, per recuperare il terreno perduto. Un esempio per tutti, la perdita del mercato tedesco degli agrumi dove le produzioni italiane (pur preferite dai consumatori) sono state sostituite da quelle spagnole. Una conferma della nostra difficoltà nell’affrontare in modo organico il mercato.
Primo, organizzarsi
La parola d’ordine è dunque organizzazione. Per troppo tempo, ha sostenuto De Castro, abbiamo affrontato i problemi avendo dell’agricoltura una “visione romantica”. I cambiamenti, ed è questo un principio che vale anche per per le trasformazioni da attuare negli allevamenti, possono essere visti come un’opportunità per stimolare i consumi. Ma bisogna saper comunicare e anche in questo caso molto dipende dalla capacità di sapersi organizzare, magari favorendo un’alleanza fra agricoltori e industrie.
Una via di uscita
Intanto per i molti che devono ancora mettersi in regola con le nuove norme in tema di benessere delle ovaiole arriva una via di uscita, illustrata in occasione di Fieravicola da Davide Barchi della Regione Emilia Romagna. Per gli allevatori che sottoscriveranno l’impegno all’ammodernamento dei loro impianti in tempi definiti, non scatteranno sanzioni anche dopo il primo gennaio 2012. Non si tratta di un rinvio, è stato ribadito, e gli allevamenti saranno costantemente monitorati per verificare il rispetto dei tempi pattuiti. Un’opportunità per gli allevatori dell’Emilia Romagna e della Lombardia, Regioni che hanno reso possibile questo percorso
Agronotizie 14 aprile 2011