di Michele Damiani, ItaliaOggi. Un disegno di legge che mira ad efficientare gli ordini professionali nel campo della sanità respinto dalla maggior parte dei rappresentanti degli ordini stessi. Questo il paradosso prodotto dal ddl Lorenzin sul riordino delle professioni sanitarie, che l’altro ieri è stato approvato alla camera in seconda lettura, dopo oltre un anno dal suo approdo in commissione affari sociali a Montecitorio. Dai medici agli osteopati passando per i farmacisti, monta la protesta degli ordini professionali. Ma non tutte le categorie toccate dalla riforma protestano: l’aumento delle pene per l’esercizio abusivo della professione e una maggiore riconoscibilità di alcune categorie sono gli elementi positivi che vengono sottolineati.
La Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurgi e degli odontoiatri (Fnomceo) aveva espresso tutte le sue perplessità già da tempo, annunciando l’abbandono di qualsiasi tavolo tecnico convocato sul tema dai rappresentanti governativi durante l’esame in commissione. Le critiche sono state poi reiterate ieri appena assunta l’avvenuta approvazione della legge. Come si può leggere da una nota emessa dalla Fnomceo «le trasformazioni subite dal testo iniziale nell’iter parlamentare hanno determinato uno stravolgimento tale da renderlo incompatibile con una riforma che, negli auspici, doveva ammodernare le funzioni degli ordini. L’insieme dell’articolato limita gravemente l’autonomia delle professioni, tanto da renderle amministrate e sotto tutela politica e dunque non in grado di adempiere al loro ruolo a garanzia del cittadino».
La federazione contesta, in particolare, l’articolo 4 del ddl, relativo alla riforma degli ordini, criticando la possibilità data agli albi con almeno 50 mila iscritti di istituirsi come ordini. Una posizione leggermente diversa, però, è assunta dalla commissione albo odontoiatri, presieduta da Giuseppe Renzo. Il presidente sottolinea a ItaliaOggi alcuni degli aspetti positivi della riforma: «Sicuramente era necessario un maggior coinvolgimento degli ordini nella stesura del ddl, ma la riforma risolve una serie di questioni che necessitavano un intervento normativo. Considero sicuramente positivo l’aumento delle pene per l’esercizio abusivo della professione sanitaria, che per gli odontoiatri rappresenta un problema non indifferente. Inoltre, dopo decenni si inizia a comprendere che la categoria che rappresento ha una posizione autonoma rispetto ai medici e, quindi, necessitava di una maggiore rappresentatività; parlo soprattutto di livelli di qualità della rappresentanza».
L’associazione italiana chiropratici partecipa alla protesta nonostante il ddl individui specificatamente la professione. Secondo quanto riferito a ItaliaOggi dal presidente John Williams, «c’è già una legge che legittima la nostra posizione (legge 244/2017) che ci vedeva come professioni sanitarie di primo grado. Il ddl appena approvato, invece, declassa la nostra categoria. È assolutamente necessario un ulteriore incontro con il ministero per cercare dei correttivi da inserire durante il passaggio in senato. Sotto questo punto di vista sono ottimista».
Forti critiche arrivano anche dalla Fofi, la federazione dei farmacisti, attraverso le parole del presidente Mandelli, senatore di Forza Italia. Secondo Mandelli: «Gli ordini meritavano ben altra riforma. Non solo si complica la vita delle rappresentanze professionali, ma si elimina anche la norma, contenuta nell’art. 16, che ammetteva la presenza in farmacia di altre professioni sanitarie. L’iter parlamentare è servito a rovinare quel poco di buono previsto dal ddl».
Parere positivo, invece, dal registro degli osteopati d’Italia (Roi). Secondo il presidente Paola Sciomachen «questa votazione segna un importante traguardo verso il riconoscimento della professione dell’osteopata in Italia».
27 ottobre 2017