L’ex-ministro: stessa direzione della mia riforma? La Corte dei conti dice di no. Più vicino al traguardo il disegno di legge sul lavoro, mentre la prossima settimana approderà in Consiglio dei ministri anche la legge delega per la riforma del lavoro nella pubblica amministrazione.
Il ddl Fornero dovrebbe essere licenziato entro domani dalla Commissione del Senato, dopo che ieri gli emendamenti sono stati dimezzati da oltre mille a 500 e nella notte sono iniziate le votazioni sui primi 29 articoli (sui 72 complessivi) del provvedimento. La prossima settimana la parola passerà all’aula. Sul pubblico impiego invece non tutto fila liscio per il governo, specie dopo che la Corte dei conti ha espresso «perplessità» sul contenuto dell’intesa preliminare tra governo, enti locali e sindacati, un accordo che secondo i magistrati contabili potrebbe far tornare una logica di distribuzione a pioggia del salario accessorio «al di fuori di criteri selettivi e premiali». Il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi ha replicato ieri che l’accordo non è un cambio di marcia, e va nella stessa direzione tracciata a suo tempo dalla riforma Brunetta: «Cerchiamo di far andare avanti quello che c’era – ha spiegato – ma che non aveva avuto attuazione». Al ministro ha risposto il suo predecessore, Renato Brunetta: l’intesa nella stessa direzione della mia riforma? «Ha già risposto la Corte dei conti. “Acca nisciuno è fesso”. Ma se Patroni Griffi è in buona fede disconosca il protocollo d’intesa». Una polemica che potrebbero preludere a richieste di modifica da parte del Pdl. Il ministro spiega che il testo «è pronto ma è ancora in lettura e lo stiamo esaminando». Al centro del provvedimento anche i licenziamenti disciplinari, con un riordino normativo e un principio chiaro: «Renderli effettivi». In sostanza, «se il dipendente pubblico sbaglia, deve pagare». Così come c’è l’esigenza, ha sottolineato ancora Patroni Griffi, di «favorire la mobilità tra le diverse amministrazioni». Tutto questo insieme ad un sistema di valutazione che parta dalla qualità del servizio offerto e di premialità, ad un aumento della produttività e a un intervento sull’autonomia e sulla formazione dei dirigenti, rendendo anche «più trasparente» la loro selezione ed «effettivi» i meccanismi di responsabilità. «Bisogna poter verificare che il dirigente raggiunga gli obiettivi per i quali gh è stato conferito l’incarico e la possibilità di rimuoverlo se non raggiunge gli obiettivi», ha aggiunto. Quanto all’articolo 18 a differenziazione tra settore pubblico e privato è «un dato di fatto», ma occorrerà un dibattito in Parlamento per «rendere effettive le ipotesi di licenziamento disciplinare dei dipendenti che non lavorano». Tornando al ddl Fornero, tra le proposte di modifica da esaminare ce ne sono anche 16 dei due relatori (Castro, Pdl, e Treu, Pd) e 27 dell’esecutivo. A questi vanno aggiunti i circa 150 sub-emendamenti dei senatori. Rispetto ai testi presentati la scorsa settimana non ci sarebbero modifiche di sostanza, spiega Castro. Tra i nodi da sciogliere dalla Commissione anche quello sull’articolo 18: nei casi dei licenziamenti disciplinari è infatti ancora da decidere se nella riforma vada o meno inserita la cosiddetta “tipizzazione”. Un emendamento dei relatori non la prevede, quello del governo sì. Il rischio secondo alcuni è di limitare il potere della giustizia. Vengono intanto confermati gli sgravi contributivi introdotti in via sperimentale per il 20082010, introdotto il salario di base per i co.co.pro e si rafforza l’attuale una tantum per i parasubordinati. Infine c’è un allentamento della stretta sulle partite Iva.
Avvenire – 16 maggio 2012