Il governo è stato battuto nell’aula della Camera su un emendamento al ddl corruzione, targato Pd ma poi ritirato e fatto proprio da Antonio Di Pietro, che è stato infine approvato dall’Aula, con i voti degli stessi democratici.
L’emendamento recita: “l’omissione del versamento del compenso da parte del dipendente pubblico indebito percettore costituisce ipotesi di responsabilità erariale soggetta alla giurisdizione della Corte dei Conti”.
L’incidente di percorso ha riacceso le tensioni interne alla maggioranza, facendo riaffacciare l’ipotesi di un rinvio. Il disegno di legge anticorruzione, ha insistito Pierferdinando Casini, “deve andare avanti. Guai se il Parlamento, in questa fase di deligittimazione, non riuscisse ad affrontare questo tema”. “Le opinioni diverse sono fisiologiche – riconosce il leader centrista – ma siccome nei corridoi ci sono boatos e si sente parlare di rinvio, noi non potremmo mai accettarlo, perché sarebbe una sconfitta per tutti”.
Immediata è arriva la risposta dal Pdl. “Non so a chi si riferisse l’onorevole Casini, noi siamo impegnati ad approvare il provvedimento. Non alla cieca ovviamente”, ha ribadito il capogruppo Fabrizio Cicchitto che ha parlato di un “indegno processo alle intenzioni” che rischia di non far confrontare sul merito. “Siamo impegnati ad approvare il provvedimento. Ma se si ritiene che bisogna approvare alla cieca cose che fanno danni e guasti alla pubblica amministrazione, non lo facciamo. Facciamo un lavoro serio che riguarda i diversi articoli”.
L’esame del ddl intanto va avanti. Montecitorio ha approvato oggi l’articolo 4 che su proposta dal ministro Filippo Patroni Griffi introduce un codice etico per i dipendenti pubblici. Per le magistrature toccherà alle associazioni di categoria o, in caso di loro inerzia, agli organi di autogoverno varare le norme di comportamento, la cui violazione comporterà responsabilità disciplinare.
Repubblica – 31 maggio 2012