La prossima legge tra lunedì e martedì sarà la conversione alla Camera del decreto terremoto. Ma rassegniamoci a non regolare ex novo il conflitto d’interessi o la class action, a non garantire le aree protette o l’uso del suolo, a non aprire le finestre all’aria della concorrenza tra categorie e mercati, a non perseguire il cyberbullismo o il delitto di tortura.
A punire come meritano gli atti sessuali con minori o l’omofobia e la transfobia. Dimentichiamo il sogno del diritto di cittadinanza per gli stranieri o del biotestamento. La crisi ci lascia trenta incompiute in cerca d’autore, ancora almeno 7 grandi promesse (e scommesse) del Governo dimissionario tra cui ben 4 provvedimenti collegati a precedenti manovre di bilancio che da tempo navigavano al buio, senza rete di protezione parlamentare nella stessa maggioranza.
Con la crisi aperta e incertissima il Parlamento si ferma e anticipa le vacanze di Natale. Lasciando squadernate sui tavoli speranze di leggi mai nate. Anche dopo più di mille giorni di navigazione e di rimbalzi tra Senato e Camera, aule e commissioni. Sono le leggi nel limbo, chissà se condannate all’inferno, ovvero a restare solo disegni e progetti di legge, eredità per le Camere a bicameralismo perfetto che verranno. Tutto dipenderà dalla lunghezza della crisi, ma soprattutto dall’orizzonte che avrà davanti a sè il Governo che verrà, e naturalmente la durata che residua della XVII legislatura.
Non che – stando solo ai numeri – fin qui la produzione sia stata modesta: ben 277 le leggi fatte, 6 al mese. L’80% e più del Governo, con 70 decreti convertiti, il 25% di tutte le leggi fatte. E nonostante tutto, il sospeso resta di notevoli dimensioni. In alcuni casi imbarazzante per tutti i partiti.
A fare la parte del leone del “non fatto” sono i provvedimenti in materia di giustizia: ben 9. Poi quelli sui diritti sociali e civili: 6. E il “pacchetto sanità”: altri 4 Ddl bloccati. Ma, detto della materie, sono gli argomenti a colpire tra queste leggi al palo. Dicevamo dei Ddl collegati a precedenti manovre: riforma del processo civile e concorrenza riguardano la manovra 2015, povertà e lavoro autonomo quella del 2016. Tre sono al Senato, il welfare per gli autonomi è alla Camera. Ed è proprio a palazzo Madama che sedimentano da tempo i loro commi la maggior parte dei provvedimenti che non sembrano avere abbastanza sostenitori, o magari devono subire un eccesso di frenatori e di lobby. Sulla concorrenza è un dato di fatto. Sul processo penale e prescrizione i veti nella maggioranza hanno fatto il paio con quelli del centrodestra berlusconiano. La legalizzazione della cannabis ha scontato resistenze varie, soprattutto di centrodestra e religiose. Come per il diritto di cittadinanza. Anche se in tutto questo non va scordato che il Pd avrebbe potuto essere meno “malleabile”. Poteva spingere di più. Dall’uso del suolo alle aree protette , sull’ambiente si poteva fare ben di più, evitare qualche compromesso di troppo. Insomma, leggi che in più casi, se non tutte, resteranno a futura testimonianza. Come quella sul biotestamento che giusto mercoledì è approdata in commissione alla Camera dal comitato ristretto. Non si farà mai in questa legislatura. Ma almeno, del biotestamento, c’è il testamento.
Roberto Turno – Il Sole 24 Ore – 9 dicembre 2016