Il sottosegretario Mazzamuto dà parere favorevole. Caos alla Camera. Severino: errore da cancellare. Pd e Italia dei Valori attaccano: così viene snaturato il ddl anticorruzione
Un ennesimo scossone sulla giustizia: sul ddl che reintrodurrebbe il reato di falso in bilancio, molto auspicato dalI’Idv e dal Pd, mal sopportato dal Pdl, la «strana maggioranza» va nuovamente in frantumi. Da una parte il centrosinistra, dall’altra un’inedita aggregazione tra Pdl, Udc, Fli. E il centrodestra può cantare vittoria: il reato resta così com’è, ovvero di fatto non c’è più. Ma questa volta c’entra lo zampino dell’enigmatico sottosegretario Salvatore Mazzamuto, ieri alla Camera in sostituzione della ministra Paola Severino (che è in missione a New York, dove l’attendono alle Nazioni Unite), il quale Mazzamuto dà un parere favorevole a due emendamenti diametralmente opposti, uno del Pdl e uno del Pd, creando il massimo sconcerto tra i parlamentari e ottenendo il risultato di incendiare una giornata già difficile di suo. I partiti, infatti, entrano immediatamente in fibrillazione. Volano accuse reciproche. I rappresentanti dell’Udc e del Fli accusano Mazzamuto di averli indotti in errore e si dicono pronti a cambiare. Il caos.
Mazzamuto, noto finora per essere stato il consigliere giuridico dell’ex ministro Angelino Alfano, prova a cavarsela con un laconico: «Mi sono limitato a dare i pareri formulati dall’ufficio legislativo. Per il resto si parli con il ministro». Ma da New York giunge la solenne sconfessione della Severino: «Se errore c’è stato, nel senso che il sottosegretario Mazzamuto non ha letto per intero la scheda fornitagli, si porrà rimedio in Aula».
La Guardasigilli intende dire che al sottosegretario erano state fornite dall’Ufficio legislativo tutte le schede per i pareri agli emendamenti presentati. E sembra che per l’emendamento di Manlio Contento, Pdl, l’Ufficio legislativo avesse fornito un parere favorevole soltanto a metà. Si spiegherebbe così l’assurdità di aver dato anche il parere favorevole a un emendamento di tenore opposto di Donatella Ferranti, Pd. «La situazione – spiega poi la ministra ai giornalisti che la seguono a New York – è chiara: vi era un parere da me espresso e trasmesso al sotto- segretario, favorevole esclusivamente al limite della pena, ma non ai contenuti dell’emendamento. A questo punto confido che vi sia una conferma da parte del sottosegretario». E conferma arriverà: «Io – dice Mazzamuto – avevo a disposizione un parere di 7 righe da cui non era presumibile per nulla che ci fosse questo aspetto cancellatorio di una parte
dell’articolo 1. Per parte mia è stato un errore, lo riconosco, ma indotto. E’ stato tutto un gigantesco equivoco. Ma non è il caso di alzare barricate».
Un errore materiale, si potrebbe dire. E qualcuno prova anche a scusare Mazzamuto che s’è trovato a dover correre in Parlamento al posto dell’altro sottosegretario, Andrea Zoppini, rinchiusosi nel suo studio a meditare le dimissioni per tutt’altra vicenda. Ma ormai la frittata politica è fatta. A difesa di Mazzamuto insorge l’intero Pdl. Fabrizio Cicchitto, in particolare, da un al-tolti che è più politico che tecnico: «Un’eventuale sconfessione da parte del ministro del sottosegretario Mazzamuto ci sembra del tutto inaccettabile… Se esistesse una triangolazione fra il governo, il Pd e I’Idv in queste materie sarebbe del tutto inaccettabile».
Antonio Di Pietro è, al solito, fiammeggiante: «Al di là delle responsabilità di Mazzamuto che, stando a quanto afferma il ministro, non sa né leggere né scrivere (ci chiediamo quindi che cosa ci stia a fare al governo. A scaldare la sedia?) il ministro non ha risposto al quesito di fondo: intende ripristinare o no il falso in bilancio?».
La Stampa – 16 maggio 2012-05-16