Le Pa che aderiranno si aggiungeranno alle oltre 14mila – tra Comuni, scuole, Asl e aziende ospedaliere – che hanno già aderito al piano di migrazione, rispondendo ai precedenti avvisi pubblicati dal Dipartimento per la trasformazione digitale.
Il Polo strategico nazionale
Si chiude il 28 aprile l’avviso destinato a un gruppo di Pa centrali-pilota, che comprende la presidenza del Consiglio, i ministeri e le agenzie fiscali, per un importo di 373,8 milioni.
Il Polo strategico nazionale (Psn) è l’infrastruttura che la Newco composta da Tim-Cdp Equity-Leonardo-Sogei, aggiudicataria di un partenariato-pubblico, si è impegnata a realizzare gestendo i dati critici e strategici che le Pa dovranno migrare dai loro centri di elaborazione dati (data center) che risultano inadeguati o non sicuri. I dati strategici sono considerati quelli che impattano sulla sicurezza nazionale; critici quelli che risultano rilevanti per la società, come la salute, la sicurezza e il benessere economico del Paese; quelli ordinari sono ad esempio i dati pubblicati sul sito istituzionale di un ente.
Le Pa ricevono voucher con fondi pubblici previsti dal Pnrr (in tutto ci sono a disposizione 900 milioni spalmati in più avvisi), grazie ai quali possono co-finanziare i corrispettivi richiesti dal Polo strategico nazionale sulla base di un listino fisso. Oltre ad aderire all’avviso del Dipartimento, le Pa presentano un piano dei fabbisogni che poi il Psn, entro 60 giorni, deve validare con un relativo progetto di migrazione. L’ultimo passo è la stipula del contratto d’utenza tra il Psn e l’ente, per la durata di 10 anni prorogabili.
Asl e ospedali
Anche il secondo avviso pubblicato dal Dipartimento per la transizione digitale e in chiusura il 19 maggio, per un valore di 200 milioni, riguarda in parte il Polo strategico. Per la precisione, la metà di questa dote, quindi 100 milioni, è destinata alle aziende sanitarie che scelgono di migrare tutti i dati e i servizi di cloud computing verso il Psn. Gli altri 100 milioni, a valere su 1 miliardo che il Piano di ripresa e resilienza riserva in modo specifico alla migrazione delle Pa locali, sono diretti alle aziende sanitarie che scelgono invece di continuare ad affidarsi alle infrastrutture e ai fornitori esistenti, purché questi abbiano i requisiti fissati dall’Agenzia per la cybersicurezza nazionale. In sostanza si tratta di fornitori di servizi cloud qualifcati e delle società in-house gestite dalle Regioni. Queste ultime sembrano essere la novità più significativa fin qui messa in atto dal governo Meloni – lo aveva preannunciato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazione Alessio Butti – rispetto alla strategia approntata dall’esecutivo Draghi.
Le Asl e le aziende ospedaliere avranno anche una terza opzione, in verità, cioè migrare i dati critici verso il Psn e quelli ordinari verso le società in-house oppure verso i fornitori qualificati, attingendo in quota parte ai due differenti plafond del Pnrr.
Gli obiettivi
Il Pnrr distingue gli obiettivi di marcia tra Pa che scelgono il Psn e le altre amministrazioni, che sono principalmente enti locali. Nel primo caso, entro settembre 2024 bisognerà aver completato obbligatoriamente 100 migrazioni, che dovranno arrivare a 280 entro giugno 2026.
Nel frattempo, entro il 30 settembre 2023, 1.064 Pa locali oltre aver aderito al piano di migrazione dovranno avere ultimato il processo con le relative verifiche tecniche (scegliendo tra il Polo strategico o le altre due opzioni a disposizione). Obiettivo che sale a 4.083 entro il 30 settembre 2024 e a 12.464 entro giugno 2026.