La Spagna, con un decreto reale datato 28 aprile, ha deciso di abolire la data di scadenza sugli yogurt. Si tratta di un provvedimento che si inserisce in una questione di cui si dibatte da anni, e che probabilmente prima o poi dovrà trovare una composizione europea: quella dell’indicazione della data di scadenza sui prodotti freschi.
Il provvedimento è entrato in vigore nei giorni in cui Miguel Arias Cañete, promotore dell’iniziativa nonché Ministro dell’agricoltura, dell’alimentazione e dell’ambiente, è stato sostituito, e rientra in una campagna di sensibilizzazione dell’opinione pubblica contro lo spreco di cibo il cui slogan è: “Più alimenti, meno scarti”.
Cañete ha comunque dichiarato: «La società si è evoluta e con essa si sono evoluti i suoi codici. Il nostro modo di nutrirci e i nostri ritmi sono cambiati: più stressato e meno attento, il consumatore interpreta spesso in modo sbagliato le date di scadenza, e non si preoccupa affatto dell’organizzazione del suo frigorifero. Di più, e peggio: è stimolato dalle campagne pubblicitarie ad acquistare quantità di alimenti poco adatti a una persona sola. Ma il consumatore non è l’unico colpevole. Per esempio, la ristorazione collettiva non tiene abbastanza conto delle esigenze degli utilizzatori: troppi piatti troppo pieni, che finiscono regolarmente nella spazzatura”. A questo commento c’è stato chi ha risposto che se le confezioni e i testi in esse contenuti non sono più adatte al cliente moderno, la colpa è dello Stato, ed è responsabilità delle autorità adeguare il cibo ai tempi moderni.
Secondo la nuova normativa, comunque, lo yogurt in Spagna non dovrà più recare la data di scadenza (in precedenza fissata a 28 giorni dal confezionamento), ma soltanto la data più appropriata per il consumo (in Italia TMC o Termine Minimo di Conservazione) che dovrà essere determinata dagli operatori. Un aspetto, quest’ultimo, volto anche a dare più libertà d’azione ai produttori stessi, che potranno agire in autonomia. Inoltre – e questa è un’altra novità molto importante – i rivenditori non saranno più obbligati a ritirare la merce dagli scaffali da uno a tre giorni prima della data di scadenza: un fatto che potrebbe davvero contribuire in modo significativo a ridurre lo spreco, soprattutto se i supermercati offriranno gli alimenti vicini alla scadenza a prezzi vantaggiosi. Rinnovata infine anche la suddivisione in categorie, che diventano sei: naturale, naturale zuccherato, dolcificato, con frutta o succhi e altri alimenti, aromatizzati e pastorizzati dopo la fermentazione.
«L’iniziativa di introdurre in Spagna per la categoria yogurt un TMC mi sembra interessante – commenta Vittorio Zambrini Direttore Qualità Innovazione Sicurezza Ambiente di Granarolo – si tratta di un modo per ridurre gli sprechi domestici. Questa iniziativa andrebbe ulteriormente rafforzata evidenziando sull’etichetta che dopo la data riportata sulla confezione lo yogurt è comunque buono, anche se ha meno fermenti vivi. Leggo invece meno positivamente la decisione degli spagnoli di introdurre sul mercato lo yogurt pastorizzato, cioe’ uno yogurt (ma questo termine quasi non ha più senso) in cui non ci sono più fermenti vivi. A tal proposito è più corretto nei confronti dei consumatori la normativa italiana che chiama questo prodotto latte fermentato stabilizzato termicamente”.
Agnese Codignola – Il Fatto alimentare – 16 maggio 2014