Il più classico degli scaricabarili, dove a rimetterci è (quasi) sempre chi è stato danneggiato. Si può riassumere così la storia di una coppia di Noventa Padovana, marito e moglie, che il 29 aprile 2016 mentre tornavano a casa da un pomeriggio sui Colli Euganei, a Montegrotto avevano avuto un incidente con un cinghiale che gli aveva attraversato la strada all’improvviso. Ad un anno di distanza però nessuno ha risarcito la coppia dei 3.300 euro di danni causati all’auto dall’impatto.
Non ha pagato la Regione che ha anche archiviato la richiesta danni, perché a suo dire la strada in cui è avvenuto l’impatto è nel territorio di competenza del Parco, e ha fatto spallucce anche il Parco, perché quel tipo di incidenti – dicono – rientra nella casistica prevista dal fondo regionale per i danni da incidenti stradali causati dalla fauna selvatica, istituto da palazzo Balbi nel 2013. Ma siccome il rimpallo continua, il rischio vero è che Regione e Parco si vedano notificare una causa per il mancato risarcimento.
Tutto inizia il 29 aprile di un anno fa: la coppia sta tornando dai colli. Dal nulla, a metà strada tra le rotatorie comprese tra via Castello e via Catajo, un cinghiale attraversa la strada: impossibile per l’autista evitare l’impatto con l’ungulato, muore sul colpo. Nei giorni successivi marito e moglie, rappresentati dallo Studio 3A (la società di patrocinatori stragiudiziali specializzata a livello nazionale nella valutazione delle responsabilità), presentano domanda di risarcimento alla sezione Affari Generali della Regione Veneto invocando proprio il fondo per gli incidenti con la fauna.
Tutto tace fino al 18 gennaio scorso quando arriva la risposta della società che cura i rimborsi per la Regione: «Il sinistro non può essere ammesso a risarcimento in quanto, dalla documentazione in nostro possesso, la strada teatro del sinistro ricade nell’area di competenza del Parco Colli Euganei. Provvediamo pertanto ad archiviare la pratica definitivamente senza seguito». È a quel punto che i coniugi chiedono chiarimenti al Parco, che però rimbalza le responsabilità rispedendo i due alla Regione. Che nel frattempo ha archiviato la pratica.
Il Corriere del Veneto – 14 aprile 2017