di Paola Guidi. La madre di tutte le bufale “alimentari” (del dopoguerra) nasce in Inghilterra nel lontano 1957 quando la BBC comunica la notizia che anche per quell’anno la raccolta di spaghetti, nella Svizzera del Sud, secondo una fonte della società Spaghetti Suisse AG, era risultata decisamente positiva nonché abbondante.
La notizia, riferita nel programma Panorama della BBC, descriveva le lunghe matasse di spaghetti pendenti dagli alberi intorno alle quali si muovevano, alacri sulle scale, i raccoglitori svizzeri. Una scena eternata in foto in bianco-nero distribuite alla stampa dove questi spaghetti risaltavano, bianchissimi, tra il fogliame e dove si agitavano gli svizzeri.
In realtà le bufale del food hanno continuato a riempire anche dopo il 1957 le cronache credulone di giornali , radio, tv e più tardi dei social network con effetti esilaranti perché da quello che abbiamo avuto modo di leggere ci credevano tutti ma proprio tutti, anche se si trattava di notizie palesemente inattendibili.
Più che la bufala poté la sfiga. Allarme esplosione al Burger King
Ne sa qualcosa la catena americana Burger King di Coon Rapids, in Minnesota: nel 2016 il direttore venne raggiunto da una telefonata che preannunciava il rischio di una disastrosa esplosione del suo ristorante interamente vetrato a causa del gas. E per evitare la quale dipendenti, clienti, amici e passanti dovevano velocemente unirsi in una corale fracassata dei vetri. «Perché se il gas esplode lì è un casino». E tutti fuori – lo testimoniano i video – a dar di mazza alle grandissime vetrate. Sino a che la polizia non li fermò rivelando che non esisteva nessun pericolo di esplosione da gas. Perché -particolare non da poco – al Burger King del gas non c’era traccia, né apparecchi né tubazioni, né niente.
Come se non bastasse e dopo altri casi simili sempre in fast food degli Stati Uniti («avevo sentito la notizia alla CBS, così ci siamo precipitati a spaccare tutto» rispondevano), un direttore di un Burger King dell’Oklahoma, incredibilmente all’oscuro delle bufale precedenti, allertato per radio e da mail di questo incombente pericolo, usciva urlando, e, con l’auto, si lanciava contro le vetrine del fast food. «Per far più presto»confessò alla stampa dopo il disastro, ….
La bufala colpisce i blogger (finalmente)
Andando indietro nel tempo, nel 2014 in Olanda, un gruppo di buontemponi invitò alcuni supponenti blogger, vegani, bio, schizzinosi, a degustare un nuovo tipo di fast food totalmente “bio” e di una qualità mai vista prima. Gli esperti arrivano, assaggiano, confabulano e in totale unanimità, dichiarano che sì, vero, verissimo, quel fast food era molto, ma molto più saporito, profumato e fresco di qualsiasi pasto MacDo. Senza sapere – e poi lo seppe la Rete – che l’intero pasto era stato preparato e “truccato” da McDo.
L’hamburger per mancini
E poiché a tavola si attovagliano anche i mancini, Burger King, nel lontano 1998, comunicò alla stampa con una pagina pubblicitaria sui quotidiani locali, che si apprestava a promuovere un hamburger per mancini, progettato per i 32 milioni di americani che non usano la destra. Quale la differenza? Gli ingredienti erano in pratica “girati” di 180 gradi. I clienti, in lunghe file, riempirono i ristoranti del fast food per provare l’emozione dei burger mancini assolutamente identici a quelli soliti. I concorrenti dopo questo scherzo che moltiplicò a lungo gli incassi della catena Burger King, corsero ai ripari. Una bufala in particolare riguardava la foto di pretesi pasti di Burger King con toast impacchettati in un sacchetto di plastica ma ricoperti da una disgustosa fioritura di muffa. Falsa, perché dipinta sulla busta di plastica…
Lo Champagne solubile, balla galattica
E ci son caduti in tanti: autorevoli blogger, giornalisti super esperti, perché la news era molto carina: Veuve Clicquot aveva lanciato – comunicava nel 2014 un nugolo di improvvisati esperti su Internet – che dopo anni di ricerche la celebre maison di Champagne aveva finalmente imprigionato in pastiglie le bollicine, il profumo, i segreti di un grande cru. Pastiglie solubili, soprattutto destinate al mercato russo. E per evitare che la preziosa polverina della Vedova si degradasse, i ricercatori avevano studiato un imballaggio, “Naturally Clicquot”, il primo isotermico e biodegradabile al 100%. Doppia balla colossale, il portavoce della casa smentiva rapidamente ma nel frattempo la news aveva fatto il giro del mondo. Anche perché se fossero state vere ambedue le notizie, addio caves romantiche, colossali investimenti, protocolli costosi e raffinati…..
La patatina incartata
Essendo in tema di Champagne, ecco una seconda bufala questa volta dall’Inghilterra o giù di lì: un milionario – forse russo – era stato ucciso da un tappo di champagne di straordinaria potenza… Colossale macabra balla. E dopo gli spaghetti un’altra gloria gastronomica italiana al centro di una bufala: un italiano avrebbe deciso di dare la paghetta alimentare a sua figlia in pizze. Testuale. Chi ha abboccato è ancora là ad aspettare di scoprire chi è il cretino che l’ha diffusa su Internet.
Chi le diffonde? Se Veuve Clicquot forse ancora non ha rintracciato l’autore della bufala dello Champagne solubile, non si sa da dove siano invece saltate fuori le patatine impacchettate ad una ad una da Burger King. Eleganti… ma poco pratiche. E, soprattutto, inesistenti.
Il pericolo viene dal magnete…
Molto meno offensive le bufale degli esperti -finti – dell’Università di Princeton e della spagnola Almeira che di recente hanno spaventato alcune migliaia di ingenui navigatori, diffondendo una comunicazione urgente secondo la quale, dopo anni di ricerche, era stato riscontrato un legame molto stretto tra i magneti che si usano mettere sulla porta del frigo e malattie molto gravi. «Sono addirittura mortali perché aumentano il campo elettrico del frigorifero», scrivevano i cosiddetti esperti. Una mega-bufala che ha fatto il giro di tantissimi siti internazionali sino a scoprire che gli esperti, la ricerca, i campi elettromagnetici erano del tutto inesistenti.
Il topo fritto tra le patatine…
I fast food sono sempre stati i bersagli prediletti dei fabbricatori di balle ma qualche volta questi esagerano. Un americano aveva voluto colpire una catena made in Usa pubblicando su Facebook la pretesa foto di un topo ricoperto di pastella e impanatura, accusando la catena di totale mancanza di igiene. Non era vero, i responsabili della catena analizzarono la foto del preteso topo fritto per arrivare alla conclusione certa che era coscia di pollo impanata grossolanamente… Ma intanto decine di migliaia di internauti avevano fatto girare la foto con gravi accuse alla catena.
… e il dito mozzo nel chili
Un’altra catena, Wendy’s, aveva ispezionato freneticamente le mani di migliaia dei suoi dipendenti e saltuari collaboratori poiché una cliente aveva postato una foto di un piatto di chili con dentro un dito. Tutti i dipendenti avevano dieci dita, ma Wendy aveva fatto una figuraccia, attribuendo all’ennesima bufala di Internet l’apparenza di un evento verosimile.
E per finire due chicche, l’allarme lanciato in Australia per la carta igienica che si polverizza una volta srotolata e l’avviso per gli automobilisti di uscire subito da un’autostrada in Nord America. Messaggi, mail, chat che raccomandavano di uscire al più presto perché verso l’uscita principale, un gigantesco Tir aveva perso l’intero carico di miele che aveva per chilometri e chilometri imprigionato decine di auto come la carta moschicida di una volta. Risultato? Un gigantesco afflusso d’auto e automobilisti curiosi di vedere il divertente ingorgo nel miele. Che non esisteva per nulla. Un ingorgo come conseguenza della bufala, divenuto storico.
Il Sole 24 Ore (Food24) – 3 gennaio 2017