I sistemi di etichettatura progettati per informare i consumatori sul benessere degli animali destinati alla produzione alimentare sono in aumento in Europa, a testimonianza del crescente interesse dei consumatori per le loro condizioni di vita.
Parliamo di oltre 50 schemi di etichettatura che utilizzano criteri di valutazione del benessere anche molto diversi uno dall’altro. Per questo l’Unione europea sta valutando una loro armonizzazione e l’istituzione di un sistema di etichettatura volontario a livello dell’UE, anche se questo progetto sembrerebbe essere stato messo da parte per il momento.
In questo contesto, in Francia, l’Agenzia per la salute e la sicurezza alimentare, ambientale e sul lavoro (ANSES), ente pubblico amministrativo dipendente dai Ministeri della Salute, dell’Ambiente, dell’Agricoltura, del Lavoro e del Consumo, ha recentemente pubblicato delle linee guida per un nuovo sistema di etichettatura dei prodotti alimentari relativa al benessere degli animali che segue le orme del Nutri-Score.
Il sistema proposto dall’ANSES prevede una classificazione a cinque livelli del benessere animale che si basa su indicatori scientifici misurati direttamente sugli animali e non solo sulle loro condizioni di allevamento come fa la gran parte dei sistemi di etichettatura attualmente in circolazione.
Classificazione a cinque livelli
Nelle sue linee guida, l’Agenzia raccomanda l’adozione di un sistema che prevede cinque livelli di benessere, dal più alto (A) al più basso (E). Il livello E corrisponde esclusivamente al rispetto dei requisiti imposti dalla legislazione europea sul benessere degli animali durante l’allevamento, il trasporto e la macellazione.
Criteri di valutazione dello “stato di benessere”
La maggior parte delle attuali etichette di benessere degli animali considera solo i sistemi di allevamento utilizzati e i mezzi impiegati per migliorarli. “Questo non è sufficiente – sostiene Julie Chiron, coordinatrice delle valutazioni presso l’ANSES. – Un allevamento di galline ovaiole può avere dei posatoi, ma se le galline non li usano perché non sono facilmente accessibili, ad esempio, questa caratteristica non contribuirà al loro benessere”.
Gli scienziati del gruppo di lavoro dell’ANSES raccomandano quindi che gli indicatori da valutare si concentrino principalmente sullo stato di benessere dell’animale, ovvero che si basino su misurazioni effettuate sull’animale stesso. Questi requisiti si basano sulla definizione di benessere animale (PDF in francese) proposta dall’ANSES nel 2018: “Il benessere di un animale è il suo stato mentale e fisico positivo correlato al soddisfacimento dei suoi bisogni fisiologici e comportamentali e delle sue aspettative. Questo stato varia in base alla percezione della situazione da parte dell’animale”.
Secondo gli esperti dell’ANSES, inoltre, la valutazione del benessere degli animali non dovrebbe fermarsi a quelli destinati alla produzione alimentare. Dovrebbe infatti includere anche gli animali allevati per la riproduzione e la selezione. “In alcuni settori, gli animali da riproduzione vengono allevati all’estero e si sa poco sulle loro condizioni di vita – spiega Julie Chiron. – Questo criterio richiederà a diversi settori di organizzarsi per garantire di avere queste informazioni. Inoltre, non possiamo affermare che un processo di produzione rispetti il ??benessere degli animali se non sappiamo nulla sulle condizioni di vita della generazione precedente, il cui allevamento è soggetto a vincoli specifici, in particolare vincoli sanitari“. Quando non sono disponibili queste informazioni, gli esperti ritengono che i prodotti non debbano ricevere una classificazione superiore al livello C.
I fattori da tenere in considerazione
Gli esperti dell’ANSES hanno identificato i fattori che possono influenzare il benessere di un animale in ogni fase della sua vita: caratteristiche genetiche, metodi di allevamento, formazione dell’allevatore, stabulazione, alimentazione, riproduzione, trasporto e macellazione, nonché misure adottate per garantire una buona salute e limitare l’uso di pratiche dolorose. Per ciascun fattore, il gruppo di lavoro ha proposto un protocollo di valutazione basato su criteri scientifici con indicatori misurabili correlati e raccomandazioni per migliorare il benessere degli animali. Ad esempio, per quanto riguarda l’alimentazione, i criteri proposti sono che l’animale dovrebbe avere alimenti facilmente accessibili adatti alla sua specie ed età, ma anche che dovrebbe essere in grado di soddisfare le esigenze comportamentali legate all’attività di alimentazione, come il pascolo (per i ruminanti), la ricerca di cibo (per i suini) e il beccare (per gli avicoli).
“Il lavoro svolto è rivolto principalmente a scienziati e stakeholder francesi ed europei che intendono sviluppare un quadro di riferimento per l’etichettatura del benessere degli animali – specifica Florence Étoré, che dirige l’unità incaricata della valutazione dei rischi associati alla salute e al benessere degli animali. – Questo quadro dovrà essere adattato a ciascun settore o categoria di animali interessata e sviluppato congiuntamente con i vari attori di questo settore: professionisti dell’allevamento, associazioni per la protezione degli animali e scienziati”.
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