La Ragioneria generale dello Stato ha reso noti gli ultimi dati sul perosnale della Pubblica amministrazione italiana. La sanità è il secondo comparto in ordine di decrescita del personale. Il maggior calo si registra tra il personale non dirigente della sanità: in tutto 4.131 operatori in meno, di cui la maggioranza infermieri (1.723). Per i medici il calo complessivo è stato meno vistoso: solo 294 in meno, ma le corsie diventano sempre più “rosa”. LA RELAZIONE ALLEGATA AL CONTO ANNUALE DELLA RAGIONERIA GENERALE DELLO STATO.
Nel 2016 prosegue l’emorragia di personale del Ssn e le carenze aumentano. Complessivamente il calo è stato del 4,9%, che vuol dire quasi 5mila unità di personale in meno (per la precisione 4.808).
Lo rileva il Conto economico del personale della PA 2016, appena pubblicato dalla Ragioneria generale dello Stato.
Il maggior calo si registra tra il personale non dirigente della sanità: in tutto 4.131 operatori in meno, di cui la maggioranza infermieri (1.723).
Per i medici il calo complessivo è stato meno vistoso: solo 294 in meno, ma le corsie diventano sempre più “rosa”. A calare infatti sono stati soprattutto i medici maschi (-1.231) a fronte di un aumento delle donne medico di 937 unità.
Sempre considerando i medici si registrano anche cambiamenti sugli andamenti delle tipologie di incarico: aumentano quelli “professionali” (+919 tra chi è in esclusiva e chi non) e diminuiscono i primari di -390 unita e chi ha un incarico di struttura semplice (-749 unità).
Ci sono poi 42 veterinari in meno, 47 odontoiatri in meno e 278 dirigenti non medici in meno, di cui 202 sanitari.
Per i farmacisti, si registra complessivamente un incremento di 7 unità, dovuto da un lato alla diminuzione di 11 farmacisti direttori di struttura complessa e 26 di struttura semplice, a fronte di un incremento di 44 farmacisiti con in carichi professionali.
Scendono di 1.050 unità anche gli amministrativi.
Gli unici ad aumentare sono i manager: con 15 direttori generali, 6 direttori sanitari, 10 direttori amministrativi e 22 direttori sociosanitari in più rispetto al 2015.
E a scendere sono anche le retribuzioni medie di alcune categorie. I medici perdono in un anno 183 euro, gli infermieri 50 euro, mentre, al contrario, i veterinari ne guadagnano 654, gli odontoiatri 658, i dirigenti sanitari non medici 49. Il record di guadagni nel settore della dirigenza non medica spetta ai dirigenti del ruolo professionale che guadagnano in un anno 529 euro in più, mentre nel personale non dirigente chi perde di più è il personale tecnico sanitario e chi guadagna di più è quello di vigilanza e ispezione (+108 euro).
“Per gli enti del Servizio sanitario nazionale – si legge nella relazione al Conto annuale – la riduzione avvenuta nel 2016 (4.808 unità) rispetto al 2015 è la seconda più elevata in termini assoluti tra tutti i comparti ed è poco meno della metà di quella registrata l’anno precedente, la più consistente dell’intero periodo considerato (10.325 unità).
Nel confronto con il 2009, anno con il massimo numero di occupati nella sanità pubblica, a fine 2016 risultavano impiegate 45.053 unità in meno. Fattore rilevante, per il comparto in esame, è rappresentato dalla sottoposizione o meno delle Regioni alla disciplina del piano di rientro della spesa sanitaria”.
E nel 2016, sempre secondo i dati della relazione al Conto annuale, aumenta anche l’età media del personale Ssn che passa da una media di 46,9 anni del 2008 (43,5 nel 2001) a 50,6 nel 2016, con gli uomini a 52,5 e le donne a 49,7.
1 febbraio 2018 – Quotidiano sanità