Tensione alta all’interno della maggioranza sulla Sanità dove si allarga la frattura con la Lega. La miccia è partita con un emendamento al decreto liste d’attesa a firma di Claudio Borghi per rendere «raccomandati» e non più obbligatori i 12 vaccini per bambini contro, ad esempio, morbillo, rosolia, parotite e varicella, senza i quali oggi non si può essere iscritti alle scuole per l’infanzia. Una richiesta che strizza l’occhio al popolo no vax che ha scatenato una scia di polemiche e che rischia di continuare anche dopo che oggi la commissione Affari sociali del Senato, dove inizia l’esame del provvedimento, sarà dichiarata l’inammissibilità dell’emendamento per estraneità al decreto sulle liste d’attesa. «Non ho capito perché ci sono dei gonzi che, in caso di dichiarazione di inammissibilità del mio emendamento per la cancellazione della Legge Lorenzin, credono sia una mia sconfitta.
Il braccio di ferro con la Lega, sempre sul decreto liste d’attesa, non finisce comunque qui. Perché tra gli emendamenti della maggioranza che saranno valutati in questi giorni – si punta a chiudere già venerdì per andare poi in aula il prossimo 16 luglio – ce n’è uno sempre leghista (a prima firma di Massimiliano Romeo) che prevede la cancellazione di tutto l’articolo 2 del decreto. In pratica si chiede l’abolizione del nuovissimo Organismo di verifica e controllo sull’assistenza sanitaria da istituire presso il ministero della Salute che avrà il compito – se necessario anche con l’intervento dei Nas – di verificare e sanzionare inadempienze nella gestione delle liste d’attesa dove non sono mancate mai disfunzioni, come quando gli ospedali decidono di chiudere le agende di prenotazione delle prestazioni gestite dai Cup perché sono in overbooking. «È una norma cardine del decreto sulle liste d’attesa. Sull’emendamento deciderà votando la commissione come è giusto che sia, ma ritengo che se cade questa misura tutto il provvedimento ha meno senso», spiega al Sole 24 ore il relatore Ignazio Zullo (FdI). Che difende invece l’altro emendamento della maggioranza (a firma di Forza Italia) che consente la possibilità per il primario di restare in servizio fino ai 72 anni d’età. La misura che viene riproposta ciclicamente e finora sempre bocciata è stata duramente criticata dai medici che l’hanno giudicata «scandalosa»: «L’ossessione di voler riproporre, dopo numerose bocciature, una norma ad personam per consentire ai baroni una carriera infinita è quasi diabolica. Se poi – avverte l’Anaoo Assomed principale sigla dei medici ospedalieri – qualcuno pensa che questa sia la soluzione per risolvere il problema delle liste di attesa è sulla strada sbagliata». Per Zullo però si tratta solo di una misura straordinaria: «Quando c’è una effettiva esigenza di fronte a una grave carenza e non ci sono medici più giovani disponibili bisogna lasciare la possibilità alle Asl di decidere caso per caso». Intanto anche il ministero della Salute lavora al suo pacchetto di modifiche: tra queste l’addio al tetto di spesa sulle assunzioni dal 2025 senza però allargare già per gli ultimi mesi di quest’anno gli spazi assunzionali.