Meno di 3 miliardi di euro nel 2014. Con le ultime limature tecniche al decreto taglia-cuneofiscale l’asticella degli effettivi tagli alla spesa si è ulteriormente abbassata. L’ultima versione del testo prevede per quest’anno interventi riconducibili a una reale “spending” per circa 2,9 miliardi, considerando anche i 75 milioni attesi dalla riduzione dei costi a carico dello Stato per la riscossione fiscale (le commissioni bancarie sui modelli F24). Le misure che producono maggiori entrate assicurano una dote di 3,7 miliardi.
Dai tagli quindi arriva non più del 44% della copertura dei 6,65 miliardi, in termini di effetto sull’indebitamento della Pa, necessari per garantire quest’anno il bonus Irpef da 80 euro mensili. Con la rinuncia in extremis alla riduzione di 30 milioni dei fondi per università e ricerca. E l’aumento, sempre sul filo di lana, della stretta su ministeri e Presidenza del consiglio che sale da 200 a 240 milioni.
Diventa poi più ad ampio raggio l’intervento sulle partecipate (non solo quelle a totale partecipazione diretta dello Stato), che sono chiamate a ridurre i costi del 2,5% nel 2014 e del 4% nel 2015 con un risparmio stimato in 50 milioni per quest’anno e 80 milioni per quello successivo. Per conoscere gli effetti della “potatura” delle municipalizzate occorrerà invece attendere il 2015 quando decollerà il piano che il commissario Carlo Cottarelli dovrà stendere entro il 31 ottobre.
A non essere cifrato è anche il nuovo tetto di 240mila euro lordi annui per gli stipendi dei dirigenti pubblici. Che riguarderà anche le Authority e le società partecipate ma non la Banca d’Italia per la quale la versione finale del decreto prevede solo una norma d’indirizzo: l’Istituto di via Nazionale dovrà autonomamente adeguarsi alle regole introdotte dal decreto. Nello schema di relazione tecnica si afferma che l’intervento lascia immutato il quadro di riferimento a normativa vigente, pertanto le risorse recuperate vanno convogliate nel Fondo di ammortamento dei titoli di Stato. Il Governo non quantifica neppure la platea dei dirigenti che saranno interessati dal tetto.
Sempre lo schema di relazione tecnica evidenzia che non si registrano risparmi effettivi neppure dalla stretta sulle auto blu: le esigue risorse recuperabili vengono considerate assorbite dal maxi-intervento sugli acquisti di beni e servizi della Pa dal quale dovranno arrivare, come annunciato, 2,1 miliardi quest’anno ripartiti equamente, 700 milioni a testa, tra Regioni, enti locali e ministeri.
Proprio i ministeri in ogni caso dovranno far scattare un giro di vite sulle forniture facendo leva sulla Consip da 200 milioni nel 2014 in termini di competenza e cassa (300 milioni dal 2015), che graverà soprattutto su Difesa (75,3 milioni), Economia (41,9 milioni) e Interno (35,1).
Al capitolo dei beni e servizi vengono associati i 400 milioni derivanti dalla rideterminazione dei programmi di spesa per la Difesa nazionale. Ieri nel corso di un’audizione parlamentare il commissario Carlo Cottarelli ha detto di aver proposto al Governo di ridurre la spesa per la difesa di 2,5 miliardi entro il 2016.
Il decreto conferma il taglio di 150 milioni alla Rai e anche la contabilizzazione dei 100 milioni legati alla riforma delle Province. Come previsto la spending scatta anche per Quirinale, Camere e Corte costituzionale: 50 i milioni attesi con misure autonomamente deliberate. Cura dimagrante di 5,5 milioni anche per gli organi di rilevanza costituzionale: gli stanziamenti si ridurranno di 3,1 milioni per la Corte dei conti, di 1,7 milioni per Consiglio di Stato e Tar, di 428mila euro per il Csm e di 195mila per il Cnel.
Un’altra voce significativa è l’intervento sulla remunerazione dei conti di tesoreria e sulle provvigioni di collocamento dei titoli che garantirà quest’anno 250 milioni. Tornando al personale pubblico, dal nuovo giro di vite su consulenze e ricorso ai co.co.co. arriveranno, rispettivamente, 20,1 e 11,3 milioni nel 2014 (60,5 e 33,9 milioni nel 2015). Altri 75 milioni l’anno sono previsti dall’obbligo di pubblicazione telematica di avvisi e bandi di gara senza utilizzare più i quotidiani. Nell’elenco delle voci ancora non cifrate compaiono la fatturazione obbligatoria della fatturazione elettronica e della razionalizzazione dei costi e delle spese di locazione degli immobili pubblici che andrà a regime nel 2015.
Il Sole 24 Ore – 24 aprile 2014