Molte norme sono state annacquate, altre saranno cancellate dalle destre in vantaggio nei sondaggi Gli attivisti: “Fine del motore a combustione, protezione del territorio: tutto tornerà in discussione”
C’era chi aveva il traguardo in vista. Alla legge europea sul ripristino della natura mancava solo la ratifica del Consiglio. E chi è stato spazzato via dalla protesta dei trattori. Così il 6 febbraio è stato ritirato il regolamento Sur per ridurre i pesticidi. C’era chi prometteva bene, ma non ha avuto il tempo di sbocciare — la legge sul monitoraggio dei suoli con la bonifica dei terreni inquinati — e chi ha buone speranze di ripartire dopo le elezioni europee (la nuova norma per ridurre gli imballaggi, soprattutto di plastica). Invischiato nel braccio di ferro tra un Parlamento più severo e un Consiglio più permissivo, l’accordo sui limiti degli inquinanti nell’aria avrà un’ultima chance nel Consiglio del 17 giugno. Altrimenti rischia di scendere dal treno. Terminata la IX legislatura del Parlamento Europeo, iniziata nel 2019, di molte norme ambientali non sentiremo più parlare. Non essendo arrivate all’approvazione, il loro viaggio finirà qui: è difficile che la nuova legislatura le ricicli. Per l’ambiente, di cui oggi si celebra la Giornata Mondiale, non è un bene.
«Ripristino della natura e pesticidi »: sono i fallimenti più amari per Mauro Albrizio, direttore dell’ufficio europeo di Legambiente. La prima norma ambiva a riqualificare il 20% delle zone degradate dal punto di vista naturalistico. La seconda si proponeva di dimezzare i pesticidi in agricoltura entro il 2030. La legge sul ripristino della natura, approvata dal Parlamento a febbraio, era stata così annacquata che il sigillo del Consiglio sembrava una formalità. «Invece Italia, Ungheria e Polonia hanno cambiato posizione, ponendo il veto» lamenta Angelo Bonelli, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra e portavoce di Europa Verde. La legge sui pesticidi, che prevedeva anche la riduzione dei gas serra in agricoltura, è stata cancellata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen quando i trattori hanno invaso Bruxelles a febbraio, con gli agricoltori che urlavano: «Ursula siamo qui». Per Bonelli la ritirata rapida della presidente «è stata un messaggio devastante, un biglietto assai caro che von der Leyen ha pagato alle destre». E che potrebbe non dare i ritorni previsti: , visto che ieri i trattori sono tornati a Bruxelles urlando «No a Ursula e al Green Deal». «Rinunciare ai principi ambientalisti si sta rivelando l’ostacolo più grande per la riconferma di von der Leyen», dice Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club.
Il naufragio di tante leggi ambientali si è registrato tra l’altro nella legislatura più verde che l’Europa abbia mai avuto. Molte piazze nel 2019 erano colorate di bandiere per la natura. Secondo i sondaggi delle prossime elezioni, invece, gli ambientalisti perderanno un terzo dei loro 72 seggi (su 720). «I partiti contrari all’ambiente fanno leva sulla paura» ragiona Domenico Aiello, responsabile della tutela giuridica della natura per il Wwf, chiamato “l’avvocato della natura”. «Abbiamo un osservatorio sulle elezioni e vediamo che nei cittadini vengono instillate paure come dover spendere un sacco di soldi per un’auto elettrica. C’è chi fa campagna elettorale con i sacchetti di farina di grillo, facendo credere che saremo costretti a mangiarla. Si gioca perfino sulla paura del lupo». Von der Leyen aveva proposto l’allentamento della sua tutela, dopoche il suo pony era stato sbranato in Germania. Alle paure sbandierate Bonelli aggiunge la direttiva sulle Case Green approvata a fine maggio — in zona Cesarini — per ridurre gli sprechi energetici degli edifici. «La destra fa credere agli italiani che verranno multati se non pagheranno 60-70mila euro per adeguarsi, ma è falso. I proprietari non hanno obbligo di ristrutturare, né sanzioni. La premier Meloni è un’imprenditrice della paura». Altre leggi che sembrano in cassaforte potrebbero essere riviste nella prossima legislatura: «La fine del motore a combustione interna nel 2035 è soggetta a revisionesulla base delle tecnologie future » spiega Ferrante. «Il regolamento Reach sulle sostanze chimiche, fra i più avanzati al mondo, è avversato dai produttori. Temiamo passi indietro ». Per non parlare dei gas serra. «La Commissione — dice Andrea Crescenzi dell’Istituto di Studi Giuridici Internazionali del Cnr, docente di Diritto Ambientale dell’Ue alla Sapienza — ha adottato la raccomandazione di ridurre le emissioni del 90% entro il 2040. Ma non è una proposta legislativa vera e propria». Sarà la nuova Commissione a entrare nel merito. «E un cambio di direzione è un rischio reale».