Sala gremita, come è ormai tradizione, al convegno “Nuovi argomenti di confronto e discussione in materia di sicurezza alimentare” che si è tenuto venerdì nell’aula magna della Cittadella socio sanitaria di Rovigo. Organizzato da Ulss 18, Simevep e ordine provinciale dei veterinari, l’evento rodigino di approfondimento primaverile è diventato negli anni un atteso appuntamento fisso. Grazie anche all’impeccabile regia di Francesco Monge e Tiziano Rossin, quest’anno è stato possibile condensare in una sola giornata problematiche giuridico-economiche, aggiornamento normativo, scientifico e professionale. Spaziando dalle criticità del sistema di allerta comunitario, alla definizione dell’origine territoriale dei prodotti alimentari, alle implicazioni dell’entrata in vigore, il 13 dicembre prossimo, del regolamento Ce 1169/2011, al quadro europeo sulle zoonosi a trasmissione alimentare.
Ma anche agli aspetti igienico sanitari dei “nuovi cibi”, alle implicazioni dell’uso dei nanomateriali e dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma. La centralità della sicurezza alimentare in ambito sanitario è stata evidenziata dal direttore generale dell’Ulss 18, Arturo Orsini, nel suo indirizzo di saluto. Orsini ha ricordato come la stessa Regione Veneto nella stesura del Pssr avesse riservato a questo tema grande interesse. A rappresentare la Società italiana di medicina veterinaria preventiva Riccardo Murari, direttore del servizio Igiene degli alimenti dell’Ulss 20, che ha moderato i lavori della mattinata. “Sostituito” nel pomeriggio dal direttore della Sezione veterinaria e sicurezza alimentare della Regione Giorgio Cester.
Di grande interesse la relazione dell’avvocato Neva Monari del foro di Torino, esperta in diritto alimentare. Una prospettiva tutta incentrata sulle ragioni delle aziende produttrici, Monari ha saputo sottolineare criticità e conseguenze della non corretta attivazione del sistema Rasff. Il legale ha ripercorso due casi simbolo: il blocco dopo l’allerta per la presenza del colorante Sudan I nel peperoncino nel 2003 e quello per l’Itx rinvenuto nel latte per lattanti nel 2005. “In molti casi – ha detto Monari – il grave pericolo per la salute pubblica non esisteva”. Da qui danni a volte enormi per le aziende coinvolte. Quali correttivi introdurre? Molti gli spunti affrontati tra cui la necessità di tempestività nella valutazione del rischio, che, ha ricordato, il legislatore comunitario mette in capo ai singoli stati membri. E ancora le competenze territoriali degli organi di controllo e la questione della riservatezza sui nominativi delle aziende oggetto di allerta.
E’ seguita la brillante relazione di Valerio Giaccone, ordinario di ispezione degli alimenti all’Università di Padova, che, affrontando il tema dei “novel food”, ha affascinato gli oltre 200 partecipanti con gli aggiornamenti in tema di entomofagia e nuovi alimenti “marini”, come alghe e meduse.
Sull’uso degli insetti come alimento, Giaccone ha ricordato i nuovi indirizzi che indicano il loro utilizzo anche nell’alimentazione animale. Ma gli insetti, ha spiegato il docente, non sono considerati “alimenti” perché non rientrano nella nostra tradizione alimentare. Lo stesso Ministero della Salute in una nota recente lo ha rimarcato, sottolineando come oggi gli insetti potrebbero ottenere la certificazione solo come “novel food”, pratica che però allo stato necessita di circa 3 anni di tempo per essere portata a compimento.
Ma il focus dell’intervento di Giaccone erano i nuovi cibi “marini”. Dalle alghe nelle loro diverse specie, rosse, verdi e brune, con le caratteristiche organolettiche, i contenuti proteici, gli impieghi nell’alimentazione animale, in farmacologia, come addensanti negli alimenti o come biomasse. E con un occhio di riguardo al problema dei residui chimici, dove a preoccupare è soprattutto la presenza di cadmio. Altro grande orizzonte quello delle meduse, già largamente utilizzato dalle popolazioni cinesi che le preparano trattandole con rilevanti quantitativi di sale e allume di rocca.
Origine e provenienza dei prodotti alimentari l’argomento sviscerato invece dall’avvocato Carlo Correra, esperto di diritto alimentare, che ha sollevato alcune criticità della legislazione comunitaria e italiana e sulla loro applicazione. Origine e provenienza, ha esordito Correra, sono due concetti chiari, ribaditi anche dalla Corte di cassazione, che si riferiscono il primo al territorio di produzione, il secondo all’impresa produttrice. Ma per il legislatore comunitario diventano invece equivalenti. Correra ha quindi affrontata le criticità dell’articolo 4 comma 49 e 49 bis della legge 350/2003. Pensata per proteggere il made in Italy, la normativa in realtà, ha rilevato il legale, introduce la distinzione tra informazione “falsa” e informazione “fallace”, riducendo quest’ultima fattispecie a illecito amministrativo. Secondo Correra sulla materia si era espresso con maggiore chiarezza il codice penale. Anche il legale salernitano ha riportato un’ampia casistica giudiziaria, a partire dal doppio concentrato di pomodoro cinese trasformato in Italia in triplo concentrato o al caso della cagliata vaccina europea utilizzata per produrre formaggio italiano per pizzerie. Correra non ha risparmiato accenti polemici sulla magistratura giudicante, auspicando una maggiore preparazione specifica in materia alimentare.
L’entrata in vigore del regolamento 1169/2011, le nuove norme sull’etichettatura che ne estendono il campo di applicazione, è stato invece il focus dell’ampia relazione dell’avvocato Afro Ambanelli del foro di Parma, che ha ricordato l’avvicinarsi della scadenza del 13 dicembre 2014, mentre per l’etichetta nutrizionale l’obbligatorietà scatterà solo dal 2016 (ma potrà essere applicata anche prima su base volontaria). L’Italia, ha spiegato Ambanelli, verrà quindi chiamata ad adeguare le norme del dlgs 109/1992. Il legale ha compiuto una carrellata degli obblighi introdotti dalla nuova normativa europea, delle indicazioni rese obbligatorie e non (come l’assenza dell’indicazione del lotto). Ma ha affrontato anche il tema del Tmc e della data di scadenza, le particolarità per le preparazioni a base di carne (“carne ricomposta”) e altro ancora.
A chiusura della mattinata una tavola rotonda in cui gli esperti hanno risposto alle numerose domande dei partecipanti. Nel pomeriggio ampio spazio ai ricercatori dell’Istituto zooprofilattico – Stefano Marangon, Antonia Ricci e Renzo Mioni – con gli ultimi aggiornamenti scientifici in materia di zoonosi a trasmissione alimentare, implicazioni dei nano materiali nella sicurezza alimentare e aspetti normativi e igienico sanitari dei prodotti ortofrutticoli di IV gamma. Relazioni sulle nuove frontiere dell’attività di ricerca dell’IzsVe che sono state particolarmente seguite da un pubblico proveniente da tutt’Italia.
A cura ufficio stampa del Sivemp Veneto – 31 maggio 2014 – riproduzione riservata