A vincere sono i medici del pronto soccorso e dietro, ben piazzati, ci sono i pediatri e gli internisti. È composto così il podio degli introvabili, i camici bianchi che più mancano e mancheranno nei prossimi anni negli ospedali pubblici italiani. Professionisti già adesso difficili da trovare, con i concorsi a loro dedicati che vanno deserti o quasi, e che nel futuro prossimo saranno merce rara. Le uscite per pensionamenti infatti non vengono compensate dagli ingressi dei giovani nel sistema.
Si viene così a creare uno sbilanciamento che depaupera gli ospedali, e contro il quale ormai da molto tempo ministero e regioni dichiarano di battersi, ma evidentemente senza grande successo. A stilare la classifica è il principale sindacato italiano dei medici ospedalieri, l’Anaao, che ha dedicato uno studio alle carenze. Il lavoro si potrebbe rivelare utile anche per i giovani laureati che devono decidere in quale disciplina specializzarsi.
La classifica, dunque. Anaao ha preso in considerazione cosa succederà da qui al 2025, con tanto di dati. Cioè ha confrontato quanti specialisti si formeranno e quanti altri andranno in pensione per raggiunti limiti di età (quota cento o no, visto che il termine temporale preso in considerazione riguarda più anni futuri). Ebbene, in Italia, se le cose resteranno come sono oggi, tra sei anni mancheranno 4.180 medici dell’emergenza-urgenza. Si tratta di una disciplina specialistica giovane che introduce a un lavoro considerato molto duro. Seguono i pediatri con 3.323, gli internisti con 1.828, gli anestesisti con 1.395 e i chirurghi generali con 1.274.
Anaao parla di fallimento della programmazione del numero di specialisti per regione e disciplina. “Ogni anno si laureano circa 10mila medici, ma i contratti per la formazione specialistica nel 2018 sono stati poco meno di 7mila, determinando il cosiddetto imbuto formativo, che negli anni ha accumulato un limbo di 10mila giovani medici”. Questi laureati tentano il concorso per le scuole di specializzazione l’anno dopo o cercano fortuna all’estero.
Se lo fanno, calcola il sindacato, scelgono soprattutto Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia. Si tratta di un danno per il nostro Paese visto che “l’investimento per la loro formazione scolastica e universitaria, è di circa 150-200mila euro per medico, il costo di una Ferrari”.
Anaao è uno dei sindacati che ha proclamato lo sciopero per il 25 gennaio, cioè appena due mesi dopo quello del 23 novembre scorso. È un periodo di grande fermento per i camici bianchi.
“La situazione è grave e richiede provvedimenti rapidi oppure in futuro le cose andranno ancora peggio — dice il segretario del sindacato, Carlo Palermo — Ci vogliono assunzioni e più posti di formazione. Del resto queste cose erano inserite nel contratto di governo”. Secondo i professionisti, le condizioni nei reparti ospedalieri e nei servizi territoriali stanno degenerando.
E organizzare il lavoro tra reperibilità e guardie, è sempre più complicato. Soprattutto nei reparti in testa alla classifica delle carenze.