Repubblica. Nei giorni delle proteste di piazza in Francia e Germania, l’Italia conserva una coesione e una pace sociale invidiabili. Ma qualcosa rischia di incrinarsi anche nel nostro Paese se le disuguaglianze di reddito e benessere, già presenti, dovessero accentuarsi.
Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, rilancia i dati del Centro Studi LegaCoop che mettono in guardia da questo scenario oscuro. Sei intervistati su 10 considerano possibili delle forme di protesta e insofferenza verso persone benestanti, che rischiano di apparire privilegiate. D’altra parte, negli scenari di crisi c’è chi è più in difficoltà degli altri. I residenti del Sud Italia, i minori e gli immigrati. Duro accettare che 1,4 milioni di bambini siano in una condizione di “povertà assoluta” nel Paese, come peraltro il 32,4% tra gli stranieri residenti.
Al convegno “La filiera dei beni di consumo nell’era dell’incertezza”, Ghisleri spiega anche che le famiglie italiane si sono fatte formiche. Prima di spendere per la tavola, mettono in campo una strategia di risparmio quasi maniacale. L’attenzione è molto maggiore finanche dell’era del Covid. Durante la pandemia, la tavola ha funzionato da consolazione per tante persone, costrette in casa. E se era difficile spendere per la vita sociale a casa dei lockdown continui, quantomeno si scialava al supermarket. Adesso — in un clima di spese generali tornate alla normalità — una persona su due rinuncia ad acquisti di getto e si ripromette una attenta “pianificazione” della spesa alimentare. Non solo. Una persona su tre è disponibile a girare — di negozio in negozio — pur di trovare l’offerta più vantaggiosa. Una persona su tre sacrifica lo “sfizio”, il prodotto inutile. D’altra parte, l’inflazione ha la forza di un incendio. Divampa, forte. Poi arretra lentamente anche quando le cause dell’innesco si attenuano.
In un Paese disincantato e preda dell’astensionismo elettorale, la metà della popolazione si colloca in una specie di limbo. Quasi il 30% è alla finestra, in attesa degli eventi. Il 17,6% è addirittura rassegnato a un peggioramento della situazione. Normale che la fiducia verso il nuovo governo, in questo clima, si incrini. Otto italiani su 10 danno un giudizio “molto negativo” sulla situazione economica.
Le paure degli italiani, vecchie e nuove. Tante persone (il 22,2%) sono preoccupate di essere sorprese da un problema di salute. Il 10% individua nella guerra ucraina una fonte continua di paura e angoscia.