I numeri sono di tutto rispetto: cento nuovi ristoranti in tre anni, tremila assunzioni. Il piano imprenditoriale di McDonald’s in Italia nelle ultime settimane ha fatto molto discutere. Pubblicità accattivante e massiccia, il gigante Usa ha lanciato una vera e propria offensiva per “conquistare” il nostro Paese. E scalzare pizza e pasta dalle preferenze di un’Italia in recessione. Dove ha, per il momento, una quota di mercato risicatissima, il 2% appena. La stampa estera ha presentato l’operazione in termini economici e di posizionamento, ma ha evidenziato anche quello che rappresenta da un punto di vista culturale – una sorta di tentativo di colonizzazione – con toni più accentuati rispetto a quella nazionale. Sulla qualità del lavoro nella grande multinazionale sono intervenuti i sindacati.
Ma in gioco c’è anche altro: due diversi modelli di alimentazione e di vita. Dal fast food alla dieta mediterranea il salto qualitativo non è di poco conto. Il nostro è un modello di alimentazione che ha fatto scuola nel mondo. Mentre quello proposto da McDonald’s non è certo un corretto stile di vita. Gli stessi statunitensi lo definiscono junk food. E allora?
Proviamo a chiederci cosa rischiano di costarci quei tremila posti di lavoro. In termini economici di filiera produttiva e distributiva, ad esempio. O in termini di prevenzione e di salute. Siamo convinti davvero che i conti tornino?
Il gigante Usa alla conquista del paese della pizza
Reuters – Il gigante Usa McDonald’s è convinto che l’Italia, oggi nel mezzo di una pesante recessione, sarà una delle aree che potranno offrire un maggiore potenziale di crescita al suo business nel prossimo decennio e punta ad aprire più di 100 nuovi ristoranti nei prossimi tre anni con cui convertire gli amanti della pizza ai suoi hamburger. In un paese in cui gli investimenti esteri sono calati di quasi il 30% dal 2007, McDonald’s intende spendere 350 milioni di euro solo per costruire nuovi ristoranti e promette di assumere 3.000 persone entro il 2015 per ampliare la sua quota di mercato.
Mentre l’Italia si trova bloccata in recessione dalla fine del 2011, con una disoccupazione che ha raggiunto picchi record tra i giovani, McDonald’s ha così comunicato il suo impegno ad accrescere la forza lavoro locale del 15% a circa 20.000 persone in tre anni attraverso una massiccia campagna pubblicitaria, ricorrendo anche alla firma di Gabriele Salvatores per lo spot televisivo, in cui tre giovani membri del personale in uniforme assicurano che è bello lavorare per la catena di fast-food. Il gruppo statunitense, che ha messo piede in Italia per la prima volta 27 anni fa, ed è stata inizialmente accolto con sospetto nel paese di pizza e pasta, ha lanciato ora una vera e propria offensiva pubblicitaria giocata sul patriottismo degli italiani. «L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro», recita l’annuncio stampato in Italia sui maggiori quotidiani dall’inizio dell’anno, citando il primo articolo della Costituzione italiana.
«McDonald’s considera la crisi del debito della zona euro passeggera e, a livello globale, ha affiancato l’Italia al gruppo dei Bric (Brasile, Russia, Cina e India) nel definire i paesi che offriranno alla società maggiori opportunita’ di crescita nei prossimi dieci anni”, ha detto a Reuters l’AD di McDonald’s Italia Roberto Masi Masi. L’obiettivo della società italiana della catena di fast-food con i nuovi investimenti è di aumentare la propria quota di mercato nel settore della ristorazione non di lusso al 3% entro il 2015 partendo da un attuale 2%, ben sotto il 10-12% in Francia e Spagna
Eppure, l’investimento McDonald ha incontrato scetticismo in alcuni ambienti, il che mostra come il gruppo incontri ancora ostacoli culturali da cancellare in Italia.
La Cgil ha sottolineato, da parte sua, che l’80% del dipendenti ha contratti part-time e che devono essere disponibili a lavorare nei turni serali e la domenica e ha accusato gli annunci del gruppo di “retorica inutile e fuori luogo”. La società ha ribattuto che, sebbene a maggioranza part-time, i contratti di lavoro sono in gran parte a tempo indeterminato.
Slow Food Italia, che si sforza di preservare la cucina tradizionale e regionale, ha rimarcato come il menu McDonald’s non sia in grado di fornire una dieta equilibrata su base giornaliera.
redazione S.V. – 5 febbraio 2013 – riproduzione riservata