Repubblica. Professori e operatori scolastici, forze dell’ordine e militari, guardie carcerarie e detenuti. Dalla prossima settimana, via ai vaccini anche per loro, o meglio per gli under 55 di queste categorie a cui andrà il vaccino di AstraZeneca che tra lunedì 8 e domenica 21 febbraio consegnerà il primo milione di dosi. Pfizer e Moderna, invece, verranno riservati agli over 80 e alle persone fragili e ad alta vulnerabilità che le regioni cominceranno a vaccinare, in ordine sparso, dalla prossima settimana con le dosi distribuite non più in base alla popolazione residente ma in proporzione agli anziani da mettere in sicurezza. Questo il nuovo piano vaccini (14 milioni di dosi in tre mesi) rimodulato dal governo d’accordo con i governatori, mentre per oggi è atteso il responso del Comitato tecnico scientifico chiamato a dare il nulla osta alla riapertura degli impianti sciistici dal 15 febbraio. Almeno nelle regioni gialle, e in attesa di sapere se e quando sarà possibile riprendere a spostarsi tra le regioni. L’orientamento del governo uscente era allungare il blocco (al momento previsto fino al 15 febbraio) alla data di scadenza del Dpcm, il 5 marzo. Ma a chi spetterà prendere la decisione? Ai ministri uscenti o al nuovo governo? Se ne parlerà non prima della prossima settimana.
Nove milioni di immunizzati
Con le dosi su cui si dovrebbe poter contare ( 14 milioni in arrivo da qui ad aprile) il governo punta a immunizzare altri sette milioni di italiani oltre ai 2 milioni della fase 1. Dopo medici, operatori sanitari e ospiti delle Rsa, l’obiettivo del nuovo piano è mettere in sicurezza i quattro milioni e mezzo di over 80, i disabili e le persone affette da gravi patologie. Che dovranno però dividersi le fiale di Pfizer e Moderna. Paradossalmente potrebbero arrivare prima i più giovani tra insegnanti, operatori della scuola, forze dell’ordine e militari, guardie carcerarie e detenuti. Per loro ci sono, fino a giugno, 4,4 milioni di dosi AstraZeneca. Ma c’è una larga fascia, tra i 55 e i 65 anni ( il 28%) che dovrà mettersi in coda e attendere il turno per Pfizer e Moderna. «Il tetto anagrafico di AstraZeneca potrebbe essere superato in futuro dopo ulteriori valutazioni scientifiche — ha detto il ministro Speranza — E sul vaccino russo non dobbiamo avere timori delle origini, quello che per noi è importante è il passaggio Ema». «L’accordo raggiunto con le Regioni è molto importante, la crisi non pregiudicherà il lavoro fatto», dice il ministro Francesco Boccia Produrre subito Reithera
L’obiettivo delle Regioni è partecipare al sostegno allo Spallanzani per avviare subito la produzione del vaccino italiano. «La nostra proposta — spiega il governatore dell’Abruzzo Marco Marsilio — è finanziare la produzione anticipata del vaccino in modo da essere pronti quando sarà data l’autorizzazione. Il commissario Arcuri ci farà sapere a brevissimo tempi e costi dell’operazione».
Già 2.300 centri vaccinali
Oggi si chiude il bando per la realizzazione delle contestate “primule” (i padiglioni vaccinali) del commissario Arcuri, ma le Regioni hanno già dato la disponibilità di 2.300 punti pronti per aprire la campagna di massa: teatri, fiere, palasport, centri culturali.
L’accordo con i medici di base
Alcune centinaia di medici e infermieri selezionati dal commissario per l’emergenza sono già stati inviati nelle Asp per rafforzare le squadre di vaccinatori. Ma la svolta è nell’accordo quadro nazionale per l’utilizzo dei medici di famiglia: i sanitari dovrebbero ricevere 10 euro per una somministrazione in studio, 28 euro se l’iniezione avviene invece in casa del paziente.
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