La truffa scoperta nel Regno Unito riguarda decine di associazioni di beneficenza tra cui tre italiane: erano falsi intestatari di fondi di investimento offshore in paradisi fiscali, una situazione che permette di sfuggire ai controlli del fisco
LONDRA – Decine di associazioni di beneficenza, incluse tre italiane, vengono sfruttate a loro insaputa da evasori fiscali per nascondere i propri fondi all’estero e non pagare le tasse. Lo ha scoperto il Sunday Times, grazie alla soffiata di un anonimo informatore che ha fatto pervenire al giornale londinese 2 milioni e mezzo di documenti da uno dei paradisi fiscali usati dai grandi evasori. La truffa funziona così: si crea un “offshore trust”, un fondo di investimenti collocato presso uno dei luoghi divenuti noti come paradisi fiscali, e si nomina come beneficiario un’associazione di carità. Tale status permette di sfuggire alla maggior parte dei controlli delle autorità del Regno Unito, così come di altri paesi. Ma in realtà l’associazione citata come beneficiario non ne sa nulla, e ovviamente non riceve alcun denaro dal fondo.
Tra le associazioni strumentalizzate dall’imbroglio ci sono la Croce Rossa, Amnesty International, Greenpeace, Cancer Research e molte altre. Fra queste, il Sunday Times ha trovato nei documenti che gli sono arrivati anche tre associazioni di carità del nostro paese: l’Unione Italiana Ciechi, il Centro Bambino Maltrattato e la Lega Italiana per la Lotta all’Aids. Tutte e tre, interpellate dal giornale britannico, hanno dichiarato che non erano a conoscenza del “trust” creato a loro presunto beneficio e che non hanno mai ricevuto da esso alcuna donazione. Come la Croce, Rossa, Amnesty e Greenpeace,
scrive il Sunday Times, anche le tre associazioni di beneficenza italiane stanno ora considerando la possibilità di indire un’azione legale per chi si è appropriato illecitamente del loro nome e anche per vedere se, a questo punto, possono reclamare almeno una parte dei fondi nascosti a questo modo.
Le tre associazioni italiane sono citate come beneficiarie di un fondo di investimenti creato a Londra, afferma il giornale della capitale britannica, appositamente per “ricchi italiani”. Nell’articolo del Sunday Times non viene nominato personalmente nessun individuo responsabile di questo tipo di imbrogli , tranne uno: Paul Hogan, l’attore australiano noto per avere interpretato la serie di film su “Crocodile Dundee”, già indagato per evasione fiscale in altre circostanze, che avrebbe piazzato 34 milioni di dollari in un fondo offshore chiamato Carthage Trust, il quale citava come beneficiari la Croce Rossa. Hogan ha ammesso che si trattava di un imbroglio, commesso – a suo dire – per “proteggere la mia privacy”.
Esperti citati dal Sunday Times indicano che potrebbero esserci decine di migliaia di “charity trust”, ossia di fondi di investimento ufficialmente creati a beneficio di associazioni di carità, in realtà con il solo scopo di evadere le tasse. Le associazioni di beneficenza non hanno modo di controllare se qualcuno crea un “trust” a loro nome. Adesso, dopo lo scoop del domenicale londinese, il ministero del Tesoro britannico aprirà un’inchiesta per scoprire chi sono gli individui che, per non pagare le tasse, sfruttano il nome di chi cura i malati e protegge i deboli.
(28 aprile 2013) – Repubblica