Se nel corso del 2022 si è continuato a registrare un andamento positivo della crescita del mercato nazionale per la cura dei Pet – come evidenziato nel Rapporto Assalco-Zoomark 2023, secondo cui gli animali da compagnia nelle famiglie italiane hanno raggiunto quota 65 milioni (10 i gatti, 9 i cani) – i primi dati disponibili relativi al 2023 segnalano un’inversione di tendenza. Colpa dell’inflazione e della crisi che ha segno il Paese negli ultimi mesi.
Il rapporto Italia 2023 mostra una decrescita (-5% rispetto al 2022, – 7,5% al 2021) del numero degli italiani che possiede un animale domestico. Secondo i dati rilevati da Eurispes, infatti, il numero di chi dichiara di possedere un pet è oggi del 32,7%, con una preferenza rivolta a cani (42%) e gatti (34,4%). Pesci e uccelli seguono rispettivamente con il 4,5% e il 4,3% delle preferenze.
Per quanto riguarda il numero di animali posseduti, il 17,2% dichiara di averne accolto più di uno, mentre il 15,5% si ferma alla singola unità. Il Centro del Paese è al primo posto di chi possiede uno o più animali in casa (36,4%); seguono il Nord-Ovest (35,1%), le Isole (35%), il Sud (33,5%) e da ultimo il Nord-Est (23,2%). Il Nord-Ovest si distingue anche per la percentuale più alta di chi possiede più di tre animali (6,7%), mentre nelle Isole è maggiormente diffusa la tendenza a ospitarne uno solo (22,1%).
Scende anche la spesa mensile dedicata al proprio animale da compagnia, che si attesta tra i 31 e i 100 euro, cifra destinata soprattutto alle voci salute e alimentazione. Il 18,7% di chi ha un animale in casa dichiara di spendere meno di 30 euro al mese per i propri pet, percentuale che sale al 28,4% (vs 31,1% al 2022) nella fascia compresa tra i 31 e i 50 euro e al 33,2% nella fascia 51-100 euro. Il 12,1% spende una cifra tra i 100 e i 200 euro al mese, mentre solo il 3,2% tra i 200 e i 300 euro mensili. Da segnalare che un 4,4% della popolazione spende più di 300 euro al mese, percentuale che un anno fa si fermava all’1,6%.
Circa un terzo degli intervistati ha dichiarato di aver ridotto le spese. Escludendo l’acquisto di medicinali, i tagli si concentrano in particolare sull’acquisto di cibi meno costosi (35,8%) e sulla rinuncia ad adottare nuovi animali (36%), ma c’è anche chi si è trovato costretto a rinunciare a cure o interventi chirurgi costosi (28,5%) e a ridurre la frequenza delle visite veterinarie (26,3%).
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