La crisi si abbatte sui consumi alimentari. Come per i costi delle bollette, anche sul cibo si fa sentire l’aumento dei prezzi. Ed è così che crolla l’acquisto dei prodotti più cari, tipo carne e pesce, mentre volano i carrelli dei discount.
È questo il quadro disegnato dall’analisi messa a punto da Nomisma per la Cia – Agricoltori Italiani, presentata alla IX Conferenza nazionale dedicata all’economia, in una due giorni, 8 e 9 febbraio 2023, al Palazzo dei Congressi a Roma.
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Gli italiani infatti – viene spiegato nello studio “Le nuove sfide per l’agricoltura italiana” – sono più preoccupati della media Ue per l’inflazione, per il rischio povertà e per la guerra: il 51% dei cittadini è in difficoltà economica contro il 45% del resto dell’Europa.
Gli effetti si fanno sentire soprattutto sui consumi alimentari, tanto che l’84% cambia le proprie abitudini e il 46% dice “no” al superfluo. Il taglio riguarda soprattutto i prodotti più costosi, tipo carni rosse (-14%), pesce (-9%), salumi (-8%), vino (-6%). Soltanto il 22% non rinuncia alla qualità. Sul fronte opposto prendono il largo i discount, che crescono al ritmo del +12% in un anno.
In particolare l’inflazione pesa su tutto il settore food, con una crescita del +13,1% nell’anno, e picchi per determinati prodotti come la pasta (con prezzi saliti del +20%), i lattiero caseari (+17,4%) e l’olio (+16,2%).
La crisi si avverte anche a livello generale, dal momento che – dopo la spinta nel post covid-19 – stiamo attraversando un momento di stallo: si conferma tra le principali dell’Unione Europea, a 72,4 miliardi di valore alla produzione, ma la variazione positiva è dovuta essenzialmente grazie all’impennata dei prezzi agricoli (+21%).
L’Italia agricola però si distingue in Europa per le attività connesse come agriturismi, fattorie sociali e didattiche, agroenergie. Un universo che vale 5,3 miliardi, incidendo sulla produzione totale per il 10%, contro appena il 4% in Ue; un elemento importante dal punto di vista economico ma anche sociale perché preserva il capitale umano nelle aree rurali. Si registrano due velocità, con il Centro Nord molto più avanti in fase di integrazione della multifunzionalità (Nord Ovest 12%, Nord Est 10%, Centro 9%), rispetto al Sud (al 2%).
In evidenza poi il divario cronico dei servizi e delle infrastrutture tra città e aree interne, dove sale al 28% il rischio di esclusione sociale ed è maggiore l’incidenza dei Neet (i giovani che non hanno impiego, non lo cercano e non studiano) al 22% in Italia rispetto al 15% della media Ue.
L’agricoltura paga anche i ritardi infrastrutturali e digitali; il nostro Paese è ancora al 18esimo posto in Ue, dietro alla Slovenia, alla Lituania e alla Lettonia.
C’è poi un approfondimento, da non sottovalutare, dedicato al novel food: da una parte l’aumento dei prodotti a base di insetti che in Europa toccherà, entro il 2030, 260mila tonnellate per oltre 390 milioni di consumatori, dall’altra il mercato mondiale della carne sintetica che ha già registrato investimenti da capogiro, pari a 1,3 miliardi. La ricerca cerca di offrire un insieme di riflessioni contro derive pericolose, soprattutto sul cibo sintetico; derive che potrebbero minare una corretta alimentazione e soprattutto il made in Italy.
Secondo Nomisma, nel giro di poco tempo, ci sarà un maggior impiego di insetti come ingredienti nei prodotti alimentari, con una produzione Ue in crescita di 180 volte a partire dal 2019 fino al 2025, passando da 500 a 90mila tonnellate per arrivare a 260mila nel 2030.
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