Il Mattino di Padova. Andrea Crisanti, direttore della Microbiologia e Virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova, numeri alla mano, lancia il suo monito affinché si analizzino i dati, affinché in nome di una velocità “molto discutibile”, non si butti a mare la precisione nel risultato del test. “In ballo c’è la salute pubblica”, afferma il professore. “Lo abbiamo dimostrato con i numeri: il testa antigenico rapido che ho analizzato da tre falsi negativi ogni dieci. Significa che nelle maglie dello screening lasciamo girare liberamente tre positivi che per lo più sono convinti di essere negativi”
Uno sguardo alle carte e Crisanti scuote la testa: “La Regione Veneto è capofila di una gara da 148 milioni per acquistare milioni di test rapidi per mezza Italia. La richiesta di poter allargare lo screening con i test rapidi al Comitato tecnico scientifico però è partita dalla Regione solo il 20 ottobre. Mi chiedo su che base scientifica è stata redatta questa gara. E l’assegnazione avverrà sulla base di un’autocertificazione della ditta? Questi test non sono mai stati certificati da nessuno”.
Crisanti è durissimo: “I test antigenici rapidi hanno problemi giganteschi. L’unico strumento validato fino ad ora è il test molecolare. Nutro già i miei dubbi sul suo utilizzo nello screening della popolazione: è follia utilizzarlo per i medici, per gli infermieri. E per non parlare delle Rsa, le residenze per anziani. Sappiamo cosa è accaduto a marzo: lo screening nei luoghi dove ci sono le persone più fragili non può essere affidato a dei test che hanno percentuali di errore che nel mio laboratorio abbiamo stimato sfiorare il 30 per cento. E il test sbaglia solo sui negativi, dando risultati falsati che possono avere un impatto importante sulla curva epidemiologica.
Crisanti poi punta il dito sul caso Treviso, provincia veneta che da tempo ormai guida la triste classifica dei positivi al Covid 19: “A Treviso l’utilizzo del test rapidi è stato massiccio. Questo è innegabile”. Crisanti sottolinea come il test rapido sia nato per sottoporre a screening determinate comunità: “Per la scuola può essere un buon alleato, ma per le strutture ospedaliere assolutamente no. Una catena di contagio in un ambiente ospedaliero può avere effetti devastanti. In questo momento di stress per il sistema sanitario nessuno può permettersi un operatore malato”.