Lo prevede una raccomandazione approvata il 25 gennaio dal Consiglio Europeo che entrerà in vigore dal 1 febbraio insieme alla nuova validità del Green Pass fissata in 9 mesi a partire dal 14° giorno dopo il ciclo vaccinale primario o dalla dose di richiamo. E dalla Commissione UE arriva l’invito a rivedere le misure di contenimento dei viaggi supplementari introdotte da alcuni Stati membri nelle ultime settimane, che hanno reso i viaggi nell’UE più complicati e meno pianificabili.
Per muoversi nella UE non ci si dovrebbe basare più sulla situazione epidemiologica delle singole nazioni ma solo sulla base della situazione personale del viaggiatore.
Lo prevede una nuova raccomandazione approvata oggi dal Consiglio Europeo che entrerà in vigore dal 1 febbraio insieme alla nuova validità del Green Pass (stabilita dalla Commissione UE il 21 dicembre scorso) che sarà fissata in 9 mesi a partire dal 14° giorno dopo il ciclo vaccinale primario o dalla dose di richiamo.
La raccomandazione – spiega il Consiglio Europeo – nasce dall’evoluzione della campagna vaccinale anti-Covid che ha visto crescere progressivamente il numero dei vaccinati nella UE e dalla contestuale adozione del Certificato digitale (il green pass) europeo.
Secondo la nuova raccomandazione del Consiglio Europeo, quindi, le misure di restrizione dei movimenti dovute al Covid dovrebbero essere applicate tenendo conto solo dello stato della persona anziché della situazione a livello regionale, ad eccezione delle aree in cui il virus sta circolando a livelli molto elevati.
In particolare si raccomanda di assicurare la libertà di viaggiare:
1. a chi ha effettuato la vaccinazione trascorsi almeno 14 giorni e non più di 270 giorni dall’ultima dose della serie di vaccinazioni primarie o dalla dose di richiamo (il Consiglio UE specifica poi che gli Stati membri potrebbero anche accettare certificati di vaccinazione per vaccini approvati dalle autorità nazionali o dall’OMS).
2. a chi ha un risultato negativo del test PCR ottenuto non più di 72 ore prima del viaggio o un test antigenico rapido negativo ottenuto non più di 24 ore prima del viaggio.
3. a chi ha un certificato di guarigione indicante che non sono trascorsi più di 180 giorni dalla data del primo risultato positivo del test.
Mentre alle persone che non sono in possesso di un certificato Covid digitale UE potrebbe essere richiesto di sottoporsi a un test prima o non oltre 24 ore dopo l’arrivo.
I viaggiatori con una funzione o necessità essenziale, i frontalieri e i minori di 12 anni dovrebbero essere esentati da tale obbligo.
Mappa delle regioni dell’UE
In ogni caso, specifica il Consiglio UE, il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC) dovrebbe continuare a pubblicare la sua mappa delle regioni degli Stati membri indicando il potenziale rischio di infezione secondo l’ormai classico sistema a semaforo (verde, arancione, rosso, rosso scuro).
Ma con un novità: oltre al tasso di notifica dei nuovi casi a 14 giorni e al test rating di positività la mappa dovrà tener anche conto del tasso di vaccinazione.
Inoltre, a differenza di oggi, secondo la raccomandazione del Consiglio UE, le restrizioni da applicarsi eventualmente a livello nazionale dovrebbero essere limitate solo ai viaggi da e verso le aree rosso scuro.
In questo caso la raccomandazione del Consiglio UE suggerisce che andrebbero in generale sconsigliati questi viaggi se non essenziali e che in ogni caso potrebbe essere richiesto alle persone in arrivo da quelle zone che non sono in possesso di un certificato di vaccinazione o di guarigione di sottoporsi a un test prima della partenza e di mettersi in quarantena dopo l’arrivo.
Freno di emergenza
Con la nuova raccomandazione, viene anche rafforzato il cosiddetto “freno di emergenza” per rispondere all’emergere di nuove varianti di preoccupazione o interesse. Quando uno Stato membro impone restrizioni in risposta all’emergere di una nuova variante, il Consiglio, in stretta collaborazione con la Commissione e sostenuto dall’ECDC, dovrebbe riesaminare la situazione. La Commissione, sulla base della regolare valutazione di nuove prove sulle varianti, può anche suggerire una discussione in seno al Consiglio.
Durante la discussione, la Commissione potrebbe proporre al Consiglio di concordare un approccio coordinato per quanto riguarda i viaggi dalle zone interessate. Qualsiasi situazione risultante dall’adozione di misure dovrebbe essere riesaminata regolarmente.
Ricordiamo infine che la raccomandazione del Consiglio UE non è uno strumento giuridicamente vincolante. Le autorità degli Stati membri restano infatti responsabili dell’attuazione del contenuto della raccomandazione.
Le reazioni della Commissione UE. Accogliendo con favore l’adozione della raccomandazione da parte del Consiglio, la Commissaria per la Salute Stella Kyriakides e il Commissario per la Giustizia Didier Reynders hanno dichiarato: “Da quando è iniziata la pandemia abbiamo proposto soluzioni volte a salvaguardare e agevolare la libera circolazione in sicurezza nel contesto delle misure sanitarie rese necessarie dalla propagazione del virus. È stato essenziale uno stretto coordinamento a livello dell’UE, non solo per il funzionamento del mercato unico, ma soprattutto per garantire chiarezza e sicurezza a chi viaggia all’interno dell’UE. Affinché i nostri cittadini possano viaggiare in sicurezza è fondamentale garantire loro chiarezza e prevedibilità attraverso il nostro certificato COVID digitale dell’UE, ormai consolidato e di grande successo. Gli oltre 1,2 miliardi di certificati rilasciati testimoniano l’efficacia di questo strumento, che è stato introdotto in tutta l’UE e su scala mondiale: un successo europeo che è diventato globale.
Oggi gli Stati membri hanno riconfermato che in linea di principio il possesso di un certificato COVID digitale dell’UE valido dovrebbe essere sufficiente per viaggiare durante la pandemia. Questo accordo pone quindi il certificato COVID digitale dell’UE al centro del nostro approccio coordinato. È importante che gli Stati membri diano seguito a tale accordo e attuino senza indugio le norme concordate. Ciascuno Stato membro decide in base alle circostanze che si trova ad affrontare. Tuttavia la variante Omicron si è ormai diffusa in tutta Europa ed è giunto il momento di valutare l’interruzione delle misure di contenimento dei viaggi supplementari introdotte da alcuni Stati membri nelle ultime settimane, che hanno reso i viaggi nel l’UE più complicati e meno pianificabili.
Invitiamo ora tutti gli Stati membri ad attuare rapidamente le norme comuni per garantire coordinamento e chiarezza per i nostri cittadini e per i viaggiatori.”
25 gennaio 2022 – Quotidiano sanita