Morti, ricoveri e contagi aumentano ma il vaccino lo fanno sempre in meno. Perché tra quarte e quinte dosi un po’ di stanchezza vaccinale era prevedibile. Tanto più se poi si lanciano messaggi del tipo «il Covid è meno di una banale influenza». Anche se negli ultimi giorni la paura deve aver fatto novanta, visto che parecchi anziani e fragili sembrano aver capito che è meglio immunizzarsi. Peccato che al momento di scoprire il braccio hanno scoperto che studi medici e farmacie sono a corto di vaccini e che comunque bisogna mettersi in fila.
«Riceviamo molte telefonate da parte di cittadini che vorrebbero vaccinarsi ma non sanno dove andare. Un problema organizzativo che contribuisce a far languire la campagna vaccinale oggettivamente c’è», ammette Francesco Vaia, direttore della Prevenzione al ministero della Salute, che oggi ha convocato una cabina di regia con le regioni, per invitarle di fatto a darsi una mossa. «Lancerò l’idea di un open day, riaprendo per un week end i centri vaccinali dove senza prenotazione chiunque potrà vaccinarsi», anticipa Vaia.
«Ma serve anche riportare i vaccini più in prossimità di medici e cittadini, ad esempio consentendo alle farmacie di somministrarli come già fanno per l’antinfluenzale e riorganizzando la distribuzione agli studi dei medici di famiglia. Oggi – spiega – sono costretti in molti casi a recarsi presso i magazzini delle asl magari lontani dai loro studi e poi devono frazionarli da se, visto che ogni fiala contiene sei dosi. Questo tra l’altro comporta anche la difficoltà di dover organizzare la somministrazione per gruppi di pazienti». Per Vaia tutto troppo complicato, «mentre si potrebbe tornare all’organizzazione di prima, quando erano le aziende sanitarie a frazionarli e portarli negli studi medici».
Fatto è che nell’ultima settimana monitorata, quella dal 24 al 30 novembre, il numero di somministrazioni è ulteriormente sceso, passando dalle 203mila di due settimane fa alle 192mila di quella passata, per atterrare ora a 162mila. In tutto con il vaccino aggiornato si sono coperti un milione e 42mila italiani. Briciole se confrontati alla platea di 20 milioni tra over 60 e fragili per i quali il vaccino è raccomandato. E le cose vanno male anche per quelli che rischiano di più. Tra gli ultraottentenni, appena il 7% ha fatto il richiamo, anche se è proprio tra i grandi anziani che il virus miete più vittime. E va ancora peggio nella fascia 70-79 anni dove la copertura non va oltre il 6%, mentre tra immunodepressi, oncologici e fragili in genere le coperture sarebbero ancora inferiori, secondo Foce.
Intanto il ministero della Salute pensa di dare una smossa alla campagna anche diversificando un po’ l’offerta dei vaccini. Ad esempio acquistando un milione di dosi da Moderna, che ha un antidoto più semplice da somministrare perché non va frazionato in più dosi. Così come a breve è prevista l’approvazione di quello Novavax che piace ai no vax perché non utilizza l’Rna messaggero. Ma anche di questo non erano stati programmati acquisti. Che se fatti ora andrebbero così ad ingrossare le scorte inutilizzate nei magazzini dove in questo momento ci sono già 46 milioni di dosi scadute, mentre 38 devono ancora essere consegnate. Uno spreco vaccinale del quale nella sanità a corto di fondi non si sentiva proprio il bisogno.