Lo abbiamo chiesto a Giovanni Di Perri, virolgo e responsabile del reparto di Malattie infettive dell’Amedeo di Savoia di Torino. «In realtà non c’è da preoccuparsi e il motivo è semplice. Non è detto che si sviluppino per forza di cose anticorpi o una risposta anticorpale. La domanda che lei mi ha fatto mi viene posta almeno 20 volte al giorno, allora mi sento di rispondere così: nel momento in cui si effettua la prima dose di vaccino si sviluppa una risposta cellulare che noi solitamente non misuriamo e non conosciamo». I test, in questo senso, sono stati fatti sul vaccino Pfizer «che sviluppa una risposta immunitaria, indipendentemente dalla presenza di anticorpi, in 10, massimo 12 giorni». Ma possiamo dire che lo stesso vale anche per gli altri vaccini. «Dopo 10, massimo 12 giorni, vediamo che gli anticorpi neutralizzanti ancora non ci sono, eppure siamo coperti. Questo grazie all’immunità cellulare.
Cosa significa se ci sono pochi anticorpi Nulla di preoccupante, anzi. Prendiamo chi ha dovuto affrontare la malattia: «Abbiamo osservato – spiega Di Perri – che la risposta immunitaria maggiore si è avuta in chi ha avuto il Covid in forma molto grave. Il fatto di verificare una quantità limitata di di anticorpi non corrisponde ad una ridotta protezione».
Lo studio
Ma sul fronte vaccini ormai è chiaro che, più si inocula, maggiore è la risposta in termini di immunizzazione di massa. Ormai gli esempi che arrivano da Paesi più avanti di noi in questo senso (Regno Unito o Israele) la dicono lunga. In Italia, un test effettuato su 37 mila persone che hanno ricevuto il vaccino in provincia di Pescara dal 2 gennaio al 24 aprile ha dimostrato che la risposta è stata ottima. I vaccini presi in esame sono AstraZeneca, Moderna e Pfizer: le infezioni da Sars-CoV-2 sono crollate del 95%, i casi di malattia conclamata del 99%. E questo, indipendentemente dalla risposta anticorpale.