Per la seconda settimana consecutiva contagi Covid in calo, anche se questa volta solo del 5,7%, certifica il Monitoraggio settimanale a cura dell’Iss, che ne conta 38.736, circa duemila in meno di sette giorni fa. In flessione anche i ricoveri, con il tasso di occupazione dei posti letto nei reparti di medicina che dall’11% scende al 10,1% mentre quello delle terapie intensive dal 3,2 passa al 2,8%. Anche se «questi valori -rimarcano gli esperti dell’Iss – potrebbero essere sottostimati a causa di un ritardo di notifica dei ricoveri durante i giorni festivi».
Resta sostanzialmente databile l’Rt, l’indice di contagio, che a quota 0,75 è comunque distante dal livello epidemico di uno. L’incidenza più elevata di contagi settimanali ogni 15mila abitanti si rileva nel Lazio, con 128 casi, il più basso in Sicilia, con soli 6 casi.
La percentuale di reinfenzioni è al 43%, in laghetto calo rispetto alla settimana precedente.
Riguardo le varianti ad essere predominante si conferma con il 38,1% la JN.1, che non ha mostrato fino ad ora essere più pericolosa delle altre appartenenti alla grande famiglia di Omicron, anche se questa versione del virus ha fatto volare i contagi all’estero. La seconda variante più diffusa con il 30,6% è la EG.5, meglio nota come Eris.
La situazione è critica nelle città principali, da Roma e Napoli, fino a Torino e Milano, dove sono finiti i posti letto. Secondo la Società italiana di medicina d’emergenza-urgenza (Simeu) nella capitale e nel Lazio ci sono oltre 1.100 pazienti in attesa di essere ricoverati, mentre in Piemonte sono circa cinquecento.
In Lombardia, e in particolare a Milano, i ricoveri programmati sono stati sospesi per avere a disposizione più posti letto possibile, intanto i pazienti vengono stipati nelle sale d’attesa. A Torino ci sarebbe addirittura una carenza di barelle.
Misure d’emergenza a Napoli
Anche la Campania è nella lista di zone rosse stilata dall’Istituto superiore di sanità. Mercoledì, 3 gennaio, la Asl di Napoli ha riunito d’urgenza l’unità di crisi: blocco dei ricoveri programmati, riapertura di un reparto ex Covid da 40 posti letto all’Ospedale del mare, potenziamento dell’assistenza domiciliare le prime misure adottate per fronteggiare l’ondata di malati.
Le direttive della centrale del 118 prevedono invece che il paziente possa essere consegnato insieme alla barella del mezzo per poi recuperare la lettiga in un secondo momento, per superare l’attesa di ore nei pronto soccorso prima di riuscire a scaricare i pazienti e tornare nel circuito cittadino.
L’aumento dei contagi
A picchiare duro sono il Covid, l’influenza stagionale e il virus respiratorio sinciziale: febbre alta, vomito, diarrea, bronchiti e polmoniti, diventati più frequenti con l’influenza che con il Covid.
L’ultima rilevazione degli ospedali sentinella della Fiaso (Federazione italiana aziende sanitarie e ospedaliere), relativa all’ultima settimana del 2023, registra un calo dei ricoveri «per Covid», diminuiti del 16 per cento e dei pazienti ricoverati «con Covid», che segnano un -22,5 per cento.
Come confermato anche dall’ultimo bollettino epidemiologico dell’Iss, a un calo dei casi Covid si associa un aumento dei contagi influenzali. Nella settimana prima di Natale “la curva epidemica influenzale ha mostrato un valore di incidenza mai raggiunto nelle stagioni precedenti” e la situazione è lungi dall’essere stabilizzata. Il picco, infatti, non è stato ancora raggiunto ed è previsto per la prossima settimana con la riapertura delle scuole dopo le vacanze natalizie.
Il commento degli esperti
«Osservando anche i dati della rete RespiVirNet si vede chiaramente come alla maggiore circolazione dell’influenza in queste settimane corrisponda una progressiva riduzione del Covid», spiega il presidente della Fiaso Giovanni Migliore. «I virus influenzali – aggiunge – stanno avendo un impatto in termini assoluti maggiore, soprattutto sulla popolazione di anziani e fragili che per affrontare le conseguenze di scompensi respiratori affolla i pronto soccorso in attesa di ricovero».
Anche il presidente della Simeu Fabio De Laco conferma che «il Covid è leggermente diminuito nell’ultima settimana e l’influenza si sta diffondendo». «Ma – aggiunge – anche altri virus hanno causato il ‘sovraffollamento’ degli ospedali e una pressione molto forte sui servizi di emergenza».
«Diverse regioni hanno attivato piani di contrasto al sovraffollamento negli ospedali e nelle aziende sanitarie al fine di reperire posti letto aggiuntivi, ma poiché i letti ospedalieri sono cronicamente scarsi, in pratica non resta altro da fare che togliere posti letto ad altre specialità, come quella chirurgica. Certo questo non risolve il problema», conclude De Laco.
Situazione critica anche in Spagna e negli Usa
Anche in Spagna la situazione è critica. Gli ospedali sono in forte difficoltà per l’aumento dei contagi influenzali e i casi di Covid, che in alcune zone sono aumentati del 140% in una settimana. Ma il peggio non è ancora arrivato: il picco è previsto per la metà di gennaio.
L’aumento è legato ai maggiori contatti sociali durante il periodo natalizio. Gli operatori si concentrano ancora una volta sul rafforzamento delle cure primarie (il medico di famiglia) e insistono sull’importanza delle vaccinazioni, che quest’anno sono state inferiori al solito.
Anche gli Stati Uniti sono nel pieno di una nuova ondata di Covid-19 accompagnata da un forte aumento dei casi di influenza e dovuti ad altri virus respiratori: nell’ultima settimana di dicembre, 30.000 persone sono state ricoverate per complicazioni del Covid, il numero più alto sinora raggiunto, e altre 14.000 per influenza e migliaia per il virus respiratorio sinciziale; nel mese di dicembre, inoltre, i ricoveri per Covid sono stati 78.905, il 72% in più rispetto a novembre, e quelli per l’influenza 136.668, con un aumento del 225% .
La mutazione JN.1 del virus SarsCov1, predominante negli Usa, sta dimostrando di essere più infettiva di altre varianti e gli esperti del governo americano temono un’ impennata nei ricoveri e nella diffusione dei virus respiratori con la riapertura delle scuole dopo la pausa natalizia.
«L’attività influenzale e molto alta e in crescita, il Covid è elevato e anch’esso continua salire», hanno dichiarato gli studiosi dei Centri americani per il controllo e la prevenzione delle malattie. L’ aggravamento della situazione e il timore che la pressione sugli ospedali giunga a una soglia critica è testimoniato dalla decisione presa da 5 Stati (California, Illinois, Massachusetts, New York e Washington DC) di rendere nuovamente obbligatorie le mascherine in ospedali e centri medici