Il tasso di occupazione dei letti in terapia intensiva sale invece dall’1,5 all’1,9% con 170 ricoverati gravi. L’Rt, l’indice di contagio, resta sempre sopra la soglia epidemica di uno a 1,09 in leggerissimo diminuzione rispetto all1,12 delle settimana precedente
«Fino ad ora c’era stata poca richiesta di vaccini Covid, ora registriamo un’inversione di tendenza. I pazienti stanno cominciando a chiederli: la vaccinazione rimane fortemente legata alla percezione del rischio. In questo momento i cittadini vedono tanti casi tra gli amici, nel proprio palazzo, al lavoro, a scuola. Inoltre si sta avvicinando anche Natale, insieme ai programmi di cene in famiglia o viaggi, e la prevenzione comincia a diventare un’esigenza concreta». A tracciare il quadro Silvestro Scotti, segretario nazionale della Federazione dei medici di medicina generale (Fimmg), che racconta anche le difficoltà di tanti medici di famiglia rispetto alla distribuzione delle dosi vaccinali, fenomeno che ha creato disagio nel rispondere alle richieste dei pazienti e, soprattutto, ha reso complicata la doppia somministrazione con il vaccino antinfluenzale.
«Nelle scorse settimane ci sono stati problemi di distribuzione. Si è detto che il vaccino poteva essere fatto insieme all’antinfluenzale, ma la verità è che la distribuzione non è avvenuta in maniera tale da poterlo davvero fare», riferisce Scotti sottolineando che ora, anche a fronte delle richieste, «è necessaria una rapidità della logistica per rendere agile l’offerta e la somministrazione dei vaccini. Abbiamo segnalazioni da parte di medici di famiglia e farmacisti, come quella di oggi a Padova, dell’arrivo di dosi insufficienti rispetto alle richieste. Tra l’atro – aggiunge il leader Fimmg – abbiamo perso un’occasione, perché se io come medico ho vaccinato il 75% dei miei pazienti a rischio per influenza e non ho potuto offrire loro anche l’anti-Covid, ora dovrò richiamarli per una nuova seduta vaccinale. E questo in un periodo in cui i nostri studi sono strapieni. Molti di noi fanno turni aggiuntivi per le vaccinazioni il sabato. Ma non possiamo chiedere sempre ai professionisti di sacrificare il loro tempo per la disorganizzazione che non è loro responsabilità» .
In ogni caso, l’invito agli assistiti è a vaccinarsi il prima possibile, contro il Covid e anche contro l’influenza. La prevenzione, precisa Scotti, «è molto importante, soprattutto per i più fragili. Vaccinarsi è il vero regalo di Natale che le famiglie possono fare ai nonni».
Intanto si scopre che l’efficacia dei vaccini anti-Covid contro il pericolo di morte o di finire in ospedale diminuisce di molto dopo soli tre mesi, fino ad azzerarsi del tutto quando sin tratta della quinta dose. E l’intervallo di tempo trascorso dall’ultima dose di vaccino ricevuto è più importante del numero totale di dosi somministrate nel livello di protezione contro il rischio di ospedalizzazione e decesso a causa del Covid. Questa in sintesi la conclusione di uno studio condotto dall’Ecdc, il Centro europeo per la prevenzione delle malattie.
L’indagine è stata condotta su terza, quarta e quinta dose (prima, seconda e terza dose booster), contro i ricoveri ospedalieri e il rischio di morte nella popolazione over 50 di sei paesi europei: Belgio, Danimarca, Lussemburgo, Navarra (Spagna), Norvegia, e Portogallo.
Durante il periodo preso in esame dallo studio sono stati registrati circa 31.900 ricoveri ospedalieri dovuti e 13.100 decessi correlati a Covid nei diversi paesi oggetto di indagine.
Rispetto alla vaccinazione primaria completa, l’efficacia della terza dose contro l’ospedalizzazione dovuta a Covid è stata per lo più del 50% tra aprile 2022 e marzo 2023 in tutti i gruppi di età (con alcune stime puntuali anche superiori). L’effetto è diminuito 12 settimane dopo la somministrazione e si è ridotto ulteriormente dopo 24 settimane. Nella stima più recente, tra febbraio e marzo 2023, la terza dose (per lo più somministrata a più di 24 settimane) ha mostrato una protezione aggiuntiva minima o nulla: le stime di efficacia variavano tra 13 e 17%, tra i diversi gruppi di età. Le stime di efficacia contro la mortalità legata al Covid erano simili, anche se queste presentavano un’elevata incertezza a causa del basso numero di eventi, in particolare nei gruppi con meno di 65 anni.
Rispetto alla vaccinazione primaria completa, la somministrazione di una quarta dose ha ripristinato la protezione al 76-79% contro l’ospedalizzazione dovuta a Covid e al 76-85% contro il rischio di morte. Anche l’efficacia della quarta dose è diminuita con il passare del tempo, scendendo al 50% o anche meno dopo 24 settimane. Nella stima più recente, tra febbraio e marzo 2023, l’efficacia della quarta dose variava tra il 33 e il 49% contro l’ospedalizzazione e tra il 50 e il 63% contro il rischio di morte tra le 12-24 settimane dopo la somministrazione; e l’efficacia era tra il 3,5 e il 43% contro l’ospedalizzazione e il 50% contro il rischio di morte (stimata solo nei soggetti di età ?80 anni) dopo le 24 settimane.
Rispetto alla vaccinazione primaria completa, è stato possibile stimare l’efficacia della quinta dose solo nei soggetti di età uguale o maggiore a 80 anni in Portogallo e Belgio. L’efficacia relativa del vaccino contro l’ospedalizzazione dovuta a Covid è stata del 72% poco dopo la somministrazione, ma è rapidamente diminuita scendendo a zero oltre le 12 settimane di somministrazione. La minore efficacia, si spiega nello studio, è imputabile al basso numero di Paesi che hanno contribuito alle stime (Portogallo e Belgio), alla maggiore proporzione di individui con comorbilità tra i soggetti che hanno ricevuto la quinta dose e per via del fatto che alcuni soggetti del gruppo di confronto erano stati vaccinati durante la campagna dell’autunno 2022. L’efficacia relativa del vaccino contro il rischio di decesso è stata inizialmente del 64% (meno di 12 settimane dalla somministrazione) e in seguito è diminuita rapidamente (meno del 50% 12-24 settimane dopo la somministrazione con ampi intervalli di confidenza). Nel periodo febbraio-marzo 2023, l’efficacia della quinta dose 12-24 settimane dopo la somministrazione era del 3%.
Complessivamente, i risultati dello studio hanno indicato che le dosi di richiamo hanno ripristinato la protezione poco dopo la somministrazione, ma questa è diminuita nel periodo fino a 24 settimane dopo la vaccinazione.
Nell’autunno del 2022, l’efficacia delle quinte dosi in Portogallo e in Belgio, dove erano state somministrate le quarte dosi di richiamo nella primavera del 2022, e delle quarte dosi di richiamo negli altri Paesi partecipanti, sono risultate essere simili. Questo risultato, spiega l’Ecdc, “suggerisce che l’intervallo di tempo trascorso dall’ultima dose è più importante del numero totale di dosi somministrate nel livello di protezione contro l’ospedalizzazione e il decesso per Covid. Questi risultati supportano chiaramente la politica di fornire booster aggiuntivi periodicamente per mantenere la protezione, soprattutto per le persone da 80 anni in su”.