«La notizia di reato, per entrambi gli indagati, è totalmente infondata». Undici parole con cui il Tribunale dei ministri di Brescia ha spazzato via la maxi-inchiesta di tre anni condotta dalla Procura di Bergamo sulla gestione della prima fase della pandemia nella provincia orobica. I giudici Pipponzi-Scibetta-Stagno hanno archiviato, accogliendo la richiesta dei pm bresciani (competenti dopo il trasferimento), le posizioni dell’ex premier Giuseppe Conte e dell’allora ministro della Salute Roberto Speranza. Entrambi erano accusati di omicidio colposo plurimo ed epidemia colposa. «Agli atti manca del tutto la prova che le 57 persone indicate nell’imputazione, che sarebbero decedute per la mancata estensione della zona rossa, rientrino tra le 4148 morti in eccesso che non ci sarebbero state se ci fosse stata la zona rossa», si legge nell’ordinanza depositata ieri. «Accolgo in modo molto positivo la decisione – ha commentato Conte -. Questo mi ripaga anche dell’impegno e mi conforta: per i giudici sarebbe stato irragionevole, in quel momento, una diversa decisione, visti i diritti di rango costituzionale in gioco». Soddisfazione anche da Speranza che si è detto «sollevato» per l’archiviazione. «Personalmente – ha aggiunto – ho fatto davvero tutto il possibile in quei giorni terribili per difendere la salute degli italiani». Per l’associazione dei famigliari delle vittime l’archiviazione è «uno schiaffo in faccia a noi e all’Italia intera» e «un vilipendio alla memoria dei nostri familiari, un bavaglio, l’ennesimo in un’Italia corrosa dall’omertà contro cui ci siamo sempre battuti e continueremo a farlo nelle sedi che ci restano, come quella civile. —
La Stampa