Il sito dell’OIE su casi di Covid-19 è in continuo aggiornamento, con le segnalazioni e i follow-up da parte delle Autorità competenti nazionali. Per l’Italia, risultano segnalati i casi nell’allevamento di visoni del Cremonese, e il caso di variante Inglese B1.1.7 in un gatto nel Novarese.
Inoltre, risulta essere presente un recentissimo aggiornamento del 22.04.2021 Immediate notification, ad accesso ristretto.
I risultati di sequenziamento genomico dagli allevamenti di visone Lombardo risultano essere stati comunicati all’IZS della Lombardia ed Emilia Romagna dall’Istituto Superiore di Sanità, ma le sequenze sui visoni italiani non risultano ad oggi ancora condivise nella banca dati ad accesso aperto GIS-AID, dove invece è presente la sequenza di Sars-CoV-2 da un gatto, depositata dall’IZS delle Venezie a fine novembre 2020, con riportate le sostituzioni non sinonime.
Nel database dell’OIE tuttavia non compare in modo esplicito e consultabile la segnalazione del focolaio padovano nell’allevamento di visoni per il quale la AULSS ha deliberato l’abbattimento di tutti gli effettivi, compresi i riproduttori, appellandosi all’applicazione del principio di precauzione menzionato nel parere del Consiglio Superiore di Sanità.
Ricordiamo che l’attuale Ordinanza ministeriale in vigore sospende ogni attività di rimonta negli allevamenti di visone, pur mantenendo in vita i riproduttori sotto stretta sorveglianza ai fini della biosicurezza.
Sia nel caso lombardo che nel caso veneto, l’indagine in allevamento è stata la conseguenza di casi Covid-19 registrati a livello umano, per i quali si è ritenuto opportuno collegarli con la attività di allevamento dei visoni, dove fino a quel momento la sorveglianza “passiva” non aveva riscontrato fenomeni in grado di fare sospettare la presenza di una circolazione virale attiva tra gli animali. Solo dall’indagine epidemiologica umana si è poi risaliti alla evidenza della esposizione in larga parte pregressa negli animali: soprattutto in base alla sieroconversione pressochè presente in tutti gli effettivi dell’allevamento. Infatti, un numero esiguo di tamponi hanno dato segnali “debolmente” positivi al saggio molecolare RT-PCR, ad indicare che l’intervento veterinario è arrivato nella “coda” dell’andamento della malattia, e ad indicare probabilmente la presenza di tracce di genoma non collegabile con evidenze di infettività per l’alto numero di cicli di amplificazione del saggio RT-PCR richiesti al fine della identificazione
Nel focolaio veneto, la proprietà si è appellata al TAR del Lazio (RICORSO)per la sospensione di urgenza del provvedimento di abbattimento dei riproduttori. L’appello è stato accettato (DECRETO TAR LAZIO) e l’udienza è fissata per il 5 maggio prossimo. Il motivo addotto per il ricorso è stata la sproporzione tra il provvedimento di abbattimento a fronte della mancata evidenza di circolazione virale, e a fronte di uno stato di immunità di gregge dato dalla sieroconversione in pressochè tutti gli animali campionati.
Quanto sopra sinteticamente rappresentato – si rimanda alle disposizioni della Aulss e al ricorso presentato dalla parte interessata per gli opportuni approfondimenti – dà lo spunto per fare i seguenti ragionamenti di sanità pubblica veterinaria.
La potenziale pericolosità dell’infezione da Covid-19 nei visoni trae spunto dai focolai danesi e olandesi, in cui è stata dimostrata la trasmissione uomo-animale-uomo di un ceppo di Sars-CoV-2 con mutazioni in grado di “rompere” l’immunità.
L’analisi genomica degli isolati ha permesso di evidenziare il nesso causale di trasmissione.
Di qui la necessità ai fini della valutazione del rischio di disporre e confrontare tra di loro le sequenze degli isolati umani e animali riferiti agli allevamenti.
Le ipotesi che si possono verificare sono le seguenti, in ordine decrescente di rischio sanitario.
- Le sequenze genomiche umane e animali sono assolutamente simili e possono essere ricondotte allo stesso ceppo virale, e presentano le mutazioni in grado di influenzare la infettività e l’immunità (ridurre il potere sieroneutralizzante di anticorpi).
- Le sequenze genomiche umane e animali non possono essere ricondotte allo stesso ceppo virale, e solo quelle del visone presentano le mutazioni in grado di influenzare la infettività e l’immunità (ridurre il potere sieroneutralizzante di anticorpi).
- Le sequenze genomiche umane e animali sono assolutamente simili e possono essere ricondotte allo stesso ceppo virale, e non presentano le mutazioni in grado di influenzare la infettività e l’immunità (ceppo autoctono italiano).
- Le sequenze genomiche umane e animali non possono essere ricondotte allo stesso ceppo virale, e non presentano le mutazioni in grado di influenzare la infettività e l’immunità.
Ne deriva quindi che la sequenziazione del genoma dai casi umani e animali e l’‘appaiamento’ risultano discriminanti ai fini di una giustificazione dell’applicazione del principio di precauzione, considerando le deboli positività all’esame RT-PCR in pochissimi tamponi di visoni.
Il fatto che il focolaio padovano non risulti pubblicamente ancora segnalato all’OIE, a differenza di quello cremonese, rappresenta di fatto un elemento in apparente contrasto con l’applicazione del principio di precauzione. Il focolaio veneto non è ritenuto rilevante ai fini della segnalazione OIE e quindi ai fini del rischio zoonosico?
Altro elemento di difformità è la differente gestione del focolaio tra ATS lombarda e AULSS veneta, laddove in Veneto si è optato per una linea “precauzionale”, e laddove l’allevamento lombardo risulta avere una differente consistenza rispetto a quello padovano.
Da ultimo, se si dovesse verificare il quadro d), anche vista la mancata sincronizzazione temporale tra caso umano e caso animale, verrebbe messa in crisi la indagine epidemiologica e si porrebbe il quesito di come e quando entri l’infezione negli allevamenti. Un aspetto da non sottovalutare ai fini della sorveglianza per questa ed altre specie animali suscettibili a Covid – 19.
(riproduzione ammessa solo citando la fonte – testo raccolto a cura della redazione)
29 aprile 2021