Il 17 aprile il Ministero della Salute ha diffuso le “Linee guida per la gestione di animali da compagnia sospetti di infezione dal SARS-CoV2″ con l’obiettivo di raccogliere “dati reali” sulla situazione del Paese e di affrontare la gestione di animali in famiglie interessate dall’infezione da COVID-19. Il documento, ispirato dalla necessità precauzionale di una “sorveglianza attenta” degli animali da compagnia, è stato elaborato dalla Direzione Generale della Sanità Animale e dei Farmaci Veterinari- seguendo le raccomandazioni dell’OIE sull’esigenza di procedere a una valutazione del rischio prima di testare gli animali- ed è stato presentato alla Protezione Civile il 15 aprile scorso.
Le Linee guida intendono fornire chiare indicazioni ai cittadini sulla corretta gestione degli animali da compagnia venuti a contatto con persone infette da Covid-19 all’interno del gruppo famigliare, allo scopo di evitare allarmismi ingiustificati e di prevenire spiacevoli fenomeni di abbandono.
Sono inoltre indicati i metodi di campionamento sull’animale per gli accertamenti analitici e la corretta valutazione del rischio da parte dell’Autorità sanitaria.
Sorveglianza: dati e informazioni indispensabili – Per una sorveglianza attenta, le linee guida indicano un metodo di campionamento razionale che permetta una valutazione del rischio, “senza spreco di reagenti preziosi per la salute umana”. Le informazioni da raccogliere riguardano:
– l’entità di esposizione degli animali domestici a SARS-CoV-2
– la frequenza di infezione
– la presenza di malattia clinica negli animali
– la via e le tempistiche di eliminazione virale
– il coinvolgimento degli animali domestici nella trasmissione all’uomo.
Si tratta di “informazioni indispensabili al fine di garantire contestualmente la sanità pubblica e, non da ultimo, per fornire alla popolazione informazioni chiare ed equilibrate evitando la circolazione di notizie allarmistiche tra i cittadini derivanti dall’interpretazione da parte degli organi di informazione di studi sperimentali che devono essere valutati in un contesto scientifico”.
Gestione degli animali: due possibili scenari familiari – Le Linee guida forniscono anche indicazioni sulla gestione degli animali da compagnia in casi di infezione umana da Covid-19 all’interno del gruppo familiare, “per minimizzare il rischio di diffusione e nel contempo tutelare il benessere animale”. Si prospettano due possibili scenari, che comportano opzioni diverse su dove ospitare l’animale e sull’opportunità di eseguire campionamenti sull’animale.
1- Nucleo familiare composto da una o più persone sospette di infezione o infette, poste in quarantena presso il loro domicilio;
In questo caso “è assolutamente consigliabile che gli animali da compagnia restino presso la famiglia”; la presenza di animali domestici, deve essere segnalata ai servizi veterinari della ASL (al momento del primo tampone effettuato sul componente di un nucleo familiare, nella scheda epidemiologica sarà compreso anche il censimento degli animali da compagnia).
“Di norma in questa situazione non è ritenuto necessario un campionamento sugli animali”. Tuttavia, se durante il monitoraggio da remoto si rilevano manifestazioni cliniche negli animali che richiedano l’intervento veterinario, il veterinario ASL sottoporrà a test il cane, gatto o furetto e ripeterà il test dopo 7 e 14 giorni, con invio dei campioni all’IZS competente per territorio. In caso di positività, i tamponi saranno ripetuti ogni 7 giorni fino a negativizzazione.
L’animale non sarà allontanato dal nucleo familiare, salva la necessità di ospedalizzazione presso un centro veterinario, opportunamente preallertato in modo da consentire al personale di prendere le idonee misure precauzionali, per garantire le cure medico veterinarie che si rendessero necessarie.
2- Nucleo familiare composto da una o più persone sottoposte a ricovero per COVID-19, con animali che restano soli. Se nessuno si può occupare dell’animale o degli animali, le linee guida ne prevedono l’affido al canile sanitario, dove dovranno essere ricoverati in gabbie singole, possibilmente separate, per evitare il rischio di diffusione di COVID-19 e di altre infezioni diffusive.
Dal momento dell’ingresso nel canile sanitario, il veterinario ASL può sottoporre a test il cane, gatto o furetto, previo accordo con l’IZS territorialmente competente. In ogni caso l’animale non potrà essere sottoposto ad eutanasia, salvo al fine di evitare inutili sofferenze nel caso di altre gravi patologie intercorrenti. Saranno inoltre garantite le cure mediche necessarie.
In entrambi gli scenari, nel caso in cui l’animale domestico venga a morte, sarà necessario allertare i Servizi Veterinari per l’invio delle carcasse alla sede dell’Istituto Zooprofilattico territorialmente competente per le opportune indagini post mortem.
Le informazioni da registrare – I servizi veterinari delle Aziende sanitarie locali registreranno tutte le informazioni utili per la correlazione uomo/animale ed i risultati sui test effettuati sugli animali. Gli Istituti Zooprofilattici che effettuano i test, segnalano tempestivamente alla ASL, alla Regione o provincia autonoma competente per territorio e al Ministero della salute DGSAF tutti gli eventuali casi di positività