Farmaci veterinari in nero usati nelle stalle, dichiarati distrutti e reimpiegati come normali medicinali. E chi controlla, forse non lo fa con le dovute attenzioni. È l’ennesima denuncia dell’on. Paolo Cova, parlamentare del Pd, che sulla questione ha presentato un’interrogazione a risposta scritta rivolta al Ministro dell’Interno e a quello della Salute. “L’ European surveillance of veterinary antimicrobial consumption (Esvac), nella sua ultima relazione sul consumo di farmaci veterinari, indica l’Italia come terzo Paese europeo per consumo in Europa – fa sapere Cova nell’interrogazione –. Nella relazione annuale al Piano nazionale integrato (Pni) 2015 del Ministero della Salute sulla farmacosorveglianza vengono indicate tutte le attività svolte per verificare la tracciabilità del farmaco veterinario e l’uso corretto negli animali da reddito e da compagnia. La relazione indica un livello minimo di controlli annui diversificati a secondo delle strutture interessate per verificare la tracciabilità del farmaco prima di arrivare all’utilizzatore finale”.
“In particolare, nelle attività di commercio all’ingrosso viene effettuata una ispezione annua; nelle farmacie e parafarmacie i controlli annui sono pari al 33%; nelle ditte produttrici di medicinali veterinari e nelle attività di vendita al dettaglio e all’ingrosso si fa una ispezione annua”.
In questi anni i media riportano che “diverse attività giudiziarie hanno mostrato l’uso di farmaci veterinari e umani in nero negli allevamenti da animali da reddito, mercato creato dalla complicità tra i diversi attori della filiera”, ma soprattutto, sottolinea il parlamentare Pd, “un punto di debolezza nella catena della tracciabilità dei farmaci è la loro possibile distruzione occasionale, se questa non viene realmente monitorata, in particolare nella fase di distribuzione, quando abbiamo grandi quantitativi di farmaci che transitano”.
Ai Ministri Cova chiede se “siano a conoscenza di attività di commercio all’ingrosso, ditte produttrici di medicinali veterinari e attività di vendita al dettaglio e all’ingrosso, farmacie o parafarmacie, segnalate per avere una anomala distruzione occasionale di farmaci”. E “se gli organi preposti alle ispezioni previste dal Pni abbiano verificato nelle varie strutture che distruzioni di confezioni di medicinali veterinari non siano anomale o siano superiori alla media e superiori alla distruzione occasionale di farmaci umani e possano configurare una possibile commercializzazione nel mercato del nero dei medicinali veterinari”.
Aldo Grasselli, Segretario Nazionale del SIVeMP, è intervenuto a commento dell’nterogazione: “Concordiamo sulla necessità di una più stringente vigilanza da parte dei servizi veterinari, ma non basta dirlo in parlamento o nei ministeri, occorre che le regioni diano più risorse ai dipartimenti e ai servizi veterinari invece di accorparli per ridurre le strutture e diminuire il numero di medici veterinari sul territorio”.
Roma, 13 gennaio 2017