Nessun settore resterà fuori dal raggio di azione della spending review . Non la sanità, non le pensioni, né il pubblico impiego, né le società pubbliche come la Rai. «Ciò non vuole dire che ci sia la necessità di tagliare o risparmiare ovunque ma che dobbiamo guardare a tutte le realtà senza assumere che ce ne sia qualcuna senza sprechi da eliminare» dice Carlo Cottarelli, il commissario straordinario per la revisione della spesa pubblica incaricato dal governo di tagliare 32 miliardi di euro in tre anni. L’istruttoria sul da farsi è appena partita con la formazione di 25 gruppi di lavoro, l’individuazione delle aree da passare al setaccio e la definizione delle procedure da seguire. Ma le misure concrete non arriveranno prima di marzo-aprile, conferma Cottarelli, il quale non ha ancora cifre da illustrare ma confida di metter a segno interventi significativi già nel prossimo anno.
E «significativo» per lui non è un ammontare di 1,5 o anche 3 miliardi. Pensa a risparmi più accentuati anche se per ora si sbilancia solo nell’affermare che il primo fendente della sua spending review cadrà su «le auto blu». E nell’assicurare che i risparmi fatti saranno nella grandissima parte utilizzati per ridurre il cuneo fiscale, «per alleggerire cioè la tassazione sul lavoro». Questo utilizzo, dice «è importante perché è capito, interiorizzato, sentito da tutte le parti sociali e dall’intera economia». La sua azione, infatti, spiega, punta molto sul consenso e sulla spinta dell’opinione pubblica. Anche quando la revisione toccherà temi delicati, come quello del recupero d’efficienza del pubblico impiego. Il suo programma parla di mobilità e fra gli statali è salita la tensione.
«Non c’è a priori una decisione su ulteriori riduzioni di organici; è chiaro però che certe misure strutturali che potrebbero essere raccomandate potrebbero portare all’emersione di esuberi. Per esempio in caso di fusione di enti o attività. La domanda è se tali esuberi potranno essere assorbiti all’interno della pubblica amministrazione oppure se ci saranno altre soluzioni non traumatiche». Finora è stato utilizzato il blocco del turn-over e «questa potrebbe essere la soluzione migliore ma ci potranno essere altri modi che non abbiamo però ancora studiato».
E la Sanità? Il ministro Beatrice Lorenzin sostiene che i risparmi saranno studiati all’interno del suo dicastero e Cottarelli è d’accordo. «Non siamo mica in conflitto. La revisione della spesa la deve fare prima di tutti la pubblica amministrazione», dice il commissario arrivato a Roma, al ministero dell’Economia, dal Fondo monetario internazionale. Le cose da fare, spiega, sono due: capire se si può fare la stessa attività, dare lo stesso servizio, a costi più bassi. E individuare e togliere i servizi non necessari. «Non si tratta di toccare lo stato sociale che è un fondamento dell’economia italiana». Ma, ripete, anche in questo settore occorre eliminare gli sprechi e «i servizi non necessari».
Ancora più delicato è l’argomento pensioni. L’Italia, riconosce, «ha fatto un’ottima riforma che assicura la riduzione dei flussi di spesa per i prossimi 20 anni. Pochi paesi sono risusciti a farla». Ma per il presente «il paese ha un grosso problema: una spesa in rapporto al Pil che è troppo alta, tra le più alte al mondo». Sarà necessario, aggiunge, «toccare le pensioni d’oro e d’argento. L’approccio della legge di Stabilità è di congelare la perequazione. So che esistono difficoltà a livello costituzionale. Ma c’è una scelta da fare» afferma.
Sulla carta appare invece più semplice affrontare il tema della riduzione del costo della politica: i binari sono stati già individuati e sono la revisione delle remunerazioni e la razionalizzazione degli acquisti di beni e servizi. Il raggio di azione della spending review comprende Regioni, province, comuni e partiti; mentre per gli organi costituzionali, a cominciare dal parlamento, sarà utilizzata una sorta di moral suasion perché la facciano per proprio conto, magari utilizzando le metodologie e la tecnica dei gruppi di Cottarelli.
Il commissario è fiducioso di riuscire a portare a termine il suo compito. Secondo le esperienze internazionali che ha preso ad esempio per impostare il suo programma — in particolare «il modello utilizzato dal Canada negli anni 90» — una riduzione di spesa del 2% del Pil è assolutamente raggiungibile in tre anni, eliminando i margini di spreco e razionalizzando le procedure esistenti. Per Cottarelli è poi importante la collaborazione con la Ragioneria diretta da Daniele Franco ed anche il fatto che è la prima volta che in Italia viene utilizzato il meccanismo di revisione da lui proposto. Certo difficoltà ce ne saranno. Una per tutte: le possibili resistenze delle Regioni e degli enti locali ad attuare i tagli raccomandati. «Idealmente sarebbe opportuno che ogni centro di spesa facesse da sé la revisione sapendo che ogni risparmio fatto potrebbe tradursi in riduzione di tasse. Noi metteremo a disposizione tutti gli strumenti necessari — e ricorreremo anche alla pubblicazione degli indicatori di efficienza — per incentivare il buon comportamento di tutti». (Stefania Tamburello – Corriere della Sera)
Cottarelli: i risparmi di spesa per il taglio del cuneo fiscale. Nel 2014 interventi ben oltre 1,5 miliardi
«Dopo aver battuto per 16 anni la Germania a calcio, potremmo diventare più bravi dei tedeschi in altre aree, anche nel settore della spesa pubblica». È una battuta quella pronunciata da Carlo Cottarelli per racchiudere in un fotogramma l’obiettivo che il commissario straordinario intende centrare per ridurre, «insieme e non contro le pubbliche amministrazioni», la spesa. Ma Cottarelli è convinto che «dobbiamo puntare non a essere in linea con la media degli altri Paesi europei ma a essere meglio della media degli altri, anche perché abbiamo un debito pubblico elevato». E per tagliare questo traguardo occorre cominciare subito. Con una prima consistente riduzione di spesa nel 2014, ben al di là degli 1,5 miliardi di risparmi circolati nei giorni scorsi», da utilizzare quasi interamente per abbattere la tassazione sul lavoro.
Un taglio del cuneo da rendere ancora più marcato nel 2015 e nel 2016 alleggerendo la macchina amministrativa, anche attraverso la «fusione di alcuni enti e gruppi decisionali» e «facendo cadere alcuni antichi tabù», come l’impossibilità di un coordinamento operativo tra le singole forze di polizia e tra forze di polizia e Forze armate. Ma soprattutto agendo a tutto campo su sprechi e inefficienze, a cominciare dalla sanità e dal pubblico pubblico dove non non potrà essere eluso «il tema della mobilità». Interventi da confezionare al più tardi tra il mese di febbraio e quello di aprile del 2014. Che potranno però essere anticipati, probabilmente prima della fine del 2013 (ma con effetti sempre sul prossimo anno) da tagli selettivi ad hoc «su auto blu e forse consulenze». Quanto a costi e fabbisogni standard «si partirà dagli enti locali».
Anche i cittadini avranno un ruolo attivo con la possibilità di «esercitare una pressione sulle strutture inefficienti» facendo leva su una sorta di “pagella” sul servizio fornito. «A livello locale uno strumento per migliorare l’efficienza è la trasparenza: noi pubblicheremo più indicatori di efficienza che consentano al cittadino di individuare i centri di spesa meno efficienti».
L’obiettivo resta quello già fissato dal ministro dell’Economia, Fabrizio Saccomanni: realizzare risparmi di spesa per 2 punti di Pil entro il 2016, ovvero 32 miliardi, quattro volte il taguardo minimo fissato, sempre per il 2016, dalla legge di stabilità all’esame del Parlamento. Cottarelli resta prudente e non fornisce cifre, ma è convinto di potercela fare. «Anche perché questa revisione della spesa è diversa dalle precedenti. Prima di tutto è fissato un obiettivo chiaro, 32 miliardi per il 2016. E questo fornisce un’ancora all’azione di governo». L’altra novità è la preventiva destinazione dei risparmi: «La maggior parte sarà utilizzata per ridurre la tassazione sul lavoro portandola verso la media dei Paesi dell’euro e ridare competitività al Paese, e una quota minoritaria per investimenti e riduzione di deficit e debito».
Il messaggio di Cottarelli è chiaro: bisogna guardare soprattutto ai benefici che produrrà per gli italiani e per le amministrazioni la nuova spending review e non soffermarsi soltanto sullo spettro dei tagli in arrivo. In altre parole: ridurre le tasse con i tagli alla spesa per far ripartire il Paese. Il commissario straordinario confida molto nel nuovo metodo di lavoro: «Questa non è la spending review di Cottarelli, non c’è un uomo solo al comando, la revisione della spesa la fa tutta la Pa, per questo ci saranno 25 gruppi di lavoro». E la leadership dei gruppi verticali «deve essere presa dai ministeri».
Muovendosi su questo binario Cottarelli spera di aggirare le resistenze burocratiche e di vincere quelle politiche. Il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, fa già muro contro i tagli. Ma il commissario straordinario cerca di stemperare le tensioni: «Al ministro dirò che il lavoro va fatto insieme, è un interesse di tutti efficientare la spesa. Ho già incontrato Zanonato e presto vedrò Giovannini e gli altri ministri». Anche su terreni insidiosi come quelli della Difesa e delle forze di polizia Cottarelli punta sul metodo del coinvolgimento dei soggetti interessati. Una strategia che il commissario straordinario conta di adottare anche con le parti sociali: «Sto pensando di costituire un gruppo di consultazione con sindacati, Confindustria e le altre associazioni del mondo produttivo che si riunisce mensilmente». Soprattutto con i sindacati la partita si annuncia ardua visto che nel mirino ci sono sanità e pubblico impiego.
«La mobilità del personale pubblico è un tema di importanza fondamentale anche per la modernizzazione della Pa. Dobbiamo considerare anche opzioni giudicate in passato impossibili». Cottarelli non aggiunge altro. Ma è chiaro che sullo sfondo c’è il tema della mobilità territoriale oltre a quella conseguente ai prossimi accorpamenti di strutture pubbliche. Un’altra tessera chiave nel mosaico della “spending” è la trasformazione dei dirigenti pubblici in veri e propri manager.
Quanto alla sanità, «il problema principale è quello delle grosse differenze» in tema di efficienza di spesa «tra le varie aree geografiche. Non si tratta di dare un taglio lineare, bisogna focalizzarsi sulle aree di inefficienza da eliminare per otternere risparmi». Anche le pensioni non saranno trascurate. Ma almeno per il momento «il fine è quello di esplorare le pensioni elevate, quelle d’oro e d’argento». Sui costi della politica i gruppi di lavoro si concentreranno su finanziamento dei partiti, Regioni, Comuni e Province. E in quest’ultimo caso si terrà conto anche alle proposte già esistenti in Parlmento. Un nutrito pacchetto di interventi che all’inizio della prossima primavera si tradurrà della prima tranche del piano operativo sulla spending review. Cottarelli non ha dubbi: «Il prossimo sarà un Def all’insegna della revisione della spesa che fanno le pubbliche amministrazioni, perché è così che si fa in tutto il mondo». (Marco Rogari -Il Sole 24 Ore)
21 novembre 2013