Marco Sabella. Arrivano i dati sull’andamento del costo medio del lavoro in Europa e, quasi in contemporanea, la Bce comunica i risultati del bilancio 2017 che presenta un utile netto di 1,274 miliardi di euro. Per quanto riguarda la dinamica delle retribuzioni, secondo i dati diffusi da Eurostat, nella zona euro la paga media oraria di un lavoratore ha toccato nel 2017 i 30,30 euro, contro i 29,80 dell’anno precedente, facendo così registrare un rialzo dell’1,9% anno su anno.
In Italia la variazione, sia assoluta che percentuale è minore. Con un costo medio di 28,20 euro, in aumento dello 0,8% rispetto all’anno precedente, la retribuzione oraria si colloca nella Penisola al di sotto della media europea.
Al di là della rilevanza «per sé», i dati sull’andamento del costo del lavoro meritano attenzione per le possibili implicazioni inflazionistiche ad essi collegati. L’aumento dei salari e delle retribuzioni è infatti uno degli elementi fondamentali che determinano la dinamica generale dei prezzi al consumo. Un amento del costo del lavoro prossimo ma inferiore al 2% annuo va visto dunque come un risultato in linea con i target inflazionistici della Bce. Non a caso il fatto che la crescita delle retribuzioni si sia rivelata più debole in Italia che nel resto dell’eurozona trova corrispondenza in un tasso di crescita annua tendenziale dei prezzi che in Italia è pari a circa la metà della media europea.
In termini di valore assoluto il costo medio orario del lavoro presenta variazioni notevolissime da Stato a Stato. Tra i paesi dell’eurozona le retribuzioni medie più elevate si osservano in Belgio (39,60 euro), Francia (36 euro), Germania (34,10). Mentre nell’ambito dell’Unione europea a 27 svettano le paghe orarie di Danimarca (42,50 euro) e Svezia (36,60).
Molto sottomedia, per contro, il costo medio orario in Spagna, dove non va oltre i 21,20 euro. Al di fuori della zona euro i valori più bassi si registrano nei Paesi dell’Est europeo: 4,90 euro in Bulgaria, 6,30 in Romania, 9,40 in Polonia. Come si vede il cammino verso la convergenza delle economie europee è ancora lungo. A spingere verso l’armonizzazione ci sono le politiche monetarie della Bce, che peraltro nel 2017 hanno avuto un effetto molto positivo sul bilancio di Francoforte. I conti dell’Istituto hanno registrato un utile di 1,274 miliardi di euro, di cui una somma pari a 987,7 milioni sarà trasferita alle banche centrali dell’eurozona. La Banca d’Italia incasserà circa 217 milioni.
Il Sole 24 Ore – 10 aprile 2018