Alessandro Trocino, il Corriere della Sera. La certezza sui provvedimenti da adottare ci sarà oggi, quando sul tavolo del ministro Roberto Speranza arriveranno i dati più aggiornati. Sulla base dei numeri si decideranno le caselle nelle quali finiranno le regioni, con la partenza in automatico di provvedimento di contenimento, decise con ordinanze del ministero. Secondo le ultime indiscrezioni, si avviano verso misure dure Lombardia e Piemonte, seguite da Calabria e Puglia. Qui si va verso un lockdown di tre settimane, già deciso ieri da Bolzano.
Il nuovo sistema serve a fare chiarezza nel caos di competenze e nel rimpallo di responsabilità, non più tollerabile a pandemia in corso. L’idea è semplice. Ci sono tre livelli, uno nazionale e due locali. Tre gironi ai quali si approda sulla base di quella sorta di paniere del Covid che sono i parametri elaborati dal Comitato tecnico scientifico: l’indice di contagiosità Rt, la saturazione delle terapie, disponibilità di letti, tamponi effettuati e molto altro. Questi parametri sono il fondamento del documento di 136 pagine — «Prevenzione e risposta al Covid-19» —, redatto da Iss e ministero della Salute e condiviso in sede di Conferenza delle Regioni il 15 ottobre scorso. Documento rispolverato per mettere in un angolo le Regioni e individuare i «tre scenari». Se finisci in uno di questi, le misure scattano, in automatico. In caso di inerzia interviene il governo.
Il livello più basso è quello occupato dalle regioni che hanno un Rt tra 1,25 e 1,5 e che presentano un rischio molto alto non più gestibile con misure ordinarie (è lo «scenario 3» del maxi documento). Queste regioni sono in preallerta, perché subiscono le stesse misure già decise a livello nazionale ma, sulla base del monitoraggio settimanale, possono finire nel livello più alto di allerta. Che è quello nel quale le regioni hanno un Rt superiore all’1,5 e presentano un rischio molto alto che rientra nello «scenario 4».
Nel girone peggiore finiranno Lombardia e Piemonte. Molto probabilmente farà la stessa fine la Calabria, mentre la Puglia rimane sul filo, così come la Liguria. Qui si potrebbe decidere il lockdown, con uscite consentite solo per motivi di lavoro e salute, con autocertificazione. Per le scuole si sta ancora trattando. L’orientamento è di tenere aperte solo elementari e prima media per il livello intermedio e chiudere tutto per il lockdown. Ma i dati sono negativi anche per altre regioni. Le peggiori sono Sicilia, Liguria e Campania. Ma la previsione al 26 novembre vede molte Regioni oltre la soglia del 30% di occupazione dei posti letto in terapia intensiva e/o del 40% negli ospedali: Abruzzo, Calabria, Campania, Friuli-Venezia-Giulia, Emilia-Romagna, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Bolzano, Trento, Puglia, Sicilia, Umbria.
Il lockdown locale avrà una durata di tre settimane: due più una terza per valutare se ci sono stati miglioramenti. Allo scadere, se la regione è restata nel suo livello, la misura verrà prorogata di una settimana, altrimenti saranno revocate le misure. Basterà registrare una sola settimana di dati molto negativi, invece, per essere oggetto di ordinanze restrittiva.
Le misure prese saranno modulate anche temporalmente, prendendo in considerazione l’altro elemento che mette a rischio pronto soccorso e ospedali, ovvero l’influenza. Nei momenti invernali di picchi , le misure saranno più stringenti, per poi diventare più lievi in primavera. Ammesso, e non concesso, che ne sarà ancora bisogno.