Se si vedono i numeri dell’ultimo bando per le scuole di specializzazione nelle varie branche si scopre che per alcune specializzazioni nonostante ci siano i posti a disposizione molte borse vanno deserte. Dal monitoraggio di Anaao giovani che fotografa ateneo per ateneo la chiusura dei bandi proprio in questi giorni emerge infatti come la fuga dagli ospedali e soprattutto dai reparti più stressanti e più penalizzati cominci subito dopo la laurea. In cima alle destinazioni meno gettonate ci sono ovviamente i pronto soccorso: oltre la metà delle borse bandite per specializzarsi in medicina d’urgenza (537 su 886) non sono state assegnate. Tra l’altro a pesare sulle scelte dei giovani camici bianchi c’è anche l’effetto Covid con reparti come le terapie intensive – al centro delle cronache nei due anni di pandemia – che sono sempre meno attrattive (1248 borse bandite e 279 non assegnate). In proporzione la fuga più grande si registra in microbiologia e virologia con ben 113 borse non assegnate su 131 bandite. Non bene anche malattie infettive (98 borse non assegnate su 327).
Il problema per Liuzzi è legato anche alla mancata riforma del percorso formativo: «Siamo l’unico Paese dove non ci sono contratti di lavoro formazione, qui gli specializzandi che lavorano tutti i giorni in corsia sono trattati come studenti. E poi alcune specialità come il pronto soccorso sarebbe necessario riconoscerle come lavoro usurante oltre a prevedere indennità ad hoc e più flessibilità nell’impiego».
Che il malessere sia comunque generalizzato a tutti i camici bianchi lo dimostra la mobilitazione lo scorso 15 dicembre di tutti i medici che poi sono stati ricevuti il giorno dopo dal ministro della Salute Schillaci con la promessa di aprire un tavolo sui nodi del personale. «Abbiamo un contratto già scaduto e non attuato, 5 milioni di giorni di ferie non usufruite, 10 milioni di ore di straordinario non retribuite». Questo, spiega il segretario nazionale dell’Anaao, Pierino Di Silverio, rende i medici «stanchi, arrabbiati, disillusi. E ogni giorno così sette di loro lasciano il servizio pubblico. Dobbiamo arrestare subito l’emorragia ma servono investimenti che non si vedono in finanziaria».