A conclusione del progetto Apenet, è stata organizzata dal Cra-Api il primo marzo una giornata di presentazione dei risultati ottenuti in questi due anni dai vari gruppi di ricerca. Apenet è un progetto finanziato dal ministero delle Politiche agricole e affidato al Cra, che ha coinvolto e messo in rete numerosi enti di ricerca, coordinati dall’Unità di ricerca in apicoltura e bachicoltura (Cra-Api) con sede a Bologna. Il progetto si è concluso ufficialmente a settembre 2011 e ha fatto luce su molti dei fattori che minacciano le api in Italia, oltre a mettere in piedi un attivo sistema di monitoraggio biologico per meglio comprendere quanto sta accadendo nei nostri ecosistemi agli insetti impollinatori per eccellenza.
L’apertura dei lavori ha visto come relatore il coordinatore del progetto, Marco Lodesani, direttore del Cra-Api che ha introdotto le tematiche del convegno e ha successivamente riferito del confronto tra i protocolli di intervento contro la varroa in Piemonte, Veneto, Toscana e Lazio, fatto in collaborazione con le associazioni nazionali.
Quindi Franco Mutinelli, IzsVe, e Claudio Porrini, Università di Bologna, hanno relazionato dei risultati dei due anni di monitoraggio sulla mortalità delle api. Per la sessione “api e mais conciato” la mattinata è stata interamente occupata dalle relazioni sugli effetti del mais conciato sulla mortalità delle api, la persistenza dei principi attivi nelle piante, la possibilità di una lotta integrata ai parassiti del mais, gli effetti letali e subletali conseguenti a impolveramento delle api con polvere contenente conciante, la perdita di orientamento e capacità olfattiva di api colpite con dosi subletali di neonicotinoidi.
Nel pomeriggio, per la sessione “Api e Patologie” hanno relazionato Francesco Nuzzi dell’Università di Udine e Francesco Pennacchio dell’Università di Napoli. Al centro dei loro interventi le interazioni tra agenti di stress e collasso delle colonie con l’approfondimento del problema sotto l’aspetto patologico e molecolare.
Per la sessione “Api e agrofarmaci” sono seguite le relazioni di Claudio Porrini e Fabio Sgolastra dell’Università di Bologna che hanno presentato alcune ricerche sul rapporto api-agrofarmaci e sugli effetti dei neonicotinoidi sulle api.
Cecilia Costa, Cra-Api, Antonio Felicioli, Università di Pisa, nella successiva sessione sul “Benessere delle colonie” hanno relazionato sulle interazioni genotipo-ambiente e sugli indicatori di benessere nelle colonie di api. A concludere la giornata Emanuele Carpana e Piotr Medrzycki del Cra-Api, vìche hanno affrontato il tema delle interazioni di effetti sulle api di alcuni patogeni e di alcuni fattori abiotici con i pesticidi. Discussione finale molto partecipata e ricca di interessanti contributi. La conclusione del progetto Apenet ha aperto la porta ad una nuova serie di indagini sulla mortalità delle api che partirà nell’anno in corso e che sarà denominato Beenet.
La mia speranza personale è che in questo nuovo progetto siano maggiormente coinvolti i medici veterinari, sia pubblici che privati, vista la competenza sanitaria che la norma destina loro.
Gianluigi Bressan
Referente SIMeVeP per l’apicoltura
Leggi anche il comunicato conclusivo del Cra-Api
APENET, per capire cosa sta succedendo alle api in Italia
Un grande progetto di ricerca del CRA fa luce sui meccanismi che portano al collasso delle colonie
La mortalità degli alveari italiani, denunciata dal mondo dell’apicoltura sin dal 1999 e aggravatasi sin dagli anni 2007-2008, è una grave minaccia ecologica ed economica. Si stima infatti che, tramite l’impollinazione, le api sostengano la vita dell’84% delle piante e del 75% di quelle di interesse alimentare.
Il CRA (Consiglio per la Ricerca e la Sperimentazione in Agricoltura) tramite il progetto “APENET: monitoraggio e ricerca in apicoltura”, il cui convegno conclusivo si è svolto da pochi giorni a Bologna, ha fatto luce su molti dei fattori che minacciano le api in Italia e ha messo in piedi un attivo sistema di monitoraggio biologico per meglio comprendere quanto sta accadendo nei nostri ecosistemi agli insetti impollinatori per eccellenza.
APENET è un progetto finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali e affidato al CRA, che ha coinvolto e messo in rete numerosi enti di ricerca, coordinati dall’Unità di ricerca in apicoltura e bachicoltura (CRA-API) con sede a Bologna. APENET si è concluso ufficialmente a settembre 2011 e ha consentito di affermare che l’ape, in Italia, è minacciata da molti fattori di stress di tipo biotico ed abiotico che possono agire anche in sinergia, provocando talvolta mortalità di tipo acuto, talvolta intossicazioni subletali oppure interferendo col sistema immunitario degli insetti, facilitando così l’insorgenza di quadri patologici complessi.
I principali fattori di minaccia sembrano essere l’uso degli agrofarmaci nelle pratiche agricole, le pratiche indotte dalle monocolture, i mutamenti del clima, i parassiti e patogeni. Alcuni di questi fattori possono agire insieme e moltiplicare il loro effetto in maniera sorprendente. APENET infatti ha valutato che i neonicotinoidi – prodotti neurotossici usati per la concia dei semi di mais e accusati a livello internazionale di essere la principale causa di morie di api, tanto da essere stati banditi in Italia – nonostante l’apparente poca mobilità (sono infatti adesi alla superficie dei semi), durante la semina vengono dispersi in una nube tossica in grado di entrare in contatto con le api.
Anche nei casi in cui non causano direttamente la morte degli insetti, possono agire in maniera più subdola, influenzando negativamente le loro capacità di memoria a breve termine e di orientamento nell’ambiente. E’ emerso inoltre che una dieta proteica a base di polline di mais rende le api più suscettibili all’effetto degli agrofarmaci.
Sul versante parassiti, è stato dimostrato che elevati livelli di infestazione dell’acaro varroa determina, oltre a danni diretti, anche danni indiretti a carico del sistema immunitario dell’ape: a fine stagione, virus potenzialmente letali possono propagarsi nella colonia inducendo il collasso. Il possibile effetto di svariati agenti di stress su alcuni geni del sistema immunitario identificati nella ricerca, potrebbe essere responsabile di incontrollate proliferazioni di virus associati in modo asintomatico alle api, con ovvie conseguenze sulla stabilità e sopravvivenza delle colonie.
APENET, inoltre, è andato anche a vedere cosa succede in campo, dandoci una fotografia dettagliata dello stato di salute delle api nel nostro Paese. Insieme alle Regioni infatti, ha creato una rete di monitoraggio nazionale, costituita da 28 centraline biologiche, formate da alcune decine di alveari ciascuna, per un totale di 1350 alveari distribuiti sul territorio. La rete è stata in grado di vedere “in diretta” cosa accadeva: ha permesso di realizzare un’indagine sistematica dell’andamento e sulla distribuzione geografica delle malattie conosciute e dell’insorgenza delle nuove; ha monitorato la presenza di residui di pesticidi; è riuscita a fotografare le mortalità degli alveari e a creare un database sullo sviluppo degli alveari e il loro stato sanitario in Italia.
Il successo di questo sistema di controllo è stato tale che la rete è stata da poco ristrutturata e ampliata con il finanziamento del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
Una sintesi dei risultati del progetto si trova sul sito del CRA alla pagina web: www.reterurale.it/apenet
25 marzo 2012