a cura di Beatrice Montini. L’inizio e la fine della parola vegetarian (vegetariano). Nacque così, il 1 novembre 1944, il termine vegan: quando gli attivisti animalisti Donald Watson e Elsie Shrigley crearono la Vegan Society britannica dopo la scissione dalla Vegetarian Society (la più antica organizzazione vegetariana al mondo, fondata nel 1847 nel Kent) per le differenti posizioni sul tema dello sfruttamento animale nella produzione di latticini.
Perciò il 1 novembre si celebra nel mondo il World Vegan Day, per far conoscere le motivazioni di questa scelta. Cosa significa essere o vivere vegan? Si tratta di uno stile di vita (o una filosofia di vita) in cui si rifiuta — per quanto possibile e praticabile nella nostra società — ogni forma di sfruttamento, sofferenza e morte degli animali: nell’alimentazione, nell’abbigliamento, nei cosmetici, negli spettacoli, nel tempo libero. La dieta vegan è totalmente vegetale: no a carne, pesce, uova, latticini e anche al miele. Sì invece a legumi, cereali, semi oleosi (noci, mandorle, arachidi), frutta, verdura. Riguardo agli abiti, non sono vegan lana, seta, pelle, pellicce, piumini. Le opzioni vegetali sono cotone, canapa, lino. Ma anche capi sintetici (preferibilmente ecologici) come la ecopelle per le scarpe o nylon e simili per i capi più pesanti. Rispetto allo svago, scegliere di rispettare gli animali significa non andare a circhi, zoo, delfinari ma anche — ad esempio — non andare a cavallo o fare un giro su un elefante in Thailandia. Ma la scelta vegan non è una religione e ognuno la pratica in libertà. La nazione con più vegani (e vegetariani) al mondo è l’India (in tutto il 30%). In Italia i vegani sono lo 0,9%.
La convinta. «Filosofia di vita: scelte etiche e più equilibrio»
Daniela Poggi, 62 anni, attrice e conduttrice tv, è nata a Savona, vive a Roma ed è vegana.
Da quanto e perché è diventata vegana?
«Sono diventata vegetariana 30 anni fa per un processo etico e di affezione verso gli animali. Non solo cani e gatti ma tutti gli animali: mucche, agnelli, galline. Non potevo nutrirmi di morte e sofferenza. Penso non ci sia differenza tra individuo umano, animale e vegetale. Dalla formica, al ragno ai grandi animali, facciamo tutti parte della stessa vita e meritiamo rispetto. Diventare vegan è stato naturale e progressivo. La mia alimentazione ora è totalmente vegetale e prevalentemente crudista».
Che cosa apprezza di più?
«Essere vegan è una filosofia di vita. Ti permette di riappropriarti del rapporto con gli altri, umani e non, di sentirti tutt’uno con la natura. Aiuta a stare in armonia, a raggiungere più equilibrio con se stessi, a rispettarsi, a scegliere tutto ciò che fai. Dalle parole che usi, ai vestiti e ovviamente al cibo: scelgo alimenti bio, leggo le etichette, mi informo. Se dovessi dare una definizione direi che essere vegan è riappropriarsi del tempo e di se stessi».
Nel mondo dello spettacolo come viene vissuta questa scelta?
«I vegani sono pochi, ci sono un po’ più vegetariani ma la maggioranza sono carnivori. La cosa più pesante, dopo un po’, è che diventi una specie di animale da studio. Ti osservano in maniera strana mentre mangi le lenticchie e loro si abbuffano di porchetta. Ti sommergono di domande come se fossi un alieno. Ma è importante non essere aggressivi, far sembrare agli altri che ti consideri superiore. Quello che non amo, in alcuni vegani, sono gli estremismi, le aggressioni verbali, le intolleranze. Bisogna sempre parlare con mitezza. Perché questa scelta è, prima di tutto, una scelta di pace».
Il pentito «Ero sempre molto stanco: ho cambiato cibi»
Francesco Antonino, 38 anni, architetto, nato a Bari, vive a Firenze e non è più vegano.
Quando è diventato vegano e perché?
«Nel 2008-2009. Inizialmente ho eliminato carne, pesce, uova e latticini per problemi di intolleranze e disturbi alimentari vari. Poi col tempo ho avuto modo di approfondire anche altri aspetti legati a questa scelta. Quello etico, di rispetto verso gli animali, e quello dell’impatto ambientale degli allevamenti intensivi e dell’alimentazione onnivora».
Poi però è accaduto qualcosa. Adesso non è più vegano…
«Nel 2015 ho iniziato a sentirmi stanco. Mi sono fatto le analisi del sangue e ho scoperto che avevo delle carenze di vitamina B12 e di vitamina D. Così ho deciso di ricominciare a mangiare formaggi e uova. Adesso sono vegetariano: continuo a non mangiare carne e pesce».
Ha avuto delle difficoltà con la scelta vegan?
«Per motivi di lavoro viaggio molto, anche all’estero, e mi capita spesso di mangiare tardi, fuori orario o anche di saltare i pasti. Credo che sia stato per questo che non riuscivo ad avere una dieta equilibrata. Non credo che in generale l’alimentazione vegan provochi carenze ma nel mio caso era diventato troppo complicato».
Pensa di rimanere vegetariano?
«Per il momento è così. Poi, chissà, non escludo nel futuro di tornare a un’alimentazione totalmente vegetale. Magari quando riuscirò ad avere uno stile meno frenetico in cui potrò permettermi di selezionare e curare maggiormente quello che mangio».
Ma la scelta vegetariana rispetto a quella vegana ha degli aspetti positivi in più?
«Sicuramente il gusto ne guadagna… Però credo che le motivazioni di chi fa questa scelta siano importanti e le rispetto molto».
Il Corriere della Sera – 2 novembre 2016