La parola, adesso, spetta a Luca Zaia. Il governatore del Veneto consegnerà o no a Luis Durnwalder i Comuni di Cortina, Pieve di Livinallongo e Colle Santa Lucia? «Lo ribadisco: democrazia significa rispettare la volontà del popolo e quando una comunità sceglie di cambiare io sarò il primo a rispettare tale scelta».
Controsfida, dunque, del presidente della Regione al Landeshauptmann di Bolzano: sia lui, ovvero il suo consiglio provinciale a dire di sì alla richiesta di annessione dei tre comuni ladini. E anche il Veneto, con il Consiglio regionale, farà la sua parte. Ma Durny, fra qualche mese, non sarà più presidente. E, nel Veneto, i sogni friulani di Sappada e Cinto Caomaggiore si esauriranno con la fine della legislatura.
Ecco che Zaia ha buon gioco a rilanciare la palla. «L’attrazione che queste realtà subiscono dalle regioni confinanti, così come è avvenuto per Cinto Caomaggiore e Lamon, non è dettata dal fatto di non sentirsi veneti, bensì dalle condizioni di privilegio di cui quelle aree godono. E la causa di tutto ciò è Roma, è lo Stato italiano che ha permesso nel corso degli anni il consolidarsi di situazioni sperequative tra le Regioni a statuto speciale e quelle a statuto ordinario». Neppure sul fondo Brancher il presidente Zaia vuole rompere con Durnwalder. «Lui ha buone ragione per insistere sui sette Comuni del suo confine, ma deve riconoscere – conclude il governatore – che io ho le mie buone ragioni di far valere gli interessi di tutti i comuni di confine della Regione».
Più duro il capogruppo regionale del Pdl, Dario Bond, che addirittura chiama alle armi i colleghi della Lombardia: «L’arroganza di Durnwalder è diventata impudenza. Mi auguro che il Governo non indietreggi di un passo e che la politica veneta e dei territori confinanti con il Trentino-Alto Adige sappia fare squadra e respingere questo nuovo attacco di chi è ingrassato sulle spalle degli altri».
Il Mattino di Padova – 17 agosto 2012