Il Corriere del Veneto. «Non lasciateci soli ad affrontare anche questo problema». Lo chiedono i sindaci e l’Associazione nazionale Comuni italiani del Veneto fa suo l’appello: «Non si scarichi sui primi cittadini la gestione delle proteste no pass-no vax, Roma intervenga su una questione che sta mettendoci al centro di fuochi incrociati», dice Mario Conte, presidente Anci e sindaco di Treviso.
Una richiesta, quella di un maggior decisionismo della Capitale, che in ormai quasi due anni di pandemia è diventato un mantra dei sindaci ma che oggi si sta trasformando in un’urgenza cui il ministero dell’Interno parrebbe intenzionato a fornire soluzioni concrete o quantomeno risposte. Anche perché ora protesta anche la polizia: ieri a Padova il sit-in del reparto Mobile contro la mole di lavoro tra manifestazioni no-pass (con trasferte a Trieste e Roma) e ordinario ordine pubblico. Dopo le ultime manifestazioni di Milano e Trieste (dove il sindaco Roberto Dipiazza aveva emesso un’ordinanza di stop alle proteste no pass) e dopo l’annuncio di Padova di voler introdurre il divieto di corteo in movimento, pur concedendo il sit-in, i Comuni si sono fermati — Palazzo Moroni ha congelato per 24 ore il provvedimento e oggi nella città del Santo sfileranno per la ventesima volta i contrari al certificato verde — nella speranza che gli appelli non restino lettera morta.
«Il problema è la ripetitività di queste manifestazioni che finiscono per tenere i centri sotto scacco — dice Conte — e noi, appunto, siamo tra una serie infinita di fuochi: c’è chi sostiene che vietiamo il diritto a manifestare, chi dice che dovremmo impedire i cortei, chi ancora ci tira la giacca perché vuole lavorare. E tutto scordandosi che autorizzare o meno le manifestazioni non è competenza dei sindaci». In questo scenario potenzialmente esplosivo, a Padova gli esercenti del centro sono saliti sulle barricate contro i no pass. A Vicenza, campo Marzo è diventata la «casa» degli attivisti anti-certificato e contro gli assembramenti senza mascherina il sindaco Francesco Rucco ha ventilato l’ipotesi di introdurne l’obbligo. In vista dei mercatini di Natale, ha anche chiesto alla prefettura di spostare altrove i no pass. Da Bassano, la sindaca Elena Pavan ha interpellato la prefettura per capire come muoversi: per sabato è stata presentata richiesta di manifestare. «Probabilmente ci sarà un vertice — dice —. Ho chiesto sia presente l’Usl». Il numero di contagi in salita (sempre che prima non intervenga Roma) potrebbe fornire l’escamotage per dire no ai cortei in una regione dove i contagi sono in risalita. E, ne è certo il sindaco di Padova Sergio Giordani, circolazione del virus e proteste vanno a braccetto: «Una conseguenza logica, sono iniziative con migliaia di persone, molte non vaccinate e senza mascherina».
«Il compromesso — suggerisce Conte — è delocalizzarli come ho fatto a Treviso: in piazza dei Signori non manifesta nessuno, vanno nei parchi o sulle mura». Conte non nasconde di aver pensato a un’ordinanza «come sta ipotizzando qualche collega» (Padova dopo il Comitato per l’ordine pubblico di domani imporrà sit-in con mascherina e sanzioni amministrative e penali per i trasgressori) ma la soluzione dello zoning ha ridotto al minimo i disagi: «Finché funziona…», conclude. In effetti, dove i no pass-no vax si sono tenuti a distanza (anche minima) dalle zone di shopping e aperitivo, di proteste non ce ne sono state. Come a Verona: «I manifestanti stanno in piazza Bra, il lavoro di mediazione delle forze dell’ordine ha dato buoni frutti: non valutiamo ulteriori azioni», spiega il prefetto Donato Cafagna. Roma potrebbe spostare la strada della «delocalizzazione» ma, alla padovana, ossia imponendo proteste statiche. Almeno è quanto sperano i sindaci.